Non ci resta che… ridere

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Devo dire che la settimana appena trascorsa è stata una settimana tutta da ridere. Ridere per l’offerta di una certa televisione che ritiene che i suoi telespettatori sia composto da persone ferme agli anni 60 e 70.

Rido pensando alle riunioni del marketing di questo canale (5 ovviamente).

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“Ehi raga….è ora di dare una scossa a questo canale stantio. Che ne dite se rimbecilliamo il pubblico con Celentano e Albano? Oh ma pensate all’introito pubblicitario! Wow che colpo! E tutti e due nella stessa settimana…tre giorni consecutivi, uno dietro l’altro!”.

In pieno brainstorming (quel momento in cui i creativi, il marketing, i settori della comunicazione si riuniscono per sparare sostanzialmente cazzate in attesa che arrivi l’idea giusta), l’idea geniale viene subito appoggiata.

Qualcuno timidamente sussurra “Ma non è il caso prima di vedere se il pubblico può gradire? Di testare? E magari vedere anche se davvero è questo che il pubblico vuole?”

Risata generale: “Ma no dai, figurati. Tradizionalisti come sono, Celentano e Albano sono una garanzia sempre. Sono transgenerazionali”.

Wow è uscito il parolone ma non dei dati effettivi di ricerca. No, si va a naso. Il timido oppositore fa buon viso a cattivo gioco. Si va tutti a farsi un ape. (siamo a Milano, si dice così)

Ed ecco che per giorni un martellante teaser (spot o chiamatelo come volete), fracassa i timpani annunciando l’ennesimo ritorno dell’intoccabile 81enne Adriano Celentano. Dai, questa cosa del volume aumentato ad ogni sua apparizione l’ha già fatta. Non è più una sorpresa ma solo fastidio.

La genialata è la serie fatta a cartoni animati. Bel modo di tirarsi la zappa sui piedi caro molleggiato.

Chi ama le serie tv non è il tuo pubblico usuale. Chi ama le serie disegnate non è il tuo pubblico usuale. Chi ama sentirti cantare e fare le lunghe pause (il tuo pubblico usuale) non ama né le serie tv né le serie disegnate.

Non c’è Manara che tenga in questo caso.

E dopo la prima serata il calo è tremendo, frastornante, forse non previsto in quella riunione.

Ma a risollevare le sorti è il vecchio Albano, nel suo vecchio stile. Almeno il prodotto è coerente a sé stesso.

Si però che palle dai. Via Via si fugge su Netflix!. 

Ma le storie sui vecchi leoni non finiscono qui.

Arriva più o meno contemporaneamente la notizia di Lino Banfi rappresentante per l’Italia all’Unesco. 

E poi dicono che in Italia, chi per anni ha perseguito una strada, non può cambiare! Ahahahahah! Non è vero visto che Lino Banfi ce l’ha fatta. Tanto da pensare subito a proporre il suo paese come patrimonio culturale.

Ma i giornali esteri già si contorcono dalle risate “un attore di film sexy all’Unesco”  Ah ma..un attimo…gira la notizia che era solo una burla! Sì pare che Di Maio (che lo ha nominato) in realtà volesse proporlo come ambasciatore dell’Unicef (tanti attori lo fanno, sarebbe stato probabilmente visto come normale, un gesto di stima).

Già, non ci resta che …ridere….. a proposito di “non ci resta che…”.

Si ride davvero invece con il film “Non ci resta che il crimine” da un paio di settimane in programmazione nelle sale cinematografiche.

Si ride in modo sano, in modo…consapevole, ecco, consapevole. La commedia italiana da qualche tempo ha preso una piega meno boccaccesca e più divertente, lontana da tutte le vacanze in mare, in montagna, all’estero o sulla luna… Firmato da Massimiliano Bruno con Alessandro Gassman, Gianmarco Tognazzi, Marco Giallini, Edoardo Leo e Ilenia Pastorelli, il film riprende l’idea di un ritorno al futuro italiano già sperimentato con enorme successo in passato da “Non ci resta che piangere” (ah si, il titolo in effetti lo ricorda).

Qui siamo a Roma nei giorni nostri. Tre squinternati amici Sebastiano (Gassman), Giuseppe (Tognazzi) e Moreno (Giallini), seguendo la passione (o meglio, la fissazione) di quest’ultimo, organizzano tour nei luoghi della nota “banda della Magliana”, il gruppo criminale che negli anni ’80 mise Roma a ferro e fuoco.

I tre, per fuggire ai discorsi logorroici dell’amico d’infanzia Gianfranco detto “Ventosa” (Massimiliano Bruno), diventato milionario, percorreranno un buio corridoio spazio-temporale, ritrovandosi misteriosamente catapultati proprio nell’estate del 1982, in pieno campionato mondiale di calcio (quello storico vinto dall’Italia).

E si ritroveranno proprio al cospetto di Renatino (un Edoardo Leo insolitamente cattivo), capo della banda della Magliana.

Da questo momento tra colpi di fortuna, omicidi, furti, e coinvolgimento con la donna intoccabile di Renatino (Ilenia Pastorelli), dopo l’entusiasmo e l’idea di avere i mezzi per fare i soldi (attraverso le scommesse calcistiche, visto che conoscono i risultati delle partite – un po’ come l’albo sportivo di Ritorno al futuro), per scampare alla furia di Renatino riusciranno non facilmente a tornare nel futuro. Ma….ma la storia è stata scritta per continuare.

Beh almeno si ride davvero. Si ride rivedendo il nostro passato, si ride con un film leggero e onesto. Onesto più di quanto la realtà ci mostri. E, proprio per questo, fa ridere.

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