“La sua danza” di Colum McCann
“Poi un giorno lo rivedi e ti sembra di vedere te stesso, vorresti andartene ma non ci riesci, hai i piedi inchiodati a terra, ti sale dentro il calore del giorno, finché lui se ne va e allora ti ritrovi da solo e abbassi gli occhi e all’improvviso capisci quanta parte di te è svanita nel nulla”.
Un contadino russo diventa una leggenda mondiale, un esiliato della guerra fredda, un artista il cui nome è sinonimo di genio, sesso ed eccesso.
La grandiosità della vita di Rudolf Nureyev non è cosa nuova, ma Colum McCann la reinventa in forma di romanzo attraverso gli occhi di chi l’ha conosciuto. Un coro di voci che parlano in prima persona: la famiglia, gli insegnanti, i conoscenti, gli amanti.
Il romanzo “La sua danza” (pubblicato nel 2003 nella collana “Le gaggie” da Marco Tropea Editore del Gruppo editoriale “il Saggiatore S.p.A.”) abbraccia quarant’anni e tanti mondi, dagli orrori di Stalingrado fino alla New York sfrenata degli anni Ottanta, e dietro la figura del danzatore diventano protagoniste di volta in volta le voci narranti.
Rudik ha sei anni quando si esibisce per la prima volta nelle corsie dell’ospedale di Ufa, suscitando l’entusiasmo dei soldati feriti sul fronte russo, che per premio gli regalano zollette di zucchero.
Vent’anni dopo, a Parigi, il pubblico osannante gli lancia sul palcoscenico fiori, lettere d’amore, biancheria intima femminile ma anche bottiglie rotte, per protestare contro il suo tradimento dell’Unione Sovietica.
Una figura grandiosa, quella di Rudolf Nureyev, segnata dall’eccesso e destinata a provocare reazioni contrastanti, estreme.
L’autore del libro (traduzione di Marco Pensante, 345 pagine) Colum McCann reinventa in forma di romanzo una vita che ha la capacità di far ruotare attorno a sé e di riscrivere la storia della seconda metà del Novecento, dalla povertà al lusso, dal comunismo al capitalismo, dall’esilio alla fama.
È una danza che attraversa quarant’anni e tanti mondi: gli orrori della guerra in un piccolo villaggio tartaro, la Leningrado degli anni cinquanta e la scuola di ballo del Kirov, le capitali del jet set europeo degli anni sessanta fino alla New York sfrenata dei decenni successivi.
Non c’è una verità su Rudolf Nureyev, ma un intreccio di storie modulate dalle voci di quelli che lo hanno conosciuto, che sono entrati in contatto con lui e da quel momento sono cambiati per sempre: la prima insegnante di danza, la sorella Tamara, l’amico venezuelano Victor, la cuoca francese, il calzolaio di Londra…
Dietro ogni voce c’è un volto e un destino, ci sono ideali e amori e speranze, e ai personaggi più oscuri si affiancano le personalità celebri, Margot Fonteyn, John Lennon, Mick Jagger, Andy Warhol, Truman Capote, Rock Hudson, John e Jacqueline Kennedy. Per tutti l’incontro con lui è una rivelazione, il suo fuoco riesce ad accendere le loro vite di una luce nuova.
Alternando cori imponenti e intimi monologhi, Colum McCann trova l’equilibrio tra passione e controllo, slancio e misura, in una prosa che testimonia la raggiunta maturità artistica e sembra abitata dallo spirito del suo straordinario protagonista: un genio dall’ego sconfinato, che consuma le persone con la furia e la disperazione con cui distrugge le sue mezze punte, ma è anche capace di affetti profondi e di generosità autentica.
L’autore
L’autore Colum McCann è nato a Dublino nel 1965, è uno scrittore irlandese naturalizzato statunitense.
Dopo aver viaggiato in numerosi paesi, si è stabilito con la moglie e i figli negli Stati Uniti a New York, dove insegna scrittura creativa all’Hunter College della City University.
È considerato dalla critica uno dei talenti più brillanti dell’attuale narrativa in lingua inglese.
Nel 2009 si è aggiudicato il National Book Award grazie al bestseller “Let the Great World Spin” (Questo bacio vada al mondo intero), tradotto in ben 35 lingue e insignito dei più prestigiosi riconoscimenti letterari mondiali.
Nel 2013 è la volta di “TransAtlantic”, selezionato per il Man Booker Prize. McCann ha collaborato con diverse testate giornalistiche, tra cui “New York Times”, “Die Zeit”, “Paris Match”, “Guardian”, “Independent”.
Nel 2003 è stato nominato scrittore dell’anno dalla rivista “Esquire”, nel 2009 “Chevalier des arts et lettres dal governo francese”.
Tra i suoi libri, pubblicati in Italia dal Saggiatore, i romanzi “I figli del buio”, “La legge del fiume” e i racconti “Di altre rive”.
Nel 2002 è stato anche proclamato vincitore della prima edizione del Grace Kelly Memorial Foundation Award.