Parlare di un maestro come Armando Trovajoli vuol dire sfogliare le pagine più importanti del cinema e del teatro italiano. Trovajoli nasce a Roma nel 1917, sin dall’infanzia, a soli quattro anni, comincia a suonare il violino, impegnandosi successivamente nell’apprendimento del pianoforte in sui si diplomerà a pieni voti presso il conservatorio di Santa Cecilia sotto la guida del Maestro Libero Barni.

La carriera di Trovajoli spazia in ogni campo, profondo amante del Jazz, egli è tra i musicisti più eclettici del nostro tempo, una mente geniale e dal profondo estro.

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Le sue colonne sonore, dalla Ciociara di Vittorio de Sica ai I Mostri di Dino Risi passando per Il Dramma della Gelosia di Ettore Scola, hanno influenzato generazioni di compositori.

“La musica è una fonte inesauribile di infantilismo. Io credo che chi fa musica è sempre un bambino. Io ho novantacinque anni ma penso come se ne avessi sei. Perché abbiamo un altro mondo dentro: un mondo che suona, un continuo carillon, una continua ninna nanna che però non ti addormenta, ma è un accompagnamento, una nenia che ti culla per il resto dei tuoi giorni”

Con queste parole, in una delle ultime interviste che il maestro rilasciò a La Repubblica, Trovajoli descrive il suo mondo fatto di note, quelle costruzioni sonore che lo accompagnarono per tutta la vita.

Lo scorso 30 maggio la città di Roma, alla presenza del sindaco Alemanno, ha voluto omaggiare Trovajoli dedicando a questo grande maestro il ponte della Musica, l’importante opera architettonica progettata dallo studio inglese Powell – Williams e inaugurata nell’aprile del 2011.

La cerimonia ha visto avvicendarsi molti personaggi dello spettacolo che hanno conosciuto e ammirato il maestro Trovajoli: Christian De Sica, Enrico Montesano, Gianluca Guidi, Serena Autieri, Pippo Baudo hanno voluto celebrare la memoria del grande artista.

“Sono stanco. Per fare progetti bisognerebbe che arrivasse un signore e mi dicesse: c’è questa cosa da scrivere, ecco il soggetto. Allora forse lo farei, allora prenderei fuoco, ma non so: forse sarebbe un fuoco di paglia. Potrebbe cominciare bruciando e poi spegnersi per mancanza di forze. Dopo la morte non c’è nulla, ne sono sempre più convinto. No, dopo non c’è nulla: quando è finita è finita, non c’è metempsicosi, non c’è reincarnazione, non c’è ritorno, non c’è niente di niente. È una convinzione che ho maturato durante la guerra. Cosa vuoi raccomandarti a Dio? Se muori, muori. Quando vado da papà e da mamma nel cimitero di Sangemini, due o tre volte all’anno, so benissimo che è una commedia quella che faccio».

Le ultime parole, rilasciate durante un’intervista lo scorso dicembre, correvano verso la morte, verso quel nulla che attende inesorabile e che non lascia via d’uscita, ricordare il maestro Trovajoli è un atto dovuto ad un uomo che ha lasciato un profondo segno grazie alle sue opere e al suo amore per la musica, la memoria di questo grande uomo scomparso lo scorso marzo è un gesto imprescindibile per la conservazione e la valorizzazione della nostra cultura nazionale.

 

 

n.d.r. L’intervista citata è apparsa il 02.12.2012 in La Repubblica a cura di Laura Laurenzi.

 

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