Scala, “scivolare” con garbo sulle suites di Handel

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Glissare, è una parola elegante che sottende uno scivolone con nonchalance, da veri signori.

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In questo caso, sottende un bagliore, un lampo di un attimo fuggente lieve, di alcuni movimenti degli interpreti di indubbio valore, che hanno reso noi comuni mortali, da semplici spettatori, ad attenti osservatori all’evento.

Una standing ovation di circa 20 minuti ha accompagnato in un caldo abbraccio di applausi confortanti tutti i ballerini scaligeri, non di meno, pupazzetti di peluche, lanciati in proscenio alle star Bolle e Zakharova.

Nel soleggiato pomeriggio milanese, mentre la Cattedrale del Duomo godeva delle rifrazioni dei raggi del sole e, sulla piazza antistante, un gruppo di teen agers scatenate, attendeva, il cantante neo uscente Thomas di Amici, affacciarsi dal balcone dello Store Mondadori, il tempio meneghino del Teatro alla Scala, propone in cartellone, in Prima Assoluta, Progetto Handel.

Solisti e i primi ballerini, insieme alle étoile Bolle e Zakharova, danzatrice ucraina ospite in seno alla Scala fin dal 2008, hanno dato corpo e anima alla musica barocca del compositore Georg Friedrich Handel, nella coreografia in due quadri di Mauro Bigonzetti. ( 14-16 elementi in scena)

Il coreografo e Direttore del Corpo di Ballo, in carica dal 2016, conoscendo l’innato amore e propensione alla metrica musicale settecentesca di Handel, divide in due momenti la scrittura coreografica.

Dapprima con una raccolta di suite, preludi, allegri e adagi, mentre nella seconda parte con sonate a cui partecipano più strumenti, ricordandoci che Handel aveva una predilezione per l’oboe.

La musica del compositore, velata di malinconia , si compone di una texture variegata che permette al corpo sonoro di giocare tante sfumature di gestualità al servizio di una partitura coreografica.

Da qui, il coreografo ricama per ogni singolo interprete , coppia, trio , quartetto o énsamble d’insieme, la cifra stilistica che lo contraddistingue, fatta di contorsione di braccia, out off balance, écarte, cambré, e prese atletiche giocate sur point, in posizione en déhors et en dedans del corpo, con bulemico incedere.

Impeccabili i musicisti Prime Parti dell’orchestra del teatro alla Scala: violino Francesco De Angelis, oboe Fabien Thourand, flauto Andrea Manco, violoncello Massimo Polidori/Sandro Laffranchini e pianoforte e clavicembalo James Vaughan.

Bigonzetti, sulla scia già definita dallo stesso compositore Handel nei brani scelti nel primo atto, evidenziando con movenze ed una grammatica più asciutta, geometrica, quasi marziale, con peso pesante attaccato alla terra, intervallato da release, rincorre questo tema con un  linguaggio metrico definito.

In antitesi, nel secondo quadro, la velocità, con gli stessi passi identificativi, nelle legazioni con più ampio respiro, si nutrono di prese acrobatiche al sol vantaggio del disegno coreografico senza soffermarsi in profondità, ponendo un focus sul racconto, prerogativa del compositore Handel, di saper essere teatrale e narrativo.

Un work in progress, che promuove gli intenti del Progetto, ma che non li esaurisce completamente, senza soffermarsi ad approfondire il flow, il flusso di tensione da cui i personaggi in scena prendono vita dalle note della partitura musicale.

Le tinte bianche e nere volute dal coreografo nel primo atto, non persuadono nel contrasto, se non per il disegno luci di Carlo Cerri, capace di creare la dimensione spazio temporale per una ambientazione a tinte fredde. Più avvolgente e calda ,nel secondo atto,  ma pur sempre acquarellata l’idea di Bigonzetti, impreziosita dalla presenza dei costumi stilizzati di un barocco futurista, ideati da Helena de Medeiros.

L’incanto si è riproposto più volte nei pas de deux delle étoile Bolle/Zakharova, per i quali il silenzio assoluto risucchiato sottovuoto, è pervaso nel teatro gremito, come il fermo immagine di una pellicola indelebile nella memoria.

Ma quando si ha l’onore e il prestigio di poter lavorare con artisti di tale calibro e lo spessore dei solisti e primi ballerini in toto, che per l’occasione si mettono in gioco e a dura prova, esplorando nuovi linguaggi di comunicazione corporea, la partita si può dire vinta fin dall’inizio.

Un Bigonzetti potente, nel linguaggio espressivo, fin dalla composizione di Romeo and Juliet vista nel 2007, che raggiunto a colloquio amava definirsi :…un coreografo classico…che usa una tecnica ed un linguaggio più contemporaneo, per raccontare l’epoca in cui vive, senza etichette di stile in cui si tende ghettizzare un coreografo e/o ballerino, quando si esce dagli schemi dell’inconfondibile danza classica….

Menzione speciale: Antonella Albano, Stefania Ballone, Christian Fagetti, Timofej Andrijashenko, Vittoria Valerio, Massimo Garon, Gaia Andreanò, Marco Agostino, Agnese Di Clemente, Federico Fresi,Chiara Fiandra , Fabio Saglibene, Denise Gazzo, Gioacchino Starace, Maria Celeste Losa, Giulia Schembri, Philippine De Sevin, Gabriele Corrado, Alessandra Vassallo, Walter Madau, Martina Arduino, Nicola Del Freo.

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