Solo per la serata del 6 febbraio, Elio Germano porta in scena “Paradiso XXXIII”
Il Paradiso, la meta agognata da Dante. Dopo nove gironi infernali, la montagna del purgatorio da scalare e tanti svenimenti, Dante finalmente arriva al Paradiso. Dopo ben 99 canti, la Divina Commedia si corona con il sublime e commovente incontro del nostro pellegrino con le più alte sfere celesti. Eccolo, quindi, Paradiso XXXIII. San Bernardo intercede per Dante e prega la Vergine Maria di concedergli la capacità di guardare nella mente di Dio. Gli occhi del poeta perdono, quindi, ogni velo mortale e finalmente accedono alla luce divina. Dante vede tutto, l’infinito, l’Universo, tutte le cose create unite dall’essenza divina. Il linguaggio umano è insufficiente per descriverlo, ma il poeta deve almeno provare a condividere ciò che ha visto con gli altri uomini e così ce lo racconta.
La Divina Commedia, un poema molto umano
Il critico letterario De Sanctis definì la Commedia “il poema dell’umanità” e dice “la vita è di un’inesauribile ricchezza, e, secondo che tu la guardi da un lato o dall’altro, ti scopre sensazioni, sentimenti, aspetti nuovi. […] Dante ha aggiunto questo nuovo senso alla poesia, cambiando il punto di prospettiva. […] Dante ha trasportato la terra in cielo […]”. Questa umanità di cui parla De Sanctis, questa “inesauribile ricchezza” della vita, che trabocca di sensazioni nuove, e questo sguardo terreno verso il cielo sono tra gli aspetti che rendono la Divina Commedia un’opera immortale. Confusi e annoiati dalla sterile lettura scolastica, spesso ci dimentichiamo di cosa sia veramente la Commedia. Si tratta di un’avventura monumentale piena di mostri e pericoli, ma anche di speranza e grandi sentimenti, e al centro di tutto ciò c’è l’uomo. L’umano, con tutte le sue sfaccettature, i suoi timori e la sua speranza, le sue debolezze e il suo coraggio. Dante cerca di esprimerlo in versi ed è questo che vediamo in Paradiso XXXIII al Rossetti di Trieste.
Come evocare il Paradiso
Nel buio si diffondono suoni cristallini. Da una parte melodie evocative sgorgano dalla console del compositore Theo Teardo, dall’altra troviamo un violoncello (Laura Bisceglia) e una viola (Ambra Chiara Michelangeli). La solennità del Paradiso viene costruita all’inizio con melodie che avvolgono la sala, poi con giochi di luce bianca, e si delinea il profilo di un reame fatto di nuvole. Poi, la musica si trasforma in un rombo terrificante finché, tutto d’un tratto, svanisce. Ed è qui che Elio Germano inizia a decantare i versi danteschi del Paradiso XXXIII. Si tratta di una lettura enigmatica, rischiosa nella sua graffiante avanguardia, ma che sa cogliere la commovente emozione che caratterizza il canto.
Dante si fa uomo con Elio Germano
Elio Germano, attore e regista teatrale, televisivo e di cinema, negli anni ha spaziato molto nei suoi progetti artistici. In lui arde il fuoco della curiosità intellettuale, la fame per nuove esperienze e con “Paradiso XXXIII” si è spinto verso confini sorprendenti. Nella sua bocca i versi danteschi riscoprono solennità, sul suo viso Dante rinasce nella sua umanità. In lui riscopriamo il Dante uomo, un pellegrino stanco e fallace, sconvolto dall’immensità del Paradiso, una creatura umana e non solo letteraria in cui ognuno di noi può ritrovarsi. Germano ha saputo cogliere con intelligenza la meraviglia, il sollievo e l’emozione che provano i personaggi in quel regno sovrannaturale, ipnotizzando e commuovendo il pubblico.
Il Paradiso costruito con suoni, luci e immagini
Le parole dell’attore riecheggiano in echi elettronici, mentre musica, effetti di luce e proiezioni costruiscono il contesto. Magnifico e dalla grande complessità tecnica il lavoro del compositore e sound designer Theo Teardo. Solamente con l’aiuto della sua console e dei suoi strumenti ha dato vita a luoghi ed emozioni, costruendo un po’ alla volta il contesto sensoriale del canto. Scenari celestiali che incantano e commuovono si alternano ad atmosfere più misteriose e intense, a tratti inquietanti, che sconvolgono lo spettatore. In questo, immenso è stato anche il lavoro di Pasquale Mari al disegno luci e di Sergio Pappalettera e Marino Capitanio come video artists, i quali hanno dimostrato grande sagacia nel rileggere visivamente il canto del Paradiso con innovazione e colpi di scena.
Una regia che rischia
Infine, alla regia troviamo il duo vincente di Simone Ferrari & Lulu Helbaek. I due non sono nuovi alla sperimentazione ardita e passionale. Le loro esperienze passate variano da progetti come il Cirque du Soleil fino a X factor Italia e a performance di artisti quali Robbie Williams, i Maneskin e molti altri. Il loro marchio di fabbrica è la multidisciplinarietà e anche questa volta non sono stati da meno, riuscendo ad orchestrare con raffinatezza e innovazione una girandola di stimoli diversi. Questa loro curiosità famelica va a braccetto con lo spirito stesso della Commedia. Danno così vita ad una lettura incredibilmente moderna ed emozionante dei versi danteschi.
“Paradiso XXXIII” ha saputo risvegliare il senso di avventura, scoperta e meraviglia che sonnecchiava tra le pagine impolverate dell’opera, restituendole la forza sublime che le aveva donato lo stesso poeta fiorentino.