Dramma criminale con SHAKESPEARE E SANGUE

scritto e diretto da Stefano Mondini

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con Francesca Tardio, Carlotta Guido, Sophia de Pietro

Stefano Mondini, torna alla regia teatrale rimettendo in scena il suo Shakespeare e sangue.

 

Lo spettacolo è stato in scena al Teatro Testaccio fino a domenica 8 Febbraio.

Perno principale e chiave di lettura di questo dramma criminale è Shakespeare e la sua capacità di comprendere e rappresentare l’animo umano come pochi altri nel panorama drammaturgico di tutti i tempi.

In scena si intrecciano le vite di tre donne contemporanee, legate alla delinquenza e alla spietatezza, con quelle dei protagonisti dei drammi di shakespeariana memoria che prendono vita attraverso le parole di Mary, una delle tre protagoniste.

La psicologia di Iago, Enrico V, Riccardo III con un po’ di dolcezza di Giulietta, vogliono essere le chiavi di lettura di questo spettacolo, che forse non osa abbastanza per il potenziale che invece sembra avere.

Sul piano drammaturgico rappresenta un ottimo esperimento, sul piano dei dialoghi (eccezion fatta per i monologhi shakespeariani) sembra esserci troppa televisione e troppo poco teatro.

Quando non si declama Shakespeare si passa al linguaggio di strada o ci si concentra sui respiri affannosi di una delle protagoniste in crisi di astinenza, da qui la mia idea di dialoghi poco strutturati.

Lo spettacolo vuole avere dei ritmi sostenuti, salvo poi incontrare dei limiti fisiologici che a volte finiscono per generare pause dove non sarebbero necessarie, effetto che nel cinema troverebbe rimedio con lo stacco di camera, ma in teatro no.

Dei personaggi shakespeariani ad aprire le danze è Giulietta e il suo monologo del balcone, interpretato con la dolcezza di una giovane adolescente, mentre Iago, maestro del doppiogiochismo con fame di vendetta pronto a ordire le peggiori trame per rivalsa personale, viene appena accennato neanche il tempo di farci la bocca.

Più che azzeccate le scelte scenografiche e il disegno luci che riescono a restituire allo spettatore l’idea di trovarsi in un luogo nascosto, uno scantinato di un qualsiasi sobborgo malfamato.

Cinquantacinque minuti fatti di momenti interessanti in cui la storia si dipana in crescendo alternati a momenti in cui ci si perde tra una pausa, un respiro affannoso e del turpiloquio a volte eccessivo.

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