Si uniscono ancora una volta cinema e musica per un evento da non perdere. Solo il 7, 8 e 9 novembre al cinema arriva “oasis: supersonic“.
Dagli inizi all’apice dei mega concerti di Knebworth in soli 3 anni: Mat Whitecross ci presenta un pezzo di storia della band di Manchester che è anche una fetta di storia di una generazione. Noi l’abbiamo visto in anteprima e ve lo raccontiamo.
“oasis:supersonic” è un appuntamento da non mancare per i fans degli Oasis e chi vi scrive lo è. Forse nelle mie considerazioni sarò un po’ fuorviato da questo, ma credo di poter dire con franchezza che il docufilm è assolutamente godibile per un pubblico amante della musica in genere e non solo.
Passione, sfrontatezza, risse, mazze da criquet spaccate in testa, emozioni, lavoro duro, amicizia, calcio, droghe e vita da pub, esibizioni impeccabili ed altre penose. Questi alcuni degli ingredienti da shakerare per tirar fuori il film nella sua interezza.
La pazza idea
L’idea è venuta a Simon Halfon, già collaboratore dal 1999 al 2008 come art director della band. E’ lui il coproduttore di “oasis:supersonic” insieme a Fiona Neilson e James Gay-Rees, già produttore di 3 altri fortunati documentari: “Amy” ( con cui ha vinto anche un Oscar dedicato alla cantante Amy Winehouse), “Senna” ( vincitore di 2 Bafta) ed “Exit Through The Gift Shop“, diretto dall’artista Banksy.
Basato su materiale di repertorio, il film ha bruciato i tempi. Le interviste iniziano a novembre 2015 e la post produzione è portata a termine già a maggio 2016. Il ventennale di Knebworth incombeva e non c’era tempo da perdere. ” Se gli Oasis erano passati dalle prove al Boardwalk di Manchester al festival di Knebworth in tre anni, noi potevamo fare il film in uno”.
Scovare il materiale non è stato semplice essendo un periodo in cui ancora non c’era stato il boom di filmati amatoriali che gli smartphone permettono di registrare a chiunque. Siamo nell’era pre-digitale e post-super8. Il film parla anche di questo. Di come tutto sia cambiato visceralmente in pochissimi anni. Per seguire il tuo idolo ora basta un cellulare mentre prima dovevi esserci, comprare l’album, andare al concerto e stop! Tutto è più costruito anche dietro alle band ed episodi come quello raccontato del traghetto per Amsterdam non se ne vedono più.
Un film sulla musica ma non solo.
Questo, come quello su Amy Winehouse parla di vite eccezionali. Al centro come ovvio, c’è il rapporto viscerale tra i due fratelli Noel e Liam. Turbolenti, agitati, scaltri, geniali, appassionati e totalmente sinceri. Al di là di quelle pose da divi e volutamente provocatorie è questo quel che emerge nelle circa due ore del film.
C’è da cantare, c’è da sognare, c’è da rivivere un pezzo della propria storia per chi ha vissuto sulla propria pelle quegli anni. C’è da ridere con le esternazioni dei due Gallagher, c’è da rimpiangere e c’è da valutare con occhio più critico per chi ha espresso giudizi tranchant sui due senza conoscerne appieno le origini.
Infine un plauso alla dinamicità del racconto. Verve assicurata dai protagonisti ma non soltanto. Il tavolo del regista ingombro di album, ritagli e foto pian piano prendeva vita grazie al mix impeccabile di vecchi video musicali e animazioni.
Senza incertezza lo consiglio. Per chi volesse vederlo, meglio controllare su http://www.oasisalcinema.it/ in quali sale della propria città poter andare.