Intervista con Saverio Marconi, regista, attore, produttore che, con la Compagnia della Rancia, ha decretato il successo del genere musical in Italia (da Grease a Pinocchio, passando per celebri titoli come Sweet Charity e The Producers).

Attualmente sta portando in giro per l’Italia “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”, un testo di Éric-Emmanuel Schmitt, grazie al quale ha scommesso personalmente ancora una volta sulla prosa. Una chiacchierata che lascia aperto uno spiraglio per continuare a parlare di musical…

Dopo il successo di Variazioni enigmatiche, il pioniere del musical italiano e la regista Gabriela Eleonori tornano a confrontarsi con un testo di Éric-Emmanuel Schmitt: Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, una narrazione intima, che parla agli spettatori guardandoli negli occhi mentre si compie l’affascinante rito tradizionale del tè turco.

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Una storia di emancipazione dall’infanzia, attraverso un percorso di conoscenza di sé grazie all’esplorazione di culture differenti, che si evolve nella sincera amicizia tra un tredicenne ebreo e un vecchio musulmano, proveniente dal Corno d’Oro, proprietario di una drogheria.

Saverio, si può definire un vero e proprio percorso quello che tu stai facendo attraverso i testi di Éric-Emmanuel Schmitt?

Più che un percorso, è proprio un amore. Io amo quest’autore, ho letto tutto di lui, mi piace tantissimo, quindi quando c’è stata l’occasione di fare anche Ibrahim ho pensato “Sì, sì, lo faccio subito”.

Sono andato a Bruxelles, insieme alla regista Gabriela Eleonori, abbiamo parlato con lui, ci siamo messi d’accordo riguardo ad alcuni aspetti della traduzione… ed eccoci qua! E’ una bella fatica, un lavoro molto impegnativo, ma semplice per il pubblico

Rispetto a Variazioni enigmatiche, questo è un allestimento che si adatta ancor meglio a situazioni teatrali non necessariamente particolari.

Non è possibile fare questo spettacolo con il pubblico intorno, ma è comunque un allestimento adattabile in varie situazioni, ad esempio un teatro a gradinata (dove si può vedere bene la base del palcoscenico, ricoperto di tappeti), ma anche in posti molto piccoli. Possiamo farlo ovunque questo Ibrahim.

Entriamo nel vivo della storia…

In scena sono un uomo di 70 anni che ricorda la sua preadolescenza nel periodo in cui Brigitte Bardot cominciava a diventare una star; e racconta al pubblico il suo incontro di tredicenne ebreo, con questo signor Ibrahim, che gli ha praticamente rivoluzionato la vita, facendogli comprendere il significato di vivere.

Monsieur Ibrahim è un uomo saggio, ma semplice, non ha troppi grilli per la testa, bensì alcuni principi fondamentali per qualsiasi essere umano.

Saverio Marconi
Saverio Marconi

Considerato il successo delle ultime stagioni, non si potrebbe considerare una “virata”, a livello produttivo, verso la prosa per la Compagnia della Rancia, come era già successo qualche anno fa con Rain Man?

La Compagnia della Rancia è sicuramente famosa per il musical. Ma non rifiuta a priori la prosa. Il nostro gruppo di lavoro fa quello che può essere interessante a livello produttivo, ma che soprattutto possa incontrare il gusto del pubblico: quindi si passa da Grease a Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano.

Arrivati a una certa età, non bisogna pensare al futuro, ma vivere giorno per giorno e in questo modo si riesce a raggiungere traguardi meravigliosi: questo è esattamente il progetto giusto al momento giusto.

Ultimamente ti stai dedicando molto alla didattica: come vivi il rapporto con le giovani generazioni che si avvicinano al mondo del musical?

Dal mio punto di vista, la considero una bella sfida, perché oltre a fare la regia, trasmetto tante altre cose e soprattutto porto la mia esperienza.

Nessuno custodisce il “verbo assoluto”, ma spiegando come si affronta il palcoscenico o un determinato personaggio, è sicuramente possibile aiutare i giovani a crescere.

Dopo 22 anni, Grease continua a imperversare nelle stagioni teatrali di tutta Italia: qual è la soddisfazione maggiore nel constatare che questo titolo resiste nel tempo?

Credo che sia l’entusiasmo di chi lo fa: la storia è semplicissima, le canzoni sono stra-conosciute, ma l’energia che gli interpreti riescono a infondere nel pubblico è fondamentale e consente a Grease di andare avanti nel tempo.

Sempre parlando di musical, si vocifera di un progetto già in cantiere per la seconda parte della prossima stagione (primavera 2020). Puoi confermare?

Sì, faremo un giro con il musical Big Fish, uno spettacolo che amo moltissimo, perché ha dei significati veramente profondi, racchiusi in una storia toccante, ma divertente.

Da adolescenti e fino ai trent’anni, tutti noi, maschi e femmine, abbiamo un rapporto particolare con la figura paterna: in alcuni casi lo amiamo troppo, in altri lo detestiamo troppo, non capiamo mai che è un uomo come noi. Spesso i genitori danno delle indicazioni di vita talmente potenti che i figli riescono a codificare solo col tempo.

Io ho capito delle cose di mio padre soltanto quando purtroppo non c’era più.

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