Un’occasione rara, quella di rivedere La governante di Vitaliano Brancati in scena ancora una volta. Dopo Anna Proclemer, creatrice e destinataria del ruolo di Caterina Leher, anche Carla Gravina, Paola Pitagora e Andrea Johnasson si sono misurate con questa donna rigida e gravida di conflitti che semina disperazione nella vita della famiglia Platania.

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Ora è il turno di Ornella Muti che, pur non essendo una consumata attrice di teatro, regge il peso di un impegno più emotivo che scenico. Il testo, infatti, non è denso di azione, bensì di riflessioni e considerazioni aforismatiche, sullo sfondo di una immobilità emotiva e sensuale, che nasconde in superficie tutti i vizi e le storture di un’Italia post fascista vittima della censura, del bigottismo e delle tradizioni più ingiuste. Sul mondo decadente della famiglia Platania, capeggiata alla meglio dall’aziano e simpatico Leopoldo, piomba improvvisa una governante francese, calvinista per giunta e, come si capirà in seguito, turbata dalla sua colpevole omosessualità.

Nella sua severità, Caterina non è priva di un certo fascino maturo e profondo di donna non soggetta alle leggi patriarcali da cui nessuno è svincolato. E tuttavia nel fondo dell’animo non è così libera come sembrerebbe, è invece una donna turbata da conflitti e sensi di colpa. Chi ne sconterà le conseguenze sarà Jana, la giovane cameriera, che accusata ingiustamente della sua “colpa” (secondo un cliché drammaturgico assai diffuso all’epoca, specchio della società che si tentava di frantumare) ne diviene l’ennesima vittima innocente.

La governante – Foto di scena

La morale familiare si macchia allora di una seconda morte, eco di quella di Agatina, giovane figlia dei Platania, allora accusata di eccessi sessuali, e infine di quella catartica di Caterina.

Scritta nel 1954, la Governante ha dovuto attendere il 1963 per andare in scena per la prima volta a Parigi. Per poterla presentare in Italia, c’è voluta l’abolizione della censura. In verità il tema omosessuale, che tanto scandalizzava allora, non è che uno dei temi dell’opera in cui più forte è il senso di colpa e di responsabilità e la messa alla berlina delle convinzioni borghesi pseudo progressiste, criticabili tanto quanto il conservatorismo tradizionalista.

In questa versione la regia di Guglielmo Ferro non esalta l’azione, ma si limita a posizionare i personaggi nello spazio, senza creare interazione reale fra loro. Ne escono momenti più o meno felici, alcuni squisitamente pittorici altri essenzialmente inconsistenti. La differenza è nelle mani dell’interprete, così mentre Enrico Guarnieri tratteggia con maestria il capofamiglia dei Platania, scandendo i tempi comici e quelli drammatici con naturalezza, Ornella Muti resta più isolata da tutti (effetto forse voluto) e riesce solo con la forza della sua voce a trasmettere il dolore e il tormento della protagonista.

Accanto a loro spiccano Rosario Minardi nei panni dell’intellettuale viscido e per nulla simpatico, Caterina Milicchio davvero intensa nella sua scena di disperazione e Turi Giordano, caratterista perfetto. Stupisce di Naike Rivelli la somiglianza con la madre, che ne sottolinea involontariamente nella pièce l’aspetto quasi narcisistico e riflessivo della condizione omosessuale, mentre meno interessanti nella definizione dei caratteri appaiono Nadia De Luca e Rosario Marco Amato.

Le sontuose scene di Salvo Manciagli sembrano però una cattedrale nel deserto, non essendo abitate dagli attori, ma solo cornice, mentre suscitano interesse le cupe musiche di Massimiliano Pace, un commento realistico ai turbamenti indicibili.

La governante – Foto di scena

5.17 marzo

Teatro  ABC Catania / Teatro Arte

Produzione Corte Arcana/Isola Trovata

ORNELLA MUTI

ENRICO GUARNERI

LA GOVERNANTE

di Vitaliano Brancati

regia Guglielmo Ferro

e con Rosario Minardi  Nadia De Luca   Rosario Marco Amato

Caterina Milicchio   Turi Giordano   Naike Rivelli

scene Salvo Manciagli

costumi Dora Argento

musiche Massimiliano Pace

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