Ripensamenti, la storia di uno spettacolo che non voleva terminare

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Ha finalmente avuto inizio l’edizione 2018 del Roma Comic Off, il festival della comicità che promette di accompagnare il popolo romano nella transizione tra la calda estate e il malinconico autunno.

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Ad inaugurare i primi giorni della rassegna, che andrà avanti fino al 23 settembre in gran parte dei teatri dell’Urbe, è stato Ripensamenti al teatro Trastevere, di e con Federica Colucci e Bruno Governale.

Ripensamenti
Ripensamenti

E proprio dal titolo possiamo partire dato che, voluto o meno, i due atti sembrano effettivamente il risultato di un ripensamento avvenuto tra la fine del primo e l’inizio del secondo in cui, dopo un salto temporale, il tono, il ritmo e l’atmosfera della rappresentazione subiscono uno shock inaspettato in grado di regalare un sincero effetto sorpresa nel pubblico.

Sfortunatamente, sebbene l’idea in sé possa risultare alquanto originale, anche lo spettatore più appassionato e devoto al teatro non sarebbe in grado di arrivare alla conclusione dell’ora e 40 minuti di spettacolo senza un certo grado di noia, dovuta non al testo o alla performance dei protagonisti, sebbene alcuni scambi tra loro vengano fuori senza particolare energia, ma semplicemente a delle lungaggini che, se rimosse, migliorerebbero notevolmente Ripensamenti.

Ripensamenti - Secondo atto
Ripensamenti – Secondo atto

I due atti, infatti, durano semplicemente troppo e le ripetizioni di alcuni sketch nella prima parte, nonostante questa meccanica faccia parte dell’abc della commedia, finiscono inevitabilmente per creare più fastidio che divertimento portando lo spettatore a non godere appieno del cambio di rotta del secondo atto, caratterizzato da un’ottima regia ed interessanti monologhi.

Un taglio di entrambe le parti ed una migliore amalgama tra le due sarebbe in grado di trasformare Ripensamenti in un percorso dallo storytelling emozionante e delicato, capace di mostrare la sofferenza e la tristezza che cerchiamo di nascondere quotidianamente sotto un tappeto di cattiverie e invidie così ingombrante da non farci rendere conto che anche la persona accanto a noi sta vivendo dentro di sé una tragica battaglia.

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