Come ogni anno di questo periodo, ci si prepara alla kermesse della musica italiana. Il Festival di Sanremo giunge alla sua 68a edizione. Pronti alla griglia di partenza cercheremo di raccontare la settimana della musica proponendo una sorta di guida, che chiameremo “pillole di Sanremo”.  Per chi non l’ha mai seguito o si è perso alcuni passaggi o è stanco di non capire di cosa stiano parlano i colleghi sui social e davanti alla macchinetta del caffè. Inoltre, come abbiamo fatto per la scorsa edizione, proporremo un live blogging dei punti salienti delle serate.

 

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Arriviamo alla nostra edizione del 2018. Quest’anno i numeri da eguagliare sono alti: l’anno scorso, l’edizione 2017 fu la più seguita degli ultimi 10 anni, con un 50,6% di share. L’edizione era targata Maria De Filippi e Carlo Conti. Per dovere di informazione, tra le performance numeriche peggiori,  si ricordano le edizioni di Simona Ventura e Giorgio Panariello.

Quest’anno a gestire uno degli eventi mediatici più grossi (in termini di presenze, spostamento di persone e soldi) nazional popolare ci saranno Claudio Baglioni, Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino.

Qui è il momento in cui ilFattoQuotidiano si mette le mani nei capelli e insinua che

Stai a vedere che il Festival di Sanremo “popolar-nazionale” orchestrato da Claudio Baglioni verrà salvato dagli ospiti. Un aspetto è innegabile e palese agli occhi di tutti: visto sulla carta, quello in partenza martedì 6 febbraio si presenta come uno dei più deboli dell’ultimo decennio.

Sostenendo che la situazione verrà ripresa in extremis dagli ospiti e super ospiti.

Qui al momento vogliamo essere ottimisti e vediamo che succede.

Un’altra chiacchiera da bar su cui spesso ci si sofferma è quella dei compensi.

Pillole di Sanremo
Pierfrancesco Favino, Claudio Baglioni, Michelle Hunziker

Claudio Baglioni 600mila euro (Bonolis  1 milione di euro per lo stesso ruolo nel 2009 e 1,2 milioni per Giorgio Panariello nel 2006).  Michelle Hunziker 400mila euro e Pierfrancesco Favino 300mila euro.

In molti potrebbero sentire l’irrefrenabile istinto di INDIGNAZIONE!!!!111!1!11

Ma a ben vedere la manifestazione canora, non è solo canora ma di investimenti.

Ci sono sponsor disposti a pagare più di 200 mila euro per un singolo spot di 15 secondi su Rai Uno, la sera della proclamazione, e non perchè siano dei folli, ma perchè il Festival di Sanremo è ufficialmente il nostro “SuperBowl”.

Qualche esempio

Tim ha riconfermato la sua sponsorship. Una sponsorship che l’anno scorso era stata considerata da molti “troppo invasiva”.

Per chi non lo ricordasse per tutte le serate del festival abbiamo assistito alla proiezione di diversi video del giovane Sven Otten, il ballerino vestito di blu più virale degli ultimi due anni (realizzati con scenografie di CineCittà, quindi altri investimenti e altra gente che lavora)

Durante le serate si fece un gran parlare del ritorno di Mina. Venne lanciato l’hastag #MinaSanremo. L’ultima sera ecco sul palco la coreografia, con tutto il corpo di ballo, sulle note di All Night di Parov Stelar, martellante jingle della Tim,  reinterpretato (registrato) da Mina. Investimento di Tim sul festival di ben  €7 milioni.

Morale della favola: da tutta la pubblicità, andata in onda dal 7 all’11 Febbraio, la Rai ha incassato circa 25,5 milioni di euro.

Se ci pensiamo un attimo, ecco che con circa 8 minuti di spot, ci esce pure lo stipendio della baby sitter della Hunziker!

Nota, neanche tanto, a margine

Magari potremmo ragionare sul fatto che molti dipendenti Tim (ex Sip) siano in contratto di solidarietà. E che anche quest’anno ci sarà una delegazione a protestare all’Ariston contro l’ulteriore abbassamento dello stipendio  (circa 1000,00 euro all’anno) per pagare i nuovi assunti che entrano al posto dei pre-pensionati. Magari.

 

Fonte foto
Riviera Time

 

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