Giuseppe Fiorello in “Penso che un sogno così…”, commuove il Sistina

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In scena al Teatro Sistina, dal 24 al 29 novembre, Giuseppe Fiorello con lo spettacolo “Penso che un sogno così…” vola sulle note di Domenico Modugno raccontando la sua infanzia, l’Italia di quegli anni, suo padre e la Sicilia. Una storia scritta insieme a Vittorio Moroni e diretta da Giampiero Solari.

Parlando con Mimmo e un Fiorello picciriddu, ricorda il bambino timido che era, il padre uguale uguale a Modugnotanto che sembravano fratelli” e racconta la storia di un uomo “che voleva fare l’artista”, ma non è riuscito a realizzare il suo sogno, camminando per la vita sulle note delle canzoni salentine della grande voce italiana.

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I ricordi si susseguono nella memoria del più giovane dei Fiorello che ride di quel bambino timidissimo che cresceva zittu zittu perdendo la testa dietro ai sogni, fantasticando con il sostegno di suo padre e di Mimmo.

Con estrema fluidità pannelli scenici suddividono lo spettacolo. A tratti condividono la scena Fiorello e i musicisti Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma introducendo in modo del tutto naturale le canzoni di Mr. Volare mescolando persone e vicende.
La scena si snoda tra storie, aneddoti e canzoni di un periodo magico e lontano. Sullo sfondo la vita di un giovane meridionale che lascia la propria terra per inseguire un sogno, diventando l’artista più amato del momento, acclamato fino in America.

Senza concedersi nemmeno una pausa Fiorello trascina il pubblico tra sorrisi e emozioni in una ricostruzione italiana passata e nostalgica e con lui ci si ritrova a cantare, ognuno dentro di sé, sulle note di “Nel blu dipinto di blu”, “Io mammeta e tu” passando per la “Donna riccia” e “Lu pisci spada”. Canzoni che hanno fatto la storia e che nemmeno i giovani hanno dimenticato.

E Beppe parla, parla con se stesso bambino e ci fa entrare a casa di sua nonna, raccontando con frizzante ironia vicende quotidiane di una famiglia siciliana numerosa e chiacchierona, ci accompagna alla festa di paese del Santo patronu presentandoci il boss siculo-americano, ballando la pizzica di Mimmo, svelando i cambiamenti del tempo in cui le fabbriche nascevano e portavano lavoro al sud, spazzando via “sale sapone archeologia e natura”. Sorgeva il petrolchimico in terra sicula e al picciriddu sembrava di vedere l’America con quelle nuvole di fumo bianco sul mare.

Fiorello con gli occhi sognanti di un bambino insegue sogni e realtà tra emozioni forti e sorrisi nostalgici narra la voglia di vivere, fantasticando sul futuro, ma affrontando con coraggio le occasioni che la vita offre come ha fatto l’uomo protagonista dei suoi ricordi, suo padre, sempre accompagnato dalla voce di Modugno, colonna sonora della sua infanzia.
Il nostalgico spettacolo termina con un’ultima appassionata rievocazione dell’eterno “Vecchio frack”, che unisce il pubblico in uno scrosciante, commosso e emozionato applauso.

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