Le sorelle Macaluso è ormai uno dei successi conclamati della regista e attrice siciliana Emma Dante, tanto da esserle valso il Premio Ubu per la regia nel 2014. Lo abbiamo ritrovato in scena allo Stabile Sloveno per due serate in collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia- Politeama Rossetti.

 

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Emma

Le sorelle Macaluso emergono dal buio, per ripercorrere la rievocazione dei loro fantasmi del passato.

Dall’infanzia all’età adulta in 70 minuti, Emma Dante porta in scena tutto ciò che può essere detto sul rapporto tra la vita e la morte.

Ma non basta.

La Dante decide di farlo nel modo in cui sa farlo meglio, quello che le viene dal profondo, ossia utilizzando il linguaggio e l’immaginario della sua Terra: la Sicilia.

Anche chi non conosce pienamente il contesto surreale nel quale ci si trova durante una veglia funebre nel sud Italia, riesce ad apprezzare e a emozionarsi per la vicenda messa in scena.

Quel modo di soffrire, quel modo di poter ridere rievocando un ricordo felice il tutto in una situazione senza tempo o, meglio, dove il tempo passato e quello presente si mischiano fino a confondere le idee, non solo del pubblico, ma degli stessi protagonisti.

Il linguaggio adottato da Emma Dante è quello forte e arcaico del dialetto siciliano, con l’introduzione del pugliese per uno dei personaggi che, per ragioni che verranno spiegate in scena, in giovane età venne allontanata dalla famiglia e messa in un istituto, presumibilmente del Continente.

EmmaNonostante l’uso esclusivo del dialetto, Emma, arriva al cuore del pubblico, forte anche del fatto di avere tra le mani una lingua ricca di suoni onomatopeici che si adattano alla storia e che si prestano ad essere compresi.

Non è certo un caso il fatto che si tratti di uno spettacolo molto fisico; ricco di movimenti e micro gesti che aiutano la comprensione del testo.

Le sorelle Macaluso non sono altro che delle maschere. Spaventose maschere, come quelle che si possono incontrare nelle veglie funebri e che, tempo tre giorni, ritorneranno nel buio dal quale erano emerse.

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