Inizia domani il festival di Cannes 71 che sarà ricordato, si spera non solo per questo, per la sua guerra ai “selfie“.

A disotterrare l’ascia di guerra contro gli apprendisti (auto)fotografi è stato Thierry Fremaux in persona dall’alto della sua carica di delegato generale del Festival di Cannes e il direttore dell’Istituto Lumière di Lione. Senza mezzi termini ha detto :

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 Li abbiamo vietati per due ragioni: una di tipo tecnico perché rallentano il ritmo di marcia sul tappeto rosso e le proiezioni e una di tipo filosofico perché Cannes è basata sul desiderio e il segreto e la pratica dei selfie va contro questa magia del tappeto rosso”.

Come se non bastasse il Presidente Pierre Lescure ha sottolineato senza eccessivi giri di parole che

A Cannes si va per guardare, non per essere visti. Ed in più di 9 volte su 10 i selfie sono brutti

Amen.

Siccome non bastava litigare con tutti quelli che volevano farsi ritrarre con le star  sulle scale più celebri del mondo della celluloide, hanno pensato bene che sarebbe stato carino anche litigare con i giornalisti. Come fare ? Semplice. E’ bastato abolire la griglia delle proiezioni anticipate per la stampa.

Anche le partite la stampa le vede allo stadio

dicono dalle parti della Croisette e quindi, tra non pochi mugugni, la stampa avrà la proiezione delle 19 in contemporanea con quella di gala, mentre il film delle 22 si vedrà la mattina dopo alle 8,30. Altro amen.

Porta in faccia a Netflix

Gli esercenti francesi hanno puntato i piedi, sbattuto i pugni sul tavolo, sbraitato e lanciato anatemi affinché Netflix venisse lasciato fuori dal festival.

Hanno vinto, Fremaux non ha messo in programma nessun film prodotto dalla celebre piattaforma digitale.

Ma questo deve far riflettere non poco, perché l’impressione è che abbiano vinto la battaglia 2018 ma difficilmente vinceranno la guerra perché un festival come Cannes (ed i maggiori festival cinematografici) non possono più ignorare una realtà come Netflix anzi dovrebbero cominciare a fare anche i conti con loro. Invece di salvare il proprio orticello gli esercenti dovrebbero cominciarsi a porsi delle domande sul futuro dell’industria cinematografica e quindi sulle nuove tecnologie e forme di comunicazione.

Recentemente Reed Hastings, CEO di Netflix, ha ammesso che anche loro hanno sbagliato nella gestione della querelle con il Festival di Cannes.

Niente amen, ne riparleremo.

#MeToo

Il primo festival DW (dopo Weintstein) che qui era padrone assoluto. Del giorno, in cui faceva affari da capo giro, e della notte, terreno di caccia per giovani prede. Probabilmente non mancherà a nessuno.

Il primo passo del MeToo da parte del festival è stato proprio quello di assegnare la presidenza ad una donna, Cate Blanchett, e di sbilanciare anche la giuria che è a maggioranza femminile.

Poca Hollywood e tanta Europa

A differenza dell’anno scorso, Cannes 71 sarà un festival che parlerà italiano : ci presentiamo in concorso con Dogman di Matteo Garrone e Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher. In Certan Regard troviamo il secondo film di Valeria Golino, Euphoria. Alla Quinziane invece ci presentiamo con Troppa grazia di Gianni Zanasi e La strada di Samouni di Stefano Savona.

In qualche modo anche il film di apertura Todos lo saben di Asghar Farhadi con Penelope Cruz e Javier Bardem parla italiano visto che è coprodotto da Andrea Occhipinti e Rai Cinema.

Le star sulla Coisette

Sulla Croisette vedremo, oltre a Cate Blanchett, anche Kristen Stewart, Léa Seydoux, Andrew Garfield, Adam Driver,  il cast del nuovo Star Wars, Emilia Clarke, Alden Ehrenreich, Woody Harrelson, Jake Gyllenhaal, Marion Cotillard a Isabelle Adjani, Uma Thurman e Matt Dillon. Insomma anche senza selfie sarà un bel vedere.

