In scena fino al 25 marzo al Teatro Nuovo di Milano, l’edizione italiana dell’allestimento parigino della commedia musicale prodotta da Lorenzo Vitali, con protagonista la famiglia più dark del secolo scorso.

Le luci in sala si spengono, parte il celebre tema principale della Famiglia Addams e all’ormai noto schiocco di dita, il pubblico sostituisce un fragoroso battimani. Dal sipario sbuca Mano, che, con una bacchetta da direttore d’orchestra, dirige l’entusiasmo iniziale del pubblico. Al resto penseranno le basi, niente orchestra dal vivo, questa, volta, ma la direzione musicale è ancora affidata all’esperienza di Angelo Racz.

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Non è la prima volta che lo spettacolo viene rappresentato in versione italiana: nella stagione 2014/2015 lo show era già stato diretto da Giorgio Gallione, con Elio e Geppi Cucciari come protagonisti. In quel caso, si è trattato di un allestimento ben confezionato, ma poco convincente a livello drammaturgico e interpretativo.

Questa volta, invece, il regista Claudio Insegno è riuscito nell’intento di rendere divertente (senza strafare) uno spettacolo che, già sulla carta, non risulta così eccezionale, nonostante il libretto sia firmato da Marshall Brickman e Rick Elice, gli stessi autori di un successo come Jersey Boys: va precisato, comunque, che lo spettacolo racconta una storia inedita, che nulla ha a che vedere con gli adattamenti cinematografici o televisivi precedenti.

Dietro le quinte

Le liriche delle canzoni – tradotte con la collaborazione di Nino Pratticò – grazie all’impronta irriverente del regista (nel testo sono numerose le citazioni di altri musical, attualmente di forte richiamo in Italia, da Spamalot a Mary Poppins, ndr) si adattano comodamente allo humour nero, che caratterizza dagli anni Trenta i personaggi della famiglia creata da Charles Addams (anche se qualche rima “all’italiana” in più gioverebbe sicuramente alla musicalità di alcuni versi, ndr).

Le musiche di Andrew Lippa – per la maggior parte – non sono motivi che entrano subito in testa, ma sono comunque gradevoli da ascoltare.

Le scene di Max Merenda non sono così imponenti e austere come vorrebbe far intuire allo spettatore la presenza sul palco della fatiscente villa degli Addams (con annesso cimitero, nel bel mezzo di Central Park… e mai si è capito il motivo della scelta di questa ambientazione, ndr); ma comunque, tale impostazione scenica produce il suo effetto, anche nel caso in cui sono gli stessi attori a portare sul palcoscenico gli arredi più curiosi e adeguati all’atmosfera dello spettacolo (la sedia delle torture, la bara nella quale dorme Pugsley…).

I costumi e il disegno luci rendono questo insolitamente colorato e caleidoscopico, bilanciandosi in maniera ottimale con la componente dark, rappresentata soprattutto dall’ensemble: tutti performer-zombie preparati e molto reattivi, resi protagonisti delle divertenti controscene al ritmo delle movimentate coreografie di Valeriano Longoni.

Sul palco
I coniugi Addams

Il cast dello spettacolo si rivela una conferma, a livello di qualità artistica. Protagonista, nei panni, un po’ forzatamente spagnoleggianti di Gomez, Gabriele Cirilli, un bravo attore (con una voce non sorprendente, ma piuttosto aderente al registro tenorile) che si dimostra all’altezza della situazione: credibile nel ruolo di padre preoccupato, un po’ meno come marito devoto della gelida Morticia. E Jacqueline Ferry di freddo ha solo un’adeguata apparenza: in questo caustico personaggio, la performer trasferisce calore, sicurezza, mistero e fascino

Pugsley, Mercoledì e Lucas Beineke

Grazie all’indiscutibile espressività della propria mimica facciale e alla propensione comica Alfredo Simeone rende scenicamente al meglio il personaggio di Pugsley, un preadolescente geloso e dal temperamento goliardicamente sottomesso.
Lucia Blanco, effervescente ed esplosiva quanto un vulcano, interpreta con una buona dose di autoironia, Mercoledì, un’adolescente alle prese con la sua prima storia d’amore “normale”, che non vuole tuttavia rinnegare la propria natura dark.
Accanto a lei, Luigi Fiorenti è Lucas Beineke, un giovanotto pieno di insicurezze che riesce comunque a tenere testa al temperamento particolare della sua dolce metà (e di tutti gli adulti che li circondano) in un graduale e divertente percorso di positiva devianza.

Zio Fester

Nei panni dello Zio Fester, calvo, grasso e dalla sensibilità non definita, Umberto Noto è un ottimo “cicerone” all’interno della storia. Molto apprezzati i suoi dialoghi a scena aperta (e a senso unico) con il pubblico, ma soprattutto la sua interpretazione nel brano in cui dichiara amore eterno alla luna è davvero emozionante.

La Nonna, Lurch e Malcolm Beineke

Annamaria Schiattarella è una Nonna Adams irriverente e saggia. Giovanna D’Angi, nel ruolo di Alice Beineke conferma il proprio talento vocale e interpretativo, ma soprattutto un indiscutibile sex-appeal, quando, alla fine del primo atto, emerge il lato dark del suo personaggio.
Andrea Spina (Malcolm Beineke) e Filippo Musenga (Lurch) sono gli unici due interpreti di questo cast ad aver lavorato anche nella precedente edizione ed entrambi hanno mantenuto i punti di forza dei rispettivi personaggi: buona padronanza dei tempi comici e una giusta dose di autoironia.

Inoltre, Musenga/Lurch continua a lasciare il segno, con la sua vocalità avvolgente, dovuta alla profonda estensione da basso.

Repliche fino al 25 marzo a Milano e da gennaio 2019 in tour.
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