Rosa di notte. Intervista a Priscilla Menin

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Parte il 2 ottobre la stagione all’Ar.ma Teatro, il primo spettacolo del cartellone firmato dalla direttrice artistica Daria Veronese è  Rosa di Notte, il sincero percorso emotivo di una donna operata al seno. Sul palco Priscilla Menin, Giovanni Paolo Palamara, Giordano Luci e Agnese Santini.

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Abbiamo intervistato l’autrice Priscilla Menin anche interprete di una storia autobiografica.

In scena Rosa di Notte. Perché questo titolo? 

La notte è emblema del dolore, il rosa è il colore della campagna contro il tumore al seno. Un gioco di parole voluto per evidenziare una apparente dicotomia: come può un colore tenue diventare più forte della notte? È un titolo che si ispira anche al mistero di luce-ombra affrontato da molte spiritualità (Ying-Yang, mistero della croce ecc.). 

Cosa racconta in questo spettacolo?

Lo spettacolo racconta del percorso emotivo di una donna operata al seno. Non si può generalizzare, perché ognuna ha una storia personale diversa. Ma io ho avuto un cancro al seno e  racconto la mia, purtroppo simile a quella di molte altre. Mettiamo in scena le emozioni più crude che possono attraversare una persona in un momento di perdita di punti di riferimento. Per questo la storia non riguarda solo l’esperienza del tumore al seno, ma anche l’esperienza di buio dell’essere umano, quando per reagire si lascia sopraffare da emozioni quali rabbia, bisogno di riscatto e odio.

Perché ha deciso di raccontare la sua storia?

È un’azione di sensibilizzazione indipendente inserita nel contesto dell’ottobre rosa. Ci sono molti modi di sensibilizzare, io ho scelto la strada più scomoda: far vivere al pubblico la crudezza di un’esperienza che ti cambia la vita.

Come artista sento fortemente la responsabilità e la vocazione a fare di questo dolore che ho vissuto un dono. Credo che ogni dolore abbia l’altra sua faccia che si chiama amore e voglio raccontarlo. E poi la mission del nostro gruppo è sempre stata “far vedere la luce mettendo in risalto le tenebre”. 

Quando pensa a quei momenti qual è l’emozione che ricorda maggiormente?

Quelle che vedrete in scena.

Qual è il messaggio principale che vuole lanciare con questo spettacolo?

Viviamo in una società che ci vuole sempre in forma, perfetti, consumatori e produttivi. Mettiamo maschere per sentirci e proporci così. Ma la verità e che c’è una cosa che ci accomuna tutti, per la quale sarebbe quasi da scendere nelle nostre piazze, suonare clacson e festeggiare: siamo tutti fragili e imperfetti.

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