Di qualche giorno fa l’ultima notizia di incidente mortale in un cantiere di Fincantieri a Monfalcone, di un giovane operaio che lavorava per una ditta in appalto. Con conseguente sciopero dei colleghi e di altri lavoratori.

Dall’inizio dell’anno gli incidenti che hanno coinvolto lavoratori hanno registrato un aumento rispetto al 2017. L’ultimo bollettino dell’INAIL tiene in considerazione il primo trimestre (gennaio-marzo 2018), attesta le denunce per infortunio con esito mortale a 212. L’11,58% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Per questo è di profonda attualità La classe operaia va in paradiso, spettacolo andato in scena giovedì e venerdì al Teatro Verdi di Pordenone.

In tanti ricorderanno il film di Elio Petri del 1971 scritto con Ugo Pirro, film tra l’altro vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes del 1972.

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Da lì prende il via lo spettacolo per la regia di Claudio Longhi da un adattamento drammaturgico di Paolo Di Paolo e con protagonista, tra gli altri, Lino Guanciale nei panni che nel film furono di Gian Maria Volontè.

La forza di questa messa in scena – oltre all’attualità del tema- è la sperimentazione.

Per portare sulla scena La classe operaia va in paradiso bisognava partire da qui. Da un ideale squarcio sullo schermo: per vedere che cosa ci fosse di là dalla storia raccontata, e anche prima, e accanto, e intorno.

“Solo smontando il film, rovesciando la sabbia del tempo nei suoi ingranaggi narratici, avremmo potuto sentire lo stridio che fanno due epoche diverse messe a contatto”, continua Paolo Di Paolo

Teatro politico e sperimentazione

Questo adattamento è un progetto basato sulla sperimentazione, ma una sperimentazione fatta bene.

Non era facile non cadere nella (brutta) copia del film, che tratta tematiche sul lavoro forti; ma tutto il gruppo creativo, Paolo di Paolo nell’adattamento in primis, riescono a regalare al pubblico un prodotto nuovo.

Abbattimento della quarta parete e mescolanza di linguaggi narrativi: prosa, videoproiezioni e momenti musicali (rigorosamente dal vivo) mescolati che coinvolgono la platea.

 

Per una volta siamo partiti dalla platea. Dalla platea del film- ieri e oggi. Dalla platea del nostro lavoro teatrale. I ricordi, i legami. Le domande. I dubbi.

Interessante anche l’idea di far ruotare tutta la scena su un nastro trasportatore di una fabbrica che scorre sul palco con lo scorrere della vicenda.

Il progetto nasce da un’idea di Lino Guanciale al gruppo di lavoro teatrale di cui fa parte ormai da anni.

Foto Giuseppe Distefano
Lino Guanciale è Lulù Massa

Protagonista assoluto, ma anche relativo, perché circondato da un cast di primo livello, è proprio lui.

Guanciale è Lulù Massa, raccogliendo l’eredità di Volontè non rendendone una caricatura ma creando un personaggio nuovo.

Una ‘macchina da guerra’ che però, dopo un incidente sul lavoro, dovrà scendere a compromessi con i mutamenti storici e lavorativi che lo circondano.

Vedevo in quelle immagini (del film, ndr) una profezia, una rappresentazione eloquente del destino attuale del nostro paese, la capacità di tradurre in una sequenza di fotogrammi un’idea: l’alienazione è il futuro prossimo di ognuno di noi, sfruttato o sfruttatore che sia.

Ha dichiarato Lino Guanciale.

 

 

Tutte le foto di scena sono di Giuseppe Distefano

 

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