Il performer italiano, impegnato fino a inizio aprile al Ronacher di Vienna con un nuovo allestimento in lingua tedesca del celebre musical “Cats”, ha sfruttato il periodo di lockdown per sviluppare numerosi progetti musicali, frutto di almeno un anno di lavoro.

Dopo la pubblicazione di un primo album di cover, scelte dal repertorio musical, Riccardo Sinisi compie un ulteriore passo nel suo percorso artistico, creando il suo primo singolo: I Guess I Had a Dream, disponibile dal 29 maggio su oltre 250 piattaforme di streaming musicale, tra le quali Spotify e Amazon Music.

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Il brano, che evoca stilisticamente le atmosfere del teatro musicale anglosassone, racconta la storia di un amore non corrisposto.

Riccardo, come si è sviluppato il tuo nuovo percorso musicale?

Con il mio producer, Nando Remondino, nel giro di due anni abbiamo registrato diverse canzoni tratte dal repertorio musical, che abbiamo raccolto in un cd, intitolato Cover – Vol.1, pubblicato un mese e mezzo fa su tutte le piattaforme. Circa un anno fa, io dico a Nando:

“Mi piacerebbe che qualcuno scrivesse una canzone per me”.

Lui ha raccolto la sfida e ci siamo messi in pista: il risultato è questo brano, che si intitola I Guess I Had a Dream, con la musica di Nando e le liriche (in inglese) di Alice Gallo, che rappresentano realisticamente la storia che volevo raccontare in questa canzone.

Ovvero?

Il brano racconta di due persone che si amano, senza distinzione di genere, ma si tratta di un amore non ricambiato, perché uno di loro ha un’altra relazione. La prospettiva è quella dell’amante, che vive i momenti con la persona che ama nella consapevolezza che non saranno mai esclusivi l’uno per l’altra.
Le relazioni a metà capitano nella vita: a me è capitato di essere stato amante, ed è stata una sensazione bellissima e orribile allo stesso tempo, perché dopo un po’ che ti trovi un relazione del genere, ti rendi conto che mancherà sempre qualcosa.

Nel tuo caso, dopo il lockdown a Vienna, cosa è successo e cosa succederà?

Diciamo che, se c’è qualcosa di positivo in questa situazione – che di positivo ha poco – è che il lockdown sta dando tempo a noi artisti di fare altro che non sia esclusivamente la vita sul palcoscenico.
Tornerò in Italia a giorni, perché presumibilmente, Cats non sarà di nuovo in scena fino all’autunno, ma poi resterò a Vienna almeno fino a luglio 2021, perché il contratto per lo spettacolo ha una durata di due anni. Nel frattempo, sto studiando il tedesco.. parlarlo è ancora una bella sfida!
Preferisco comunque non dovermi sempre spostare e cambiare casa, lavoro e amici.

I tuoi colleghi nella compagnia come stanno vivendo questo periodo?

Si tratta di una compagnia internazionale, metà dei miei colleghi provengono da Londra e, tra di noi, si parla in inglese. Adesso praticamente non c’è più nessuno a Vienna, ognuno è tornato nel proprio paese d’origine. Il teatro ci offre cinque work-out a settimana su Zoom (non obbligatori), per tenerci in allenamento.

Con l’auspicio che la vita di palcoscenico possa riprendere al più presto, come potrebbe evolvere questa “virata solista” del tuo percorso artistico?

Guarda, molto banalmente, io canto da una vita, ho iniziato facendo piano bar. Io non potrei vivere senza, ballare, cantare e recitare. Non sto pensando di “scalare le classifiche” con questo brano, anche perché è un genere di musica che si rivolge a un pubblico di “affezionati”. Poi, da cosa nasce cosa, chi lo sa…

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