Il teatro a sostegno delle emozioni: Valentina Fratini, autrice dello spettacolo,  Claudio Zarlocchi, regista, Valentina Gaia, Guendalina Tambellini, Antonio La Rosa ci raccontano Temple Grandin.

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 “Il mondo ha bisogno di tutti i tipi di mente”. Uno spettacolo teatrale dedicato alle emozioni: quanto lavoro di ricerca è stato necessario per costruirlo?

L’idea di questo spettacolo teatrale è nata un anno fa da parte di Claudio Zarlocchi, il responsabile per i corsi di recitazione del nostro laboratorio educativo CuoreMente e regista dello spettacolo. Dopo averne parlato con noi e aver deciso di produrre lo spettacolo ci siamo incontrati diverse volte con Valentina Fratini, che si occupata della sceneggiatura. Valentina si è buttata a capofitto in 5 mesi di ricerche, confrontandosi con noi sui contenuti storici e scientifici del suo lavoro. Successivamente gli attori, con profonda passione, si sono confrontati con noi sui comportamenti dei personaggi, in particolare di Temple. Attraverso la vita di questa donna straordinaria, siamo riusciti a parlare di scienza passando per il cuore e questo penso sia stato un enorme successo.

Cosa l’ha colpita maggiormente della storia di vita di TEMPLE GRANDIN?

Alla madre di Temple, quando era bambina era stato consigliato di istituzionalizzarla. La sua vita ci mostra come se c’è qualcuno che crede in te, nel caso di Temple la madre ed il Prof. Carlock, se trovi un mentore che guidi la tua strada, non c’è nulla di irraggiungibile. Una persona che è considerata una disabile, potrebbe insegnare molto a tutti noi sul valore della perseveranza di fronte alle avversità.

La dignità nei confronti di chi è diverso sembra uno dei temi particolarmente sentiti dalle agenzie educative oggi. Il vostro spettacolo potrebbe essere proposto nelle scuole ad esempio?

Sicuramente si. Noi andiamo spesso nelle scuole a tenere lezioni sulla diversità e penso che questo spettacolo potrebbe essere facilmente e a pieno diritto incluso nelle attività da proporre. L’importanza della vita e del messaggio di Temple risiede nel fatto che lei non richiede “tolleranza” e non si aggancia al “diritto” del disabile di essere rispettato, diritto peraltro inviolabile. Temple ci trasmette un messaggio attivo, spostando l’attenzione sull’interlocutore, sulla società, spiegandoci come la diversità non sia solo qualcosa da tollerare o rispettare, ma più profondamente qualcosa di necessario che arricchisce.

Quale elemento caratterizzante ha scelto di far emergere maggiormente in questo spettacolo?

L’umanità di Temple Grandin. Troppo spesso le persone di successo si trasformano in miti inavvicinabili e vengono ricoperte da un’aura di mistero. Penso che dallo spettacolo emergano molto bene invece l’umanità di Temple e delle persone a lei vicine. Trasformando una persona definita “straordinaria” in una persona che può essere un modello per tutti noi.

 A chi vorrebbe dedicare questo lavoro teatrale?

Ai nostri ragazzi, adulti e bambini, e alle loro famiglie, che combattono ogni giorno per far vedere al mondo il loro valore.

 

 

 Temple Gradin una volta disse:

se il mondo fosse stato lasciato ai mondani, allora saremmo tutti ancora nelle caverne a fissarci a vicenda

 

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