“Non per vantarmi ma avevo capito tutto, un uomo avanti” sulla vita di Pasolini è il secondo semifinalista al RomaFringe Festival

Scritto e diretto da Massimo Mirani e Daria Veronese,che firma anche la regia,  vede nei panni di Pier Paolo Pasolini lo stesso Mirani. Una scenografia semplice, essenziale, un tavolo da bar, una sedia, uno schermo, fanno da cornice ad un intenso monologo dove dalla morte per omicidio del poeta si ripercorre, a ritroso in maniera discontinua, la vita del Pasolini. Frammenti sparsi di una vita, come tessere di un puzzle, sembrano inizialmente buttati li sul palco.

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Frammenti di vita e storia che vanno poi a ricomporsi lentamente nell’estrema complessità  e poliedricità della biografia di uno degli intellettuali più amati/odiati,  conosciuti  e bistrattati della storia Italiana. Pasolini poeta, politico, omosessuale; Pasolini figlio, regista, mentore, amante dalla sessualità vorace; Pasolini “alieno” costantemente avanti rispetto al suo tempo.  Mille facce di un diamante  fortemente incluso e sporco dalla luce spuria e carismatica. Mirani sostiene abbastanza bene il testo che per scelta drammaturgica è spezzettato, discontinuo, frammentato, sfrangiato, in perenne bilico tra passato e presente.  Il ritmo è abbastanza buono e cerca un buon compromesso tra testo e recitato. La regia di Daria Veronese è pulita, lineare probabilmente per non sovraccaricare ulteriormente un testo che seppur molto ben scritto per sua stessa natura è molto articolato e ricco di  dettagli e sfumature che se non ben gestite possono risultare trappole.

Non per vantarmi  ma avevo capito tutto è uno spettacolo per certi versi estremamente coraggioso non solo perché sceglie di raccontare l’uomo Pasolini, soprattutto perché  non sceglie la strada facile della linearità. Nel complesso lo spettacolo  manca forse in alcuni punti di un sguardo più approfondito ,più tangibile, concreto.

Si ha come la sensazione di assaporare un immagine, una parola, uno sguardo, un movimento che subito dopo non c’è più lasciandoti con una sorta di destabilizzante curiosità e attesa.

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