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Con las palabras se dicen cosas humanas; con la música se expresa eso que nadie conoce ni lo puede definir, pero que en todos existen mayor o menor fuerza. La música es el arte por naturaleza. Podría decirse que es el campo eterno de las ideas” (Federico García Lorca )”

 

In Italia è conosciuto soprattutto come poeta ed autore teatrale, in realtà prima di tutto ciò Federico García Lorca fu un musicista.

Un momento chiave per la vita musicale di Federico fu l’incontro con Manuel de Falla, avvenuto nel 1920. Più grande di lui di oltre vent’anni, Falla fu più che un Maestro: Lorca lo considera come il suo faro (lo definisce “un santo” e “un mistico”).

FGL_01Fu il Concurso del Cante Jondo, organizzato insieme a Falla nel 1922, a sancire indissolubilmente il legame tra la poesia di García Lorca e l’immaginario del cante jondo di cui la musica e i simboli rappresentano il fulcro. Da questo momento in poi i contenuti delle sue raccolte poetiche saranno sempre polarizzati su quel mondo, così come le sue poesie saranno sempre anche delle canciones. Da questo momento tutta la produzione di Lorca sarà orientata verso questo ideale poetico.

Questa premessa era doverosa per introdurre lo spettacolo “Caudros Flamencos de Garcia Lorca” andato in scena dal 27 al 30 Settembre al Teatro Arcobaleno di Roma.

Dopo aver vinto prestigiosi premi internazionali, lo spettacolo è approdato finalmente in Italia grazie alla Compagnia del Teatro di Valencia.

In scena tre ballerini (Naiara Nùnez, Isaac Barbero e José Manuel Alvarez), una cantante (Mariola Membrives) e due musicisti (Juan Carlos Gomnez e Pablo Gomez) oltre all’attrice, e co autrice, Maite Gil.

La scena si presenta spoglia, solo 3 sedie in fondo a sinistra per ospitare i musici e la cantante. Le scenografie sono proiettate sul fondo per lasciare il palco libero per le esibizioni dei ballerini.

Ma per farci raccontare un po’ di più dello spettacolo abbiamo intervistato Maite Gil e Sofia Grande, le autrici e direttrici.

Come nasce l’idea di uno spettacolo su Garcia lorca, il flamenco il “cante jondo”, tutto insieme?

 M : Erano molti anni che Sofia Grande ed io avevamo in mente di fare uno spettacolo su Garcia Lorca. Io sono un’attrice e avevo rappresentato molti spettacoli di Garcia Lorca e mi è sempre piaciuto molto. Sofia è una studiosa di musica, di ogni genere,e tre anni fa in un viaggio a Granada, entrammo a vedere uno spettacolo di flamenco in un tipico “tablao”,dove c’era una grande fotografia di Garcia Lorca, e ci facemmo fotografare davanti a quella foto.

Quello fu il momento della “gestazione”, iniziammo a studiare gli archivi musicali di Manuel De Falla, quelli di Federico Garcia Lorca, il loro modo di adorare il flamenco.

Garcia Lorca ha composto musiche per il flamenco e  don Manuel De Falla introdusse il flamenco nelle opere e lo fece conoscere a livello mondiale, e quindi approfittando del fatto che sono un’attrice e ho declamato molte volte le opere e i versi di Garcia Lorca, ci siamo dette: “ perché non fare uno spettacolo sul flamenco che era la sua grande passione, attraverso la sua opera poetica e il racconto della sua vita?”. E da qui è iniziato tutto.

 

E noi ascolteremo le 13 canzoni popolari di Garcia Lorca?

 M : No, non ascolterete le 13 canzoni, bensì le canzoni popolari andaluse. Ciò che ascolterete di Garcia Lorca sono le poesie e i poemi. Per poterlo rappresentare, noi abbiamo un contratto con la fondazione degli eredi di Garcia Lorca, però la musica è popolare.

Quindi possiamo parlare di contaminazione, tra qualcosa di molto famoso, come le poesie, e la musica popolare, meno nota?

M: Sì, abbiamo sempre ascoltato i suoi poemi famosi, ma mai “mischiati” in questo modo

In Italia Federico Garcia Lorca è molto conosciuto e si rappresentano abbastanza le sue opere teatrali, qualcuno, soprattutto chi ama il flamenco, conosce le sue canzoni popolari

S: A noi, più che per le sue canzoni popolari, interessava far conoscere Garcia Lorca  come musicista.

Lui oltre che poeta era pianista, adorava il pianoforte e lo aveva studiato da ragazzo a Parigi, e ci interessava l’influenza che aveva avuto per entrambi l’incontro con il compositore Manuel De Falla,che era di Granada ma  aveva vissuto a Parigi molto tempo e fu dove si conobbero. E questo è ciò che raccontiamo nel finale dello spettacolo.

Dal loro incontro iniziò una divulgazione del canto flamenco, che fino ad allora non era esistita. Stava iniziando una contaminazione di altri canti che ricordavano il flamenco ma non lo erano, chiesero aiuto al comune di Granada e ricevettero gli aiuto dell’ambasciata  spagnola a Parigi e in altre città europee e  furono aiutati da artisti come Debussy e Ravel, che erano stati influenzati nelle loro composizioni dalla musica spagnola conosciuta nei loro viaggi in Spagna.

