Spring Awakening. Se vi aspettate un musical tutte luci, lustrini e pailettes, dive e divini lasciate stare, rimanete a casa perché questo spettacolo non fa per voi.

Se invece accettate il rischio di arrivare al Teatro Brancaccio di Roma (fino all’8 dicembre) allora quello che vedrete vi farà rivedere completamente quelli che sono i canoni classici del musical.

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Sipario aperto, una grande scena vuota, una pedana con una sedia incollata che pende dal soffitto: questo è quello che vi attende al vostro ingresso in sala.

Tratta da “Risveglio di primavera”, opera prima del grande drammaturgo tedesco Frank Wedekind, lo spettacolo di Duncan Sheik (autore delle musiche) e Steven Sater (autore dei testi) ha rappresentato per Broadway una vera e propria rivoluzione di genere, stravolgendo i codici espressivi e le consuetudini stilistiche del musical tradizionale portandolo nel 2007 a vincere ben otto Tony Awards tra cui miglior musical, miglior libretto, miglior colonna sonora originale, miglior regia, migliori musiche.

Ma mi direte dov’è lo scandalo annunciato ? Nel palco vuoto ? No no, la rivoluzione vera e propria è nei temi affrontanti e non solo nel modo di proporli: si parla di masturbazione, omosessualità, aborto, stupro, suicidio ma anche amore, amicizia, libertà, la scoperta del sesso. Di fondo si narrano le storie di un gruppo di ragazzi nel pieno del loro “risveglio”, immersi in un’epoca e in una società, gli anni ’30 in Italia,  che li isolano e li reprimono negando loro ogni spontaneità, dal gioco al rapporto fra i sessi. E’ tutto un percorso buio e torbido tra rigidi scuole  e genitori ottusi che obbligano i giovani protagonisti alla sottomissione totale.

L’allestimento italiano di “Spring Awakening” mantiene una stretta aderenza al libretto fatto salvo il cambio di ambientazione dalla Germania di fine 800 con l’Italia degli anni 30 che ritroviamo nella scenografia, un richiamo al neo classicismo del Ventennio, alle acconciature ed agli abiti. Pregevole la scelta di tradurre il testo mantenendo la lingua originale inglese per le canzoni per non smarrirne la drammaticità e l’anima rock.

Quello che tuttavia fa la differenza in questo spettacolo è il talento dei giovanissimi protagonisti : Flavio Gismondi (Moritz), Arianna Battilana (Wendla), Federico Marignetti (Melchior),Tania Tuccinardi (Ilse), Paola Fareri (Martha), Renzo Guddemi (Hanschen), Vincenzo Leone (Georg), Chiara Marchetti (Anna), David Marzi (Otto), Albachiara Porcelli (Thea), Andrea Simonetti (Ernst) coadiuvati da Francesca Gamba e Gianluca Ferrato.

Notevole anche la presenza di una band dal vivo sul palco che consente la resa ancora più autentica dello spettacolo.

“Risveglio di primavera” di Wedekind era pura avanguardia – ricorda il regista Emanuele Gamba – e talmente sconvolgente e scandaloso che dovette aspettare quindici anni e un grandissimo ed influente regista come Max Reinhardt per essere messo in scena; “Spring Awakening” è la sua metamorfosi rock più di cento anni dopo; e l’amore che decine di migliaia di “giovani adolescenti e adolescenti vecchi” gli hanno regalato è la dimostrazione che il conflitto – seppur magari sotterrato di gran fretta – rimane aperto e doloroso. Azzardo? Se Frank Wedekind fosse nato a New York negli anni ‘60, non avrebbe scritto “Risveglio di primavera”. Ne sono sicuro: avrebbe scritto “Spring Awakening”.

Ora avete le idee più chiare, se ve la sentite di farvi tramortire da ondate di puro rock accorrete al Brancaccio, avete tempo fino a domenica, poi non dite che non ve l’avevo detto.

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