Sua Eccellenza è servita. Si ride amaramente con il testo diretto da Fares

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Dopo il debutto nazionale al Teatro Boni di Acquapendente dove è stato applaudito da un folto pubblico e ben valutato dalla critica locale, Sua eccellenza è servita ha conquistato anche gli spettatori della Capitale.

Dal 7 al 10 dicembre al Teatro Cyrano di Roma è andato in scena il testo scritto a quattro mani da Patrizio Pacioni e Salvatore Buccafusca, diretto da Giancarlo Fