Pablo Larrain : Vi racconto Neruda

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Pablo Larrain. Quarant’anni compiuti lo scorso agosto e due film presentati alla Mostra del Cinema di Venezia pochi giorni fa, “Jackie” con Natalie Portman e “Neruda”, di cui vi parliamo oggi.
L’occasione è la presentazione alla stampa romana del film sul poeta cileno. A seguire l’incontro col  talentuoso cineasta.
Intanto alcuni indizi. Per prima cosa a dispetto di come il titolo potrebbe far intendere non è un biopic , secondo è un film su Neruda con “struttura alla Borges”. Il film sarà nei nostri cinema il prossimo 13 ottobre, data di inizio della Festa del Cinema di Roma, segnate anche questo.
NerudaSiamo nel 1948 ed il senatore Neruda (Luis Gnecco) accusa veementemente il governo ed il Presidente Videla di tradire il partito comunista. Messo sotto accusa dal Presidente, la palla passa al prefetto di polizia Oscar Peluchonneau ( Gael Garcia Bernal) che incomincia a dargli una caccia senza tregua per arrestarlo. Il primo dilemma è tra il fuggire ed il consegnarsi ed il poeta sceglie la prima opzione. Un viaggio di casa in casa assieme alla moglie e pittrice Delia del Carril ( Mercedes Moran) grazie ai compagni di partito e semplici cittadini cileni solidali che lo vedrà attraversare persino la Cordigliera a cavallo. Un viaggio durante il quale comporrà il  celebre “Canto General”.
Nel film ci sono volutamente elementi reali ed altri totalmente inventati. La scelta degli anni di fuga non sono casuali per Larrain. Neruda era appassionato tra le tante cose di polizieschi e l’idea di incanalare la vicenda in quel filone è venuta quasi naturale. Ne vien fuori un road movie sui generis dalle forti tinte farsesche, a tratti comiche, eppure sempre condite da un afflato poetico e sognante.
Non è un film banale, come non lo sono mai quelli di Larrain ( su “Jackie” non garantisco perchè ancora non visto, eppure mi fido già). Il suo è un dialogo aperto con lo spettatore che non è mai imboccato. Le porte aperte sono mille, a noi che guardiamo il compito di attraversarle e scoprire cosa c’è dietro. Larrain pur non volendolo fare esplicitamente, coglie le mille sfaccettature di un uomo tanto complesso. “Sensibile, sensuale, attivo politicamente, debole eppure avventuroso, generoso e suscettibile, caritatevole e amante del lusso”.
Quando Neruda ha ricevuto il premio Nobel per la Letteratura, ha letto un discorso che si può  facilmente trovare su internet dove parla di quest’epoca e dei due anni della sua fuga. Alla fine dice che non sa se li ha vissuto, li ha sognati o ne ha scritto. In questa frase c’è tutta la chiave di film che è sul mondo Nerudiano ed il suo universo.
“Non avrei potuto fare un film su di lui. E’ un personaggio troppo vasto, complesso e profondo. Non mi sarei mai azzardato a rinchiuderlo tutto in un film”
confida Larrain.
Tutto qui è un atto di amore e di devozione per il poeta. A testimoniarlo le parole rilasciate da Pablo in conferenza stampa:
“In Cile Neruda è ovunque: nell’acqua , nella terra, nelle piante. Storici e giornalisti hanno scritto su di lui. Neruda ha fatto la mappa del Cile ed io me lo porto addosso nei capelli, nel corpo, nel sudore, nel sangue. Questo film voleva essere una poesia su Neruda, un canto a Lui. Il sogno di fare un poema che avrebbe potuto leggere”.
Onore al merito alla sceneggiatura di Guillermo Calderon che si incastra alla perfezione col montaggio di Hervè Schneid. Un plauso alla scelta del cast in cui almeno i due protagonisti girano alla perfezione, per non parlare di Mercedes Moran.
Ho iniziato con un indizio ( tanti sono quelli che anche Neruda lascia nel suo cammino a  Oscar Peluchonneau che lo bracca) e chiudo con un altro. Guardate bene la locandina del film, buona parte di ciò che ci dice il film è racchiuso li dentro.
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