Presentato oggi al Festival Internazionale del Film di Roma La foresta di ghiaccio con Emir Kusturica.

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Diretto da Claudio Noce con l’apporto di un cast che può vantare nelle sue fila oltre al regista di Sarajevo, anche Ksenia Rappoport, Domenico Diele e Adriano Giannini.
Prodotto da Andrea Paris e Matteo Rovere insieme ad Ascent Film e Rai Cinema, il film, distribuito dalla Fandango, uscirà nei cinema il 13 novembre.

La foresta di ghiaccio
Claudio Noce

Noi della Nouvelle Vague Magazine eravamo alla conferenza stampa e ve la raccontiamo.

Nel finale si risolve solo la vendetta, le altre storie forse no, perché?
Fin dall’inizio il progetto nasce su una dicotomia positiva. Quella cimentarci in un film di genere che deve in qualche modo sottostare a certe regole e certi meccanismi. Dall’altra la voglia di non abbandonare un cinema che guardi alle emozioni e ai personaggi. Ho messo sulla bilancia nel finale la possibilità di arrivare su quella diga e svelare tutto , con un livello emotivo minore, o invece, come ho fatto, arrivare lassù con un forte impatto emotivo su i personaggi.

Che difficoltà avete avuto per girare in quei luoghi? Che budget avete avuto a disposizione?
La difficoltà più grande è stata proprio confrontarci con un ambiente speciale ed ideale ma davvero duro. Era quel che vedete esattamente nel film. Ha aiutato tanto gli attori ad entrare nei loro personaggi. Il budget invece è stato di 1400000 euro.

Adriano, il regista dice nelle note che ti sei preso un certo carico sul tuo personaggio, ci spieghi il perché?
C’erano molte difficoltà legate a questo personaggio e con Claudio abbiamo iniziato a parlarne un paio d’anni prima dell’inizio delle riprese. Da subito lui pensava a me per interpretare il mio ruolo. Avevo delle perplessità riguardo al fatto che potessi confondermi con quei visi scolpiti dal vento e dal freddo dando credibilità al mio personaggio. Lui ha avuto molto più coraggio di me ma forse alla fine ha avuto ragione. Tecnicamente c’è stato un gran lavoro sui costumi e sulla pesantezza fisica di questo personaggio. Ho mangiato polenta e capretti per arrivare col viso più gonfio per tentare di deformare la mia figura e levare di dosso i Parioli, dove sono cresciuto, ed avvicinarmi il più possibile a quelle valli.

Ksenia: Con Claudio abbiamo fatto un grande sfozo per costruire il personaggio prima di iniziare le riprese. Con il trucco ed i costumi. In quel periodo mi sono fatta tante domande. Dalla sceneggiatura la storia ed il passato della mia vita non era troppo chiaro. Mi sembrava troppo misterioso il mio personaggio e volevo farla essere più riconoscibile. Invece poi ho capito a pieno cosa cercava da quel ruolo Claudio. Io l’ho definita l’orso della favole russe. Un animale che fa paura ma che è fondamentalmente buono. Nei nostri racconti popolari l’orso arriva sempre a salvare gli altri animali.

Come è stato lavorare con Emir Kusturica?
“Non nascondo la paura che avevo all’idea di dirigere un mostro sacro del cinema come Emir. Quella mia paura però ho cercato di trasformarla in forza. Lui è stato molto collaborativo . Inizialmente, soprattutto nel primo giorno di set mi ha studiato molto. Poi ha iniziato a fidarsi ed è in quel frangente che è nata la nostra collaborazione. Lui metteva molto di suo e ogni tanto mi faceva delle sorprese. A volte il suo modo di vedere alcuni aspetti del cinema come ad esempio la violenza , non era esattamente aderente a questi tipo di film. Quindi potete immaginare come mi sia sentito, non era facile dire ad Emir che quella direzione non era quella giusta per me. Nel suo cinema a volte la violenza è trasposta in maniera ironica e grottesca, qui non avrebbe funzionato. Mi ha lasciato comunque certi insegnamenti che porterò per sempre dentro. C’è una frase in particolare che mi ha detto: “ Conosco il dolore dei tuoi occhi. Ogni volte che facciamo i nostri film la vita muore, ricordati che poi tornerà. Io per questo dolore sono 8 anni che non faccio un film ( ora finalmente però lo sta facendo) .”

Claudio, ritieni che sia un film difficile da proporre al pubblico?
Io mi aspetto che il film piaccia al pubblico. E’ un film che ha una visione libera e che c’ha dato la sensazione di avere tra le mani un lavoro che sia trasversale e che possa piacere ad un pubblico eterogeneo. I ragazzi apprezzano questo film, l’abbiamo capito facendo delle proiezioni. Perciò spero non sia difficile per nulla. Complesso narrativamente parlando ma con un linguaggio che arrivi a più persone possibili.

Ksenia, cosa rappresenta per te questa finestra nel cinema italiano?
E’ una porta più che una finestra che mi fa entrare in un “Paese delle Meraviglie”. Una porta che mi ha aperto anni fa Tornatore. Rimango sempre sorpresa quando mi chiamano a fare un film di nuovo in Italia. Non capisco bene il perché ma ne sono felicissima! Sono proposte a volte molto più interessanti di quelle che mi arrivano in Russia.

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