Una cosa è la teoria, tutt’altro la pratica. Soprattutto in amore. Anche se imprevedibile, spesso dalle sfumature non decifrabili, pieno di rischi e insidie, vale però la pena viverlo a pieno e accettare tutti i rischi del caso. Soprattutto a vent’anni. A ricordarcelo è soprattutto il cinema e recentemente il film “L’amore, in teoria“ da qualche giorno disponibile su Sky e Netflix.

Dopo Tre metri sopra il cielo, che nei primi anni 2000 fu un vero e proprio cult generazionale, il regista Luca Lucini racconta di nuovo la vita e sentimenti a vent’anni, con tutte le loro sfide e la loro bellezza.
L’amore in teoria: il romanticismo e la filosofia nella vita quotidiana
Il protagonista Leone, uno studente di filosofia, scopre che le regole dell’amore studiate sui libri non hanno alcun valore nella vita reale. Il film affronta il tema con leggerezza, ma allo stesso tempo mostra come le teorie più complesse possano essere ribaltate dalla semplice e caotica forza dei sentimenti. Questa pellicola, ambientata a Milano, ci ricorda che l’amore, soprattutto a quest’età, non si impara sui banchi di scuola, ma si sperimenta, si sbaglia e si vive.
L’amore in teoria: regia curata e un cast promettente
L’amore in teoria è un film che unisce la leggerezza della commedia sentimentale a una riflessione più profonda, con una regia curata e un cast molto promettente. Luca Lucini dimostra ancora una volta di saper raccontare l’amore sullo schermo. Anche la fotografia è molto curata: la città di Milano non è solo uno sfondo, ma un personaggio a sé stante, con i suoi angoli suggestivi che fanno da cornice perfetta alla storia.
Nicolas Maupas (Leone) noto al grande pubblico per il suo ruolo in “Mare Fuori”, si dimostra a suo agio in un ruolo completamente diverso. Abbandonati i panni di “Chiattillo”, regala un’interpretazione più vulnerabile e complessa, dimostrando una notevole versatilità. L’alchimia con Martina Gatti funziona bene e rende la storia credibile. Impeccabile e degna di nota l’interpretazione di Francesco Salvi.
La sceneggiatura, pur seguendo un percorso narrativo classico, si distingue per i dialoghi freschi (anche non riflettono il vero linguaggio dei ventenni di oggi) e per l’idea originale di mettere in contrasto l’amore “studiato” con quello “vissuto”. La trama, seppur piacevole, è abbastanza prevedibile e non offre perciò grandi colpi di scena.