E quando ci fu l’esposizione universale a Parigi nel 1922, furono invitati  per la prima volta musicisti e cantanti di flamenco.  Quello che ci interessava rappresentare era l’importanza che ebbe Garcia Lorca come musicista nel flamenco. E nell’ultimo quadro del nostro spettacolo, c’è tutto il loro amore per il flamenco, affinché non andasse perduta quest’arte tanto difficile, a livello musicale e canoro e addirittura istituirono un concorso di “cante jondo” nel’Alhambra di Granada.

E cosa rappresentano i quattro quadri che danno il titolo allo spettacolo?

 S: Il primo quadro rappresenta la gioventù del poeta.

Lorca voleva studiare musica a Parigi però suo padre non lo ha lasciato e lui é andato a Madrid e, partecipando attivamente alla vita universitaria, ha modo di frequentare salotti intellettuali, dove in quel periodo era facile incontrare artisti e intellettuali come  Luis Buñuel, il poeta Rafael Alberti e Salvador Dalì. E proprio l’incontro con quest’ultimo ha avuto grande importanza nella vita artistica e personale di entrambi.

Nel primo quadro del nostro spettacolo c’è l’incontro tra i due e l’influenza artistica ed emotiva che c’è stata tra loro.  La prima lettura dell’opera teatrale   “Mariana Pineda” di Garcia Lorca, avvenne proprio a casa di Dalì a Cadaques, dove Lorca era ospite un’estate. I due collaboravano molto,mentre uno dipingeva l’altro scriveva e il debutto a Barcellona di “Mariana Pineda” si deve soprattutto a Salvador Dalì, che per lo spettacolo disegnò anche le scene e i costumi. Inoltre non raccontiamo solo la grande importanza della relazione artistica tra i due, ma anche il momento in cui Dalì rinnega e rifiuta Garcia Lorca tacciandolo di antiquato e parte per Parigi, lasciandolo molto solo e disperato.

E il secondo e il terzo quadro?

 S: Il secondo quadro è ispirato al “Romancero gitano” che Garcia Lorca scrisse nel momento in cui fu completamente abbandonatoFGL_02 da Dalì. Il nostro spettacolo ha un senso cronologico: prima l’incontro tra i due, poi Dalì che subisce l’influenza surrealista francese e quindi il rifiuto di qualcosa che ritiene superata. Noi abbiamo scelto il poema “Alla luna” e abbiamo cercato di renderne la drammaticità.

Il terzo quadro invece è totalmente ispirato a Mariana Pineda. Lei è stata una grande eroina della causa liberale spagnola, ma morì cento anni prima della nascita di Lorca,però lui fin dall’infanzia aveva sentito parlare di questa donna e ascoltato le canzoni popolari su di lei, quindi fece una ricerca approfondita sulla sua persona, chi era, dove aveva vissuto, quali erano gli ideali che la muovevano, chi aveva amato, quanto aveva sofferto, le torture  fino alla morte pur di non tradire i propri ideali. E così nacque l’opera teatrale.

E com’è stato per un’attrice lavorare insieme a musicisti e ballerini, al fine di raccontare una stessa storia?

 M: Questa è stata l’idea dalla quale noi siamo partite, un’idea di forza mutua. Abbiamo sempre assistito alle rappresentazioni su Garcia Lorca di puro teatro, mentre noi volevamo parlare di lui attraverso il flamenco, ritrovare quella forza del canto e del ballo che c’è nel flamenco e far sì che si creasse uno scambio continuo di energie. E lavorare con i musicisti e i ballerini è stato meraviglioso.

E qual’è stata la difficoltà maggiore nel mettere in scena uno spettacolo di flamenco per una regista

 S: In questo caso Mati e io siamo state le due registe. La difficoltà maggiore, come in tutti gli spettacoli, è la messa in scena, il dramma, la storia. Hai due elementi in più che sono la musica e la danza, però non è stato più complicato che altre volte. Noi abbiamo già lavorato molte volte insieme e  siamo sempre partite dalla stessa idea di progetto: testo, musica, attori, ballerini, scene luci.  Ci dev’essere tutto, un progetto completo. In questo caso la compagnia è di pochi elementi, ma io ho sempre lavorato così,non conosco un altro modo.

 M: Quello che cercavamo era l’energia, era importante che ce ne fosse molta e che arrivasse al pubblico.

Avete avuto molto successo all’estero e avete vinto un premio a Shangai, come sta andando il vostro spettacolo a Roma? Com’è la reazione del pubblico italiano?

 S: Abbiamo notato che in questo momento in Italia c’è una maggior passione per il Tango che per il Flamenco, però il pubblico che è venuto queste sere a vederci ha partecipato con grande passione allo spettacolo. Abbiamo ricevuto molti applausi durante e alla fine della rappresentazione. Ci hanno detto che Roma è una piazza dove uno spettacolo ha bisogno di tempo, nonostante la pubblicità, stiamo in scena pochi giorni per permettere alla gente di conoscerci.

 Dopo Roma dove continua la tournée?

 S: Dopo Roma saremo in un tournée in Spagna, forse torneremo in Cina dove ci hanno nuovamente invitati e in giro per l’Europa.

 M: Voglio concludere dicendo che lo spettacolo si chiama “Quattro quadri flamenco di Garcia Lorca”, ma lo spettacolo lo abbiamo scritto io e Sofia. Ci tengo perché alcuni pensano che sia il titolo di un’opera di Garcia Lorca ma non è cosi, e a noi è costata tre anni di grande ricerca e lavoro. Noi ammiriamo molto la sua figura e quella di Manuel De Falla e il nostro è un omaggio al flamenco.

 (si ringrazia Daniela Tosco per l’assistenza in lingua spagnola)

 

Alcune immagini dello spettacolo

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