Intervista a Valerio Vicari, direttore artistico e fondatore della Roma Tre Orchestra

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Roma Tre Orchestra nasce ufficialmente nel 2005 con l’intento di diffondere la cultura musicale tra i giovani, anche se l’attività del suo fondatore e attuale direttore artistico, Valerio Vicari, affonda le radici nella passione che da sempre lo anima fin dalla adolescenza. L’orchestra è oggi una realtà apprezzata e conosciuta che si esibisce in concerti sinfonici e cameristici, nelle sedi di Ateneo, l’Università Roma Tre, e in molti importanti luoghi della cultura musicale ed è inoltre spesso ospite prestigiosa di eventi originali, come è accaduto nel mese di luglio in collaborazione con Teatro di Roma. I programmi musicali, così come la comunicazione, sono sempre accurati e dettagliati, pregevoli per gli esperti e accattivanti anche per chi non è abituato al repertorio classico. Un classicismo, poi, che si estende anche ad autori del 900 come Piazzolla, Rota, Morricone e Girotto.

Far crescere l’amore per il grande repertorio, soprattutto tra le nuove generazioni, e aiutare i professionisti della musica, con un occhio di attenzione nei confronti dei giovani di talento restano però le lungimiranti finalità di questa Istituzione, come ci racconta Valerio Vicari.

Come è nata l’idea ambiziosa di creare una realtà musicale come la Roma Tre Orchestra?

Nacque nel lontano 2000… avevo 20 anni ed ero studente dell’Università Roma Tre. Era uscito un bando per attività culturali promosse dagli studenti… al liceo Giulio Cesare un paio di anni prima avevo già provato ad organizzare qualcosa di simile, mi sono detto “perché non tentare all’Università”. Ovviamente non mi rendevo conto di ciò a cui sarei andato incontro!

Nei 15 anni di attività qual è il ricordo che ti accompagna più spesso?

Ce ne sono troppi… l’entusiasmo, la gioia di stare insieme ai musicisti è sempre la stessa. Il godimento della parte musicale è sempre legato al piacere di condividere idee, pensieri con gli artisti che suonano con noi.

Roma Tre Orchestra – Foto di Diana Montini

C’è un luogo a cui siete più legati, per una esperienza passata o una progettualità futura?

Senza dubbio il Teatro Palladium, la nostra sede d’elezione per i concerti sinfonici. Il Teatro è di proprietà dell’Università, non può che essere la nostra casa.

Dopo il lockdown avete ripreso l’attività con una iniziativa originale: la musica dalle finestre del Teatro Argentina. Una modalità che unisce esigenze sanitarie e diffusione culturale, puoi parlarcene?

Abbiamo ricevuto questo gradito invito da parte di Giorgio Barberio Corsetti (direttore artistico di Teatro di Roma) e ne siamo stati molto felici. Il programma messo su, basato sul Novecento, è stato concordato naturalmente con lui, tenendo conto delle possibilità materiali che erano date dal far musica letteralmente affacciati dalle finestre dell’Argentina. Credo sia stato un momento esaltante, che la cittadinanza ha gradito molto. Poetico, a tratti anche commovente.

Il Teatro e la Musica che parlano alle persone verso l’esterno: questa scelta ha anche un valore simbolico?

Assolutamente sì, certamente. Il ritorno a fare musica “in presenza” come si dice adesso. Va bene il Netflix della cultura… ma lo spettacolo dal vivo è fatto innanzitutto da persone vive, che hai fisicamente di fronte a te.

Qual è la qualità più importante nell’ideazione di un progetto come questo?

La concretezza. Non lasciarsi prendere dall’emozione dell’idea, ma tenere sempre presente cosa si può materialmente fare e quali sono gli strumenti ad esempio più idonei alla situazione.

Nei programmi che proponete ha uno spazio importante l’originalità e la contemporaneità, ma accanto ad esse ascoltiamo giovani musicisti, spesso debuttanti: qual è il vostro rapporto con la tradizione?

Roma Tre Orchestra nasce per diffondere l’amore per la grande musica alle nuove generazioni. La scelta va sempre quindi per il repertorio alto: ma chiarezza nel repertorio non significa chiusura verso l’esterno e la contemporaneità, tutt’altro. I modi con cui questo repertorio si comunicano al pubblico d’oggi devono essere adeguati ai tempi.

Valerio Vicari – Foto di Serena Savatonio

Come vi rapportate alla presenza sui social e alla digitalizzazione degli eventi?

Per l’appunto: tutti i nostri eventi hanno piena copertura social, album di foto su Facebook, lanci su Instagram…è imprescindibile.

Come vedi il futuro dell’Orchestra?

Il più possibile legato al mondo fuori dai teatri. La sfida è portare la musica in piazza, nelle finestre, nel cuore delle persone. Nulla di elitario. Qualcosa di bello e possibile.

Avete altri progetti in cantiere?

Un ciclo su Richard Wagner. Ci avviciniamo al 2021, 150 dalla prima esecuzione di un’opera di Wagner in Italia (Lohengrin a Bologna nel 1871). Anche questo autore sembra difficile, complicato… non lo è affatto. Bisogna solo trovare il modo giusto di farlo conoscere al pubblico.

Se ti chiedessi il compositore preferito?

Ho 40 anni, e il concetto di “compositore del cuore” a quest’età suscita un misto di tenerezza e compassione. Però sarò onesto, in effetti un compositore del cuore ce l’ho, per tante ragioni, ed è proprio Richard Wagner.

E un concerto ideale? Chi metteresti fra i musicisti, chi in programma?

Il concerto ideale sarà un po’ quello che faremo il 25 novembre al Palladium, per festeggiare i 15 anni di attività: 3 concerti in uno, attaccheremo alle 19 e finiremo a mezzanotte. Il concerto ideale è quello che mi porterebbe a far suonare, in una sola serata, tutti gli artisti che sono stati cari a Roma Tre Orchestra in questi anni. Non è possibile, evidentemente, perché sono troppi, ma il 25 novembre proveremo comunque a fare del nostro meglio!

Materiale fotograficoDiana Montini (Foto Roma Tre Orchestra); Serena Savatonio (Foto Valerio Vicari e immagine di copertina)

Il materiale fotografico è stato fornito dall’ufficio stampa e utilizzato previa autorizzazione. Si declina ogni responsabilità riferibile ai crediti e riconoscimento dei relativi diritti.

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