E’ arrivato il Rocky Horror Show a Roma e tutto è cambiato e (speriamo) non sarà più come prima! Eh sì la sua assenza è mancata…

A Milano, d’altronde, hanno riempito il vuoto con le innumerevoli proiezioni che da anni celebrano il musical per eccellenza, più trasgressivo per antonomasia di Richard O’ Brien, diventato anche pellicola cinematografica: rullini di celluloide e fotogrammi d’epoca divorati dagli spettatori in un delirante e fantasmagorico divertissement.

Rocky Horror ShowIl musical è sbarcato al Sistina a Roma e, dopotutto, anche qui il “normale pubblico” più o meno consapevole della piéce si è trasformato in pochi minuti in un fan club che partecipa, ride, ammicca, come quello che assisteva al musical per la prima volta nel piccolo teatro sperimentale londinese dove debuttò negli anni ‘70.

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Da quel giorno il musical si è confuso con il suo pubblico sempre più affezionato impossessandosi di lui in un’orgia di battute e immagine sessuali liberatorie, un feticismo della trasgressione che vorticosamente centrifuga icone paillettate anni ’70, con bustier burlesque che strizzano corporature da bodyguard, con derive vampiresche degne un trans – sylvano.

Il Rocky Horror Show, in scena al Sistina fino al 6 dicembre,

sembra un susseguirsi di immagini oniriche dove la sessualità è mostrata fino al paradosso, alla parodia, al parossismo.

Lo scienziato trans Frank ‘N’ Furter al servizio dell’eugenetica, intesa come macchina dell’amante sessuale perfetto, è dominus e al contempo servus del piacere bisessuale tanto che ogni azione nella piéce acquisisce un doppio senso e scatena libido: la scena in cui Frank ‘N’ Furter schiaffeggia con i suoi guanti oppure quella in cui va in violenta estasi sessuale alla sola vista dei muscoli di Rocky, l’amante perfetto da lui creato, sono esaltazioni burlesche del sesso, vissuto senza freni né anticamere benpensanti.

Quella del Rocky Horror Show è una cultura sessuale ante-litteram,

una sorta di genesi, di Eden del sesso, prima della morale, un tempo onirico e sospeso che non segue giudizi né di forma, né di storia, né di politica, né di appartenenza di genere.

Il suo potere quasi salvifico seppur scorretto, amorale e palesemente volgare, sta nel saper prendersi gioco di ogni giudizio già affermato sulla libertà sessuale.

In un mondo dove la sua strumentalizzazione crea mostri politici, religiosi e civili, questo musical depura la libido sessuale da ogni giocoforza moralista o mercificatore ergendola a, ed è questo che ne ha fatto un godibilissimo cult, dai salotti borghesi ai teatri più loschi, divertissement.

Per il resto la trama dei promessi sposini Brad e Jane che si ritrovano dopo una promessa di fidanzamento nel castello della perversione, in una notte buia e tempestosa lo scienziato bisessuale che attenta alla loro pudicizia, le vicende del tuttofare gobbo Rif Raf, l’equivoca sorella, la cameriera Magenta, la ciarliera groupie Columbia, sono leggenda, da riscoprire al Sistina.

Andate a sporcare i vostri panni bianchi al Sistina, a turbare le vostre pudibonde menti: ne uscirete mondati, senza né pentimento né penitenze.

Per questo Articolo le immagini sono state fornite dall’ufficio stampa dell’artista/spettacolo. Si declinano per tanto ogni responsabilità relative ai crediti e diritti.

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