Il Misantropo di Molière. Torna in scena dopo il successo dello scorso anno al Teatro Anfitrione

Per questa stagione in scena al Teatro San Paolo. Due volte in una stessa città. Scelta coraggiosa o semplice certezza che al pubblico piaccia un testo classico. Ce lo spiegano il regista Marco Belocchi e l’attore Giustino De Filippis.

Cosa è cambiato rispetto all’allestimento dello scorso anno?

Il misantropoBelocchi: Sostanzialmente non è cambiato quasi nulla, l’ensemble è il medesimo con la sola eccezione di un attore che per altri impegni non poteva riprendere lo spettacolo. Invece di sostituirlo ho deciso di eliminare i due piccoli ruoli che interpretava e devo dire che il taglio di quasi dieci minuti ha giovato alla snellezza dello spettacolo.

- Advertisement -
Ci parlate dei vostri personaggi

De Filippis: Nel Misantropo il mio personaggio è Filinte. Un uomo di mondo, un personaggio positivo, silenzioso e riflessivo che accetta il prossimo per com’è. Questo fa sì che spesso si trova a discutere col suo amico Alceste, proprio per le diversità di carattere e di pensiero. Comunque grazie al gioco teatrale architettato da Molière, Filinte è quello che avrà la meglio su tutti facendo sì che a trionfare sarà l’amore.

C’è un altro ruolo che vi piacerebbe interpretare in questo spettacolo

Belocchi: Interpretando il protagonista è difficile sceglierne un altro, però mi divertirebbe fare uno dei due marchesi, fatui e inconsistenti, divertenti e ridicoli. Tra l’altro uno di questi ruoli fu interpretato da un giovane Gigi Proietti nell’edizione televisiva del ‘66.

Un attore con il quale vorreste lavorare e perché

De Filippis: Più che con un attore, vorrei avere il privilegio e il piacere di lavorare con tutti quegli attori che vivono per davvero questa professione, perché è di professione e di professionalità che parliamo.

Con coloro che si pongono come obbiettivo quello di rispettare se stessi, il teatro e soprattutto gli spettatori! Vorrei lavorare con coloro che fanno di queste tavole del palcoscenico il loro pane quotidiano e che ci mettono oltre la loro arte, il loro amore.

Bisogna tornare a fare teatro e a farlo devono essere coloro che conoscono e hanno affrontato e affrontano i sacrifici di questo lavoro.

Certo nessuno può improvvisarsi medico oppure avvocato, dunque non vedo perché i teatri debbono essere pieni di chi si improvvisa attore.

Un gesto scaramantico di ognuno di voi prima di andare in scena

Belocchi: Personalmente non ne ho. Prima di entrare in scena preferisco fare un breve training psico-fisico per favorire la concentrazione, l’elasticità fisica e l’attenzione per tutto quello che accade  in scena.

Credo che dovrebbe farlo ogni attore, ma nella mia carriera ne ho visti ben pochi.

Una compagnia che si autoproduce. Cosa cambiereste nel teatro italiano.

Belocchi: La domanda è molto complessa e prenderebbe troppo spazio. Bisognerebbe cambiare quasi tutto! A cominciare dai vertici ministeriali.

Negli ultimi vent’anni non è stato certamente favorito il teatro privato o le piccole compagnie, gli oneri e i cavilli sono infiniti e insostenibili, sembrano quasi fatti apposta per scoraggiare la libera iniziativa. Insomma, uno specchio fedele dello sfascio culturale e morale che oggi l’Italia subisce.

E il peggio è che non se ne vede una via d’uscita! Noi stiamo compiendo questo sforzo immane di auto produrre i nostri spettacoli puntando sulla qualità, sul pubblico, cercando di non rimetterci.

Ma se poi cerchiamo di entrare nei teatri di circuito nazionale le strade si chiudono, troppi clientelismi, troppa politica, oppure bisognerebbe sbandierare qualche effimero nometto televisivo e questo è francamente deprimente.

Ci sono altri progetti? Vi vedremo sempre insieme?

Belocchi: Certamente ci sono altri progetti e cercheremo, per quanto possibile, di mantenere lo stesso gruppo che ha funzionato così bene sia dal punto di vista umano che artistico.

Il prossimo spettacolo che metteremo in scena, e a cui sto lavorando adesso per mettere a punto il testo, sarà un altro classico: La bisbetica domata, di W. Shakespeare che è in cartellone al teatro Anfitrione dal 31 gennaio al 18 febbraio. E stiamo già pensando alla prossima stagione!

Un saluto ai nostri lettori

Belocchi: Intanto li saluto proprio perché “lettori”, e qui potremmo aprire un’altra triste parentesi sulla percentuale dei lettori in Italia. Io mi occupo anche di letteratura, scrivo e pubblico libri e ugualmente in questo settore i numeri ci dicono che non si legge quasi più!

Quindi il miglior saluto e augurio è: continuate ad essere lettori e quando potete anche spettatori, ma scegliete la qualità, non il troppo facile intrattenimento.

Perché dovrebbero venire a vedere il Misantropo

Belocchi: Perché è un testo che ci parla ancora oggi, come spesso avviene per tutti i grandi autori che attraversano i tempi e le mode. E la nostra messa in scena, oltre ad essere elegante, con un buon cast di seri professionisti, ha cercato, con un’ambientazione relativamente moderna, di evidenziare questa peculiarità.

Ma con leggerezza, col sorriso, con ironia come forse avrebbe fatto Molière.

Le immagini per l’intervista sono fornite dall’Ufficio Stampa dell’artista/manifestazione. Si declina ogni responsabilità riferibile ai crediti e riconoscimento dei relativi diritti.

- Advertisement -

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.