Scoprirsi adulti in una buca di sabbia

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Teatro dei Conciatori dal 12 al 24 novembre 2013

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Buca di sabbia, da Piaskownica di Michał Walczak
traduzione di Krzysztof Bulzacki Bogucki
regia Gabriele Linari

movimento scenico Elisabetta di Fonzo

Sui rapporti di coppia sembra che ormai sia stato detto davvero tutto.

Tuttavia, le dinamiche dei rapporti uomo-donna rimangono una questione ancora aperta.

Nella ‘Buca di sabbia’ di  Michał Walczak per la regia di Gabriele Linari, c’è la continua necessità di mettersi in gioco in tutti i sensi.  Questo playgound diventa lo spazio metaforico in cui i rapporti di coppia crescono, si evolvono e vanno in crisi.

Un bambino e una bambina si incontrano a giocare nella stessa buca di sabbia. Lui con i suoi giochi da maschio ( Batman e le lotte tra supereroi),  lei con una bambola e i trucchi. Inizia così una giostra emotiva di litigi, riappacificazioni, voglia di avvicinarsi e incapacità di sapersi raggiungere.

Una messa in scena curata nel dettaglio che punta all’essenziale, dando risalto alla delicatezza dei sentimenti più che l’identità dei personaggi. La storia, in realtà, non esiste. Non sappiamo chi siano né da dove vengano questi due bambini che ‘crescono’ davanti ai nostri occhi rimanendo,  però, sempre piccoli per certi aspetti. Tony Allotta (protagonista maschile) fino alla fine dimostrerà una sorta di ossessione per il gioco nel quale si chiude, lasciando fuori il resto del mondo e seppellendo sotto la sabbia i pensieri e le difficoltà comunicative. Lei, Milka, (Sabrina Dodaro), diventa donna e dimostra più consapevolezza delle cose che cambiano. E’ la prima a rendersi conto che le buche di sabbia, dove giocavano , non esistono più. Ora, quelle buche, sono nascoste nei ricordi infantili sbiaditi dal tempo.

Walczak è un autore contemporaneo polacco di notevole interesse. Appartiene a una nuova generazione di drammaturghi dei Paesi dell’Est Europa che porta in scena gli eventi storici, i cambiamenti profondi di quelle nazioni e le esperienze di vita vissuta con un taglio drammatico e ironico efficace e degno di nota.

Il suo testo non lascia spazio ad una interpretazione del reale, ma si muove più su un piano emotivo e intimo: la purezza del gioco, la nascita del sentimento, la curiosità verso l’altro fino ad arrivare al fallimento del rapporto di coppia.

Sembriamo finirci anche noi nella buca, coinvolti da questa attrazione-repulsione, rabbia-dolcezza, un gioco continuo che sembra non arrestarsi mai.

Il veicolo delle emozioni, può farci cogliere il senso più profondo delle evoluzioni interiori dell’individuo. Sembra una rappresentazione divertente e scanzonata, complice il vociare che sentiamo in lontananza di bambini che giocano. In realtà, il divertimento nasconde tutte le fragilità dell’essere umano. Quella delimitazione del territorio che all’inizio dei giochi i bambini aveva fatto e che più volte avevano infranto, diventa una delimitazione dello spazio della solitudine nel quale i due protagonisti si trovano, loro malgrado, imprigionati.

La capacità di conoscersi e sapersi riconoscere nell’altro rimane una delle cose più difficili da fare. Si resta chiusi in una prigione interiore con le  proprie ossessioni.

Dentro la buca di sabbia non si gioca più. Ci sono solo due adulti alle prese con i loro drammi esistenziali.

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