I musei, le istituzioni culturali e gli artisti in tutto il mondo non sono rimasti in silenzio dopo le azioni di guerra russe verso l’Ucraina.

Su Instagram, Facebook e Twitter si susseguono non solo dichiarazioni e prese di posizione ma anche richieste di partecipazione a raccolte fondi a favore della popolazione ucraina. La cultura si è esposta, e continuerà a farlo, in quanto valore che unisce il mondo.

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I musei, in particolare, hanno il dovere di farlo in quanto luoghi di educazione e importanti attori che instaurano politiche culturali volte alla cooperazione tra i popoli: promuovono la conoscenza e il pensiero critico anche, e soprattutto, verso culture e idee diverse dalle proprie per una convivenza civile e pacifica. 

Questo articolo raccoglie solo alcune delle tante iniziative che si stanno susseguendo giorno dopo giorno e che, speriamo, continuino in tutto il mondo, con il fine di smuovere le coscienze dell’opinione pubblica sulla guerra e la tragica situazione ucraina.

In Italia

Il Ministero della Cultura promuove la campagna digitale dal titolo “la cultura unisce il mondo” che coinvolge musei, biblioteche, archivi e istituti culturali statali, e vuole ricordare come l’Italia ripudi la guerra ed esprimere la piena e incondizionata solidarietà all’Ucraina.

Con gli hashtag #cultureunitestheworld e #museumsagainstwar il sistema museale nazionale e la rete degli archivi e delle biblioteche stanno condividendo immagini significative riguardanti il dolore e la sofferenza della guerra o, al contrario, l’armonia e la prosperità del tempo di pace. La campagna, che sta montando ora dopo ora, è iniziata con l’illuminazione con i colori della bandiera dell’Ucraina del Colosseo, seguita da altri luoghi come il tempio di Nettuno al Parco archeologico di Paestum.

Tra i musei statali italiani si è distinta l’accorata dichiarazione di James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera a favore dei bambini ucraini: “PER I BAMBINI DELL’UCRAINA. Stamattina, 24 febbraio 2022 è iniziata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con l’inevitabile conseguenza che nelle prossime settimane e forse mesi, centinaia di migliaia di bambini correranno grandi rischi. Noi stiamo con quei bambini. Come istituzione culturale, rendiamo disponibile online la nostra collezione di libri per bambini in ucraino, nella speranza che possano essere letti ai più piccoli spaventati e rifugiati in casa o sottoterra. La voce umana e il sapere possono essere d’aiuto e dare conforto. Tutti noi, insieme ai bambini, dobbiamo alzare la voce e gridare: Basta con la guerra!”

A Roma il MAXXI ha deciso di devolvere tutti gli incassi dei giorni di domenica 27 febbraio e domenica 6 marzo al fondo costituito da UNHCR Italia – Agenzia ONU per i Rifugiati, UNICEF Italia e Croce Rossa Italiana.

Le parole dell’ICOM

L’ICOM (International council of museums, la principale organizzazione internazionale non governativa che rappresenta i musei e i suoi professionisti) ha rilasciato una dichiarazione sull’invasione russa in Ucraina:

ICOM condanna fermamente questa violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina. (…) Questo conflitto è già profondamente angosciante e rischia di provocare un’inaccettabile perdita di vite umane, pertanto l’ICOM chiede un rapido cessate il fuoco, una mediazione immediata tra i belligeranti e sforzi coordinati per garantire la sicurezza del museo personale e proteggere il patrimonio culturale.

In tempi di conflitto e di incertezza come questi, l’ICOM deve anche esprimere la sua profonda preoccupazione per le implicazioni che questa incertezza avrà sulla sicurezza dei membri dell’ICOM, del personale dei musei e del patrimonio culturale in Ucraina. (…) Inoltre, ICOM invita i membri della società civile a rivolgersi ai loro musei locali per assisterli, se possibile, con i modi e i mezzi per proteggere i loro edifici e collezioni. In quanto importanti centri di educazione, studio e divertimento nelle comunità locali, è importante che i musei – punti di riferimento cruciali per le comunità locali – siano supportati.”

Gli artisti russi

Alla prossima Biennale d’arte di Venezia, la cui apertura è prevista per aprile, non parteciperà il Padiglione Russo: i due artisti Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov e il curatore Raimundas Malašauskas si sono ritirati per protesta, e il loro progetto non verrà sostituito. “Non c’è posto per l’arte quando civili muoiono sotto il fuoco dei missili, quando i cittadini dell’Ucraina si nascondono nei rifugi e quando chi protesta in Russia viene ridotto al silenzio”, hanno scritto in una nota gli artisti.

Dichiarazioni che non sono arrivate, invece, dal direttore d’orchestra russo Valery Gergiev, al Teatro alla Scala per dirigere la La dama di picche di Cajkovskij. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha chiesto al direttore di prendere una posizione precisa contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, cosa che non è avvenuta e la Scala potrebbe essere pronta a “interrompere la collaborazione” con l’artista, sempre considerato in buoni rapporti con Putin. Comportamento completamente diverso ha avuto, invece, il direttore musicale della Filarmonica di Praga, il russo Semyon Bychkov, che ha dichiarato: “Non possiamo restare in silenzio guardando la storia che si ripete come nel 1956, 1968 e oltre. I portatori di morte e distruzione devono essere considerati responsabili e respinti“.

La situazione negli istituti culturali russi

Il Museo Pushkin di Mosca ha deciso di “unirsi ai suoi colleghi del Teatro di Mosca di Oleg Tabakov e del Parco Zaryadye e trasferire tutti i proventi del Defender of the Fatherland Day al fondo per aiutare i rifugiati della DPR e della LPR.”

Elena Kovalskaya, docente e direttrice russa, a capo del teatro statale Vsevolod Meyerhold di Mosca, ha dato le dimissioni in segno di protesta contro l’invasione in Ucraina. Mentre, dal teatro Majakovskij di Mosca la direzione proibisce ai suoi attori di esprimere “QUALSIASI commento” sull’invasione.

Il Garage Museum di Mosca, museo di arte contemporanea nel cuore di Gorky Park, chiude fino alla fine della “tragedia umana e politica” dell’invasione e dichiara che non possono “sostenere l’illusione della normalità quando si verificano tali eventi. Garage è da sempre un’istituzione internazionale aperta a una pluralità di voci. Siamo categoricamente contrari a tutte le azioni che seminano divisione e creano isolamento. Ci consideriamo parte di un mondo più ampio non diviso dalla guerra“.

L’artista islandese Ragnar Kjartansson ha deciso di chiudere in anticipo la sua mostra Santa Barbara – A Living Sculpture, allestito al GES-2 House of Culture, che doveva durare fino al 13 marzo. Secondo Kjartansson “non è possibile tenere in piedi una mostra di fronte a un orrore del genere“, ha detto alla rete islandese Ríkisútvarpið, durante la cui intervista ha definito la Russia uno “stato fascista”.

La voce degli artisti

Hanno espresso la loro indignazione artisti come Jorit – artista napoletano già noto per i suoi interventi in luoghi afflitti dalle violenze come la Palestina – e Marina Abramovich, che sulla sua pelle ha provato i sentimenti della guerra, quella dell’ex Jugoslavia, ha preso le difese dell’Ucraina dichiarando come “un attacco all’Ucraina sia un attacco a tutti noi, a tutta l’umanità. Deve essere fermato”.

in aggiornamento

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