La Selezione Ufficiale del Festival di Cannes 2018:

Concorso:

  • TODOS LO SABEN (EVERYBODY KNOWS) di Asghar Farhadi (film d’apertura)
  • EN GUERRE (AT WAR) di Stéphane Brizé
  • AHLAT AGACI (THE WILD PEAR TREE) di Nuri Bilge Ceylan
  • AYKA di Sergey Dvortsevoy
  • DOGMAN di Matteo Garrone
  • LE LIVRE D’IMAGE di Jean-Luc Godard
  • UN COUTEAU DANS LE CŒUR (KNIFE + HEART) di Yann Gonzalez
  • NETEMO SAMETEMO (ASAKO I & II) di Ryusuke Hamaguchi
  • PLAIRE AIMER ET COURIR VITE (SORRY ANGEL) di Christophe Honoré
  • LES FILLES DU SOLEIL (GIRLS OF THE SUN) di Eva Husson
  • ASH IS PUREST WHITE di Jia Zhang-Ke
  • SHOPLIFTERS di Kore-Eda Hirokazu
  • CAPHARNAÜM (CAPERNAUM) di Nadine Labaki
  • BUH-NING (BURNING) di Lee Chang-Dong
  • BLACKKKLANSMAN di Spike Lee
  • UNDER THE SILVER LAKE di David Robert Mitchell
  • THREE FACES di Jafar Panahi
  • ZIMNA WOJNA (COLD WAR) di Pawel Pawlikowski
  • LAZZARO FELICE di Alice Rohrwacher
  • YOMEDDINE di A.B Shawky
  • LETO (L’ÉTÉ) di Kirill Serebrennikov

Fuori concorso:

  • SOLO: A STAR WARS STORY di Ron Howard
  • LE GRAND BAIN di Gilles Lellouche
  • THE HOUSE THAT JACK BUILT di Lars von Trier
  • THE MAN WHO KILLED DON QUIXOTE di Terry Gilliam (film di chiusura)

Séance de Minuit:

  • FAHRENHEIT 451 di Ramin Bahrani
  • WHITNEY di Kevin Macdonald
  • ARCTIC di Joe Penna
  • GONGJAK (The Spy Gone North) di Yoon Jong-Bing

Séance Spéciale:

  • 10 YEARS IN THAILAND di Aditya Assarat, Wisit Sasanatieng, Chulayarnon Sriphol & Apichatpong Weerasethakul
  • THE STATE AGAINST MANDELA AND THE OTHERS di Nicolas Champeaux & Gilles Porte
  • O GRANDE CIRCO MÍSTICO (LE GRAND CIRQUE MYSTIQUE) di Carlo Diegues
  • LES ÂMES MORTES (DEAD SOULS) di Wang Bing
  • À TOUS VENTS (TO THE FOUR WINDS) di Michel Toesca
  • LA TRAVERSÉE di Romain Goupil
  • LE PAPE FRANÇOIS – UN HOMME DE PAROLE (POPE FRANCIS – A MAN OF HIS WORD) di Wim Wenders

Un Certain Regard:

  • DONBASS di Sergey Loznitsa (film d’apertura)
  • GRÄNS (BORDER) di Ali Abbasi
  • SOFIA by Meyem Benm’Barek
  • LES CHATOUILLES (LITTLE TICKLES) di Andréa Bescond & Eric Métayer
  • LONG DAY’S JOURNEY INTO NIGHT di Bi Gan
  • MANTO by Nandita Das
  • À GENOUX LES GARS (SEXTAPE) di Antoine Desrosières
  • GIRL di Lukas Dhont
  • MUERE, MONSTRUO, MUERE (MEURS, MONSTRE, MEURS) di Alejandro Fadel
  • GUEULE D’ANGE (ANGEL FACE) di Vanessa Filho
  • EUFORIA di Valeria Golino
  • RAFIKI (FRIEND) di Wanuri Kahiu
  • MON TISSU PRÉFÉRÉ (MY FAVORITE FABRIC) di Gaya Jiji
  • DIE STROPERS (THE HARVESTERS) di Etienne Kallos
  • IN MY ROOM di Ulrich Köhler
  • EL ANGEL di Luis Ortega
  • CHUVA E CANTORIA NA ALDEIA DOS MORTOS (THE DEAD AND THE OTHERS) di João Salaviza e Renée Nader Messora
  • THE GENTLE INDIFFERENCE OF THE WORLD di Adilkhan Yerzhanov
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