Mamma Mia, che tour! Tra pregi e difetti, il successo continua

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Seconda stagione di repliche per la versione italiana, firmata da Massimo Romeo Piparo, del musical costruito sulle intramontabili hit degli ABBA : lo spettacolo fa nuovamente tappa al Teatro Colosseo di Torino e bissa il successo dello scorso anno.

Sull’onda emotiva di Mamma Mia! Ci risiamo, sequel cinematografico uscito la scorsa estate, risulta piuttosto naturale riflettere sui pregi e difetti della versione italiana del musical originale con le intramontabili hit degli ABBA, che non è più una novità, ma continua a ottenere un clamoroso successo nei maggiori teatri della penisola.

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Tra i punti di forza dello spettacolo, un allestimento scenografico di ampio respiro rispetto al format originale: un pontile sospeso sul mare, con tanto di battigia e acqua che scorre in scena, rende verosimili le atmosfere di una tipica isoletta greca sul Mediterraneo, con l’ausilio elegante delle onnipresenti videoproiezioni (ormai una cifra stilistica degli allestimenti Peep Arrow).

Il valore aggiunto all’intero impianto scenografico è dato dalla presenza di una doppia pedana girevole, che, di volta in volta, svela gli ambienti in cui si muovono i protagonisti e soprattutto gli interni della locanda “Sere d’estate”, che ospita sul proprio tetto l’orchestra dal vivo, mantenendo le caratteristiche sfumature di bianco e blu.

Dalle prime note dell’Ouverture, quest’anno si percepisce un’esecuzione “precipitosa” della partitura, che tuttavia non scalfisce l’emozione provocata dalla musica live.

L’adattamento italiano mantiene un’adeguata musicalità e ha il pregio di convertire le parole in sensazioni e stati d’animo ricorrenti (ad esempio, il deja-vu nel testo di Mamma Mia!).

Le coreografie di Roberto Croce mantengono un assetto “corale” e l’ensemble sprigiona sul palcoscenico una vitale energia, decisamente più evidente rispetto allo scorso anno.

Tre possibili padri

I tre possibili padri, perno della storia, sono interpretati da tre volti noti del palcoscenico e della fiction televisiva, per i quali si è scelto di mantenere una specifica provenienza geografica, così da renderne peculiare la modalità interpretativa.

Sam Carmichael è interpretato da Paolo Conticini: una recitazione disinvolta è la sua carta vincente, sostenuta da un’ottima presenza scenica: la sua disinvoltura sul piano vocale è il risultato di un percorso graduale in continua evoluzione, come testimoniato dai brani Knowing Me, Knowing You e S.O.S.

Il viaggiatore solitario Romolo Desideri (“romano de Ostia, con una zia greca”), senza legami, con la sola compagnia del suo spirito d’avventura è Luca Ward: un “gladiatore della scena”, che in questo spettacolo canta poco, rispetto a precedenti esperienze professionali nel musical. Una scelta che si può perdonare, se si considera l’ormai totale aderenza al personaggio, un simpatico “piacione”, a suo modo indiscutibilmente originale.

Sergio Muñiz prosegue con impegno un percorso teatrale che lo vede sempre più spesso interpretare personaggi latini, con uno stile prevalentemente italiano: Enrique Luz è un agente di borsa di origini spagnole, il classico tipo “giacca e cravatta”, soprannominato in gioventù Metallo Puro. Ma l’impegno e una presenza scenica decisamente appropriata a volte non bastano, per rendere al meglio un ruolo che deve essere credibile e saper emozionare, soprattutto nell’esecuzione di brani come Thank You for the Music e Our Last Summer, attraverso la giusta combinazione di mood e tecnica.

La giovane coppia

Sky, il “promesso sposo” di questo matrimonio “a navata larga” è interpretato da Jacopo Sarno, il quale dimostra ancora una volta di sentirsi a proprio agio in ruoli sbarazzini, che celano comunque un certo grado di consapevolezza.

Dopo un anno, invece, ancora non convince del tutto l’interpretazione di Eleonora Facchini (Sofia): pur apprezzando il disincanto e la determinazione del personaggio, evidentemente c’è qualcosa in questo ruolo che non la valorizza, come è accaduto in produzioni precedenti (il ruolo di Maria nella versione italiana di West Side Story).

Uno spaccato dell’universo femminile

Un’ulteriore riflessione sull’adattamento italiano scaturisce dallo spaccato di universo femminile offerto dal copione originale. Il ruolo di Donna è affidato a Sabrina Marciano, che, pur mantenendo lo scettro di Dancing Queen, restituisce al pubblico un personaggio toccante e ironico, ma con una forte componente di nostalgica rassegnazione, particolarmente evidente nell’interpretazione di brani come Money Money Money e Slipping Through My Fingers.

A farle da contrappunto, la pungente autoironia di Elisabetta Tulli (Rosy) e la disinvolta padronanza dei tempi comici da parte di Laura Di Mauro (Tania), iconica e prorompente protagonista di un duetto in puro “milf-style”, a base di Paprika (Lorenzo Gitto, che si fa notare per la sua mimica ammiccante e la spontanea simpatia).

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