Ieri sera abbiamo assistito a un meraviglioso concerto sinfonico al Teatro Verdi, il sesto della Stagione Sinfonica di quest’anno.

Il giovane ma già affermato pianista italo-sloveno Alexander Gadjiev ha offerto un’interpretazione intensamente poetica del Concerto per pianoforte in fa minore di Chopin.

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In questa esecuzione, i numerosi passaggi virtuosistici non sono mai apparsi come mera esibizione di tecnica, ma hanno messo in luce le pieghe più intime della musica di Chopin, là dove il significato più profondo spesso si cela sotto una superficie scintillante.

La maestria indiscussa di Daniel Oren come direttore d’opera è stata determinante nel guidare l’orchestra a respirare insieme alla voce solistica di Gadjiev, nella migliore tradizione del bel canto. Gadjiev ha ringraziato il pubblico per l’accoglienza entusiastica con due bis chopiniani.


La potenza della Settima di Beethoven

Nella seconda parte della serata, Oren e l’orchestra hanno dato una lettura intensa e potente della Settima Sinfonia di Beethoven, una composizione tanto conosciuta da rischiare di essere data per scontata, pur restando uno dei vertici assoluti della creazione sinfonica.

Pur senza discostarsi dalla tradizione, Oren ha infuso all’opera una spinta emotiva e un pathos struggente, grazie anche agli estremi pianissimi del celebre Adagietto e alle velocità vertiginose del finale.

Ha guidato l’orchestra con naturalezza e sicurezza lungo l’intero arco della sinfonia. L’orchestra, visibilmente oltre che sonoramente, mostra di godere e rispettare profondamente la guida del maestro Oren, e gli applausi sono stati tali da richiedere la ripetizione della ripresa dell’ultimo movimento.

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