La versione 2.0 del musical di Beppe Dati, riadattato e diretto da Mauro Simone, purtroppo risulta carente dal punto di vista scenografico; ciononostante, Manuel Frattini, in splendida forma, guida eroicamente una  banda di performer/fuorilegge assolutamente in grado di sostenere al meglio uno spettacolo molto più simile a un family show che a un musical.

Robin Hood il musicalManuel Frattini torna al Teatro Alfieri di Torino indossando, ancora una volta, i panni di Robin Hood, un eroe quotidiano, consapevole di dover trovare la forza per riconquistare se stesso, nella nuova edizione del musical co-prodotto da Tunnel e Medina Produzioni, con le musiche di Beppe Dati, la regia di Mauro Simone e le coreografie di Gillian Bruce.

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Un allestimento 2.0, che punta troppo su videoproiezioni 3D, le quali risultano un piacevole colpo d’occhio, ma il cui impiego massiccio non arricchisce la messa in scena, bensì rende evidente la mancanza di un progetto scenografico articolato; è dunque lecito domandarsi se differenti soluzioni scenografiche siano state ritenute alla radice “inutili marchingegni”, per citare una delle canzoni presenti nello spettacolo…

Il cast

Fortunatamente, il rovescio della medaglia è rappresentato da un cast di performer tutti all’altezza della situazione, che si muovono agilmente e con disinvoltura sul palcoscenico, grazie alle trascinanti coreografie di Gillian  Bruce; da segnalare in particolare l’apertura del secondo atto, con un numero di tap, che è forse l’unico momento che trasporta efficacemente il pubblico nelle atmosfere di una tradizione, non solo geografica, ma anche culturale, tramandata da oltre 800 anni.

La regia di Mauro Simone procede disinvolta sui binari di un nuovo adattamento che è un omaggio all’omonima pellicola firmata Walt Disney; nel testo non mancano, inoltre, citazioni di altri classici disneyani (La spada nella roccia) oppure di musical della cosiddetta “età dell’oro” (Oklahoma e molti altri), quasi tutte affidate a uno Sceriffo di Nottingham, improbabile aspirante cantante di musical (Pietro Mattarelli).

A livello di drammaturgia musicale, rispetto all’edizione 2009, sono stati mantenuti i brani più significativi (Siamo inutili marchingegni, I poveri di sempre, Due bambini…); suscita perplessità la presenza – spesso ravvicinata all’interno della partitura – di company number e I am song, che, se da un lato esaltano la qualità performativa degli interpreti, dall’altro finiscono per indirizzare l’attenzione del pubblico sul personaggio, rendendo non sempre dinamico il ritmo dello spettacolo.

Robin Hood il musicalSi è comunque quasi portati a simpatizzare per il Principe Giovanni, nella mirabolante e coinvolgente interpretazione di Gabriele Foschi; così come per i viscidi e ammiccanti risvolti del personaggio di Sir Snake (Andrea Verzicco); o ancora la disillusa e trascinante saggezza di Fra Tuck (Maurizio Semeraro).

Giulio Benvenuti e Federica Celio, nei rispettivi panni di Little John e Lady Belt, sono complementari a livello interpretativo, grazie a una buona padronanza dei tempi comici, ma soprattutto del linguaggio non verbale.

La sorpresa

Fatima Trotta, nei panni di Lady Marian, si rivela l’autentica sorpresa dello spettacolo: se il canto poteva, infatti, sembrare materia alquanto ostica per  il volto televisivo di Made in Sud, la showgirl ha dimostrato, al di là di ogni aspettativa, di aver conquistato un’adeguata padronanza delle competenze richieste a una performer.

Instancabile come sempre, Manuel Frattini è il mattatore di uno spettacolo rivisitato in un’insolita, ibrida forma tra musical e family show.

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