Alla vigilia delle due serate di “Parlando d’amore” a Bologna abbiamo raggiunto Francesca Taverni, volto e voce molto conosciuti e apprezzati nel panorama del teatro musicale italiano

Francesca TaverniInnanzitutto grazie mille a Francesca Taverni, per la disponibilità per questa intervista e per avermi dedicato un po’ di tempo tra una prova e l’altra!

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Visto che mancano pochi giorni all’evento ci racconti un po’ di più delle serate speciali a Bologna che condividerai con Antonello Angiolillo, collega e compagno di palco in più di qualche spettacolo?

Si tratta di un concerto/spettacolo ideato da Chiara Noschese. Si omaggia, con grande
garbo e rispetto, l’arte italiana a partire dalla prosa, dalla poesia e chiaramente la musica.
Grandi autori accomunati dal tema dell’amore, declinato in ogni sua forma. Uno spettacolo da vedere insomma, pura emozione! In scena con noi poi ci sarà anche Saverio Marconi.
Un grande onore e soprattutto una grande gioia! Saverio è il “papà” di ogni performer di musica in Italia, molto ho lavorato nei suoi spettacoli ma averlo come collega in scena è davvero un onore inaspettato! Un regalo che mi ha fatto con grande affetto!

Saverio Marconi, ti ha portato per primo a teatro con “A Chorus Line” e regista dell’ultimo spettacolo in cui ti abbiamo visto in scena: Sister Act. Com’è stato vivere quest’ultima produzione?

Molto divertente! Sister Act è uno spettacolo che ha avuto molto successo ovunque in Italia, si ride, si balla, ma soprattutto si canta. Voci straordinarie sul palco, la nostra Deloris Belia Martin è una forza della natura, con cui ho condiviso grandi emozioni! Un tour che, specialmente ultimamente, mi ha fatto capire quanto siamo fortunati a fare questo lavoro! Il teatro come medicina! Lo consiglio a tutti!

Com’è stato il passaggio dalla figura drammatica e tormentata di Diana Goodman in ‘Next to Normal’ a questa austera e ortodossa di Madre Superiora in ‘Sister Act’?

È così per ogni spettacolo, si gira pagina e ci si mette a disposizione del nuovo copione e del nuovo personaggio. Diana rimarrà sempre nel mio cuore e tornerà presto in scena ma anche la Madre Superiora farò fatica a scordarla! Due mondi molto diversi dove trovare lati comuni al mio carattere e dove invece esplorare nuove sfumature! La meraviglia di questo lavoro insomma!

Parlando di ‘Next to Normal’, una proposta sfidante e coraggiosa, come lo è stato ‘Rent’, per la platea italiana: esserne parte è stato un tuo desiderio di metterti alla prova oppure sei stata scelta?

Il parallelismo con RENT è assolutamente azzeccato: lo stesso regista, Michael Greif, che ha creato due gioielli ma allo stesso modo due spettacoli con tante difficoltà nella distribuzione, tematiche scomode ma intensità incomparabile, sfide da affrontare per avere la gioia di interpretare ruoli straordinari! Come per ogni spettacolo sono stata scelta e questo spettacolo nello specifico è arrivato in un momento particolare della mia vita in cui avevo proprio bisogno di “Next to Normal” per superare ostacoli che credevo insormontabili. Rimarrà una delle esperienze più intense della mia vita!

Tornando alla platea, che percezione hai avuto della risposta del pubblico a teatro a questi temi più “impegnati”?

Una volta entrati a teatro a vedere “Next to Normal”, così come succedeva per RENT, il
pubblico non può restare indifferente e lo so per certo. Il problema è portare il pubblico
italiano a teatro senza un titolo forte o senza nomi di richiamo. Non ci si fida di andare a
vedere qualcosa di nuovo o sconosciuto. E poi il musical in Italia è ancora considerato puro entertainment e troppo spesso ho sentito dire “Next to normal” non funziona perchè è triste. Mi astengo dal commentare questa affermazione considerato che Les Miserables o Miss Saigon, in scena da 30 anni, sono tra le opere più tragiche mai scritte!

 

 Hai vissuto un periodo all’estero in cui hai preso parte a produzioni molto importanti, tra cui ‘Wicked’ e ‘Cats’, cosa ti ha lasciato a livello umano e a livello strettamente professionale questo periodo fuori dai confini italiani?

Moltissimo. Lavorare in Germania ti fa sentire molto protetto nella tua professione e
profondamente rispettato. Produzioni molto serie, lunghe teniture e livello artistico molto alto. Consiglio a tutti di andare in Germania da 13 anni ormai e quelli che mi hanno dato ascolto non sono più tornati!

Che prospettive vedi per il teatro musicale? Sempre meno produzioni hanno il coraggio di uscire dal ‘lustrini e pailettes o dal family show per trattare temi più ‘difficili’ e quelle poche che ci provano non riescono a crearsi un spazio per una tournee lunga se non qualche data qui e lì o qualche settimana/mese di residenza nelle città cosiddette maggiori

Purtroppo è vero ma le produzioni giovani che osano cominciano ad esistere, vedi la STM di Novara di Iacomelli e Ienco, che hanno prodotto American Idiot dopo Next to normal. Certo titoli non scontati a livello commerciale ma che, se messi in scena con cognizione di causa e talento, faranno lentamente la differenza. Io ci credo.

Ci racconti qualcosa della tua esperienza da insegnante, nel formare le nuove leve del musical? In relazione a questo che futuro vedi per i tuoi allievi? Tanti performer che li hanno preceduti negli studi adesso si trovano a lavorare all’estero…

Insegnare ti mette a confronto con generazioni diverse dalla tua e quello che noto più
spesso è la mancanza di quel “fuoco” che animava quelli della mia di generazione che questo mestiere se lo sono inventato andando a studiare in giro per l’Italia. Ora la voglia di studiare davvero è molto diminuita dato che questi ragazzi sono i figli del “tutto e subito”.

Poca pazienza e troppe aspettative, un po’ di umiltà in più farebbe bene a molti. Chi riesce a lavorare e ha voglia di rischiare se n’è andato all’estero (io spingo tutti a provare) e come dicevo prima, chi se n’è andato negli ultimi 5 o 6 anni non tornerà più indietro. Troppo diverso il mondo del lavoro fuori dall’Italia e, purtroppo, in meglio! Bravi ragazzi portate alto il nome dell’Italia!

Le immagini per l’intervista sono fornite dall’Ufficio Stampa dell’artista/manifestazione. Si declina ogni responsabilità riferibile ai crediti e riconoscimento dei relativi diritti.

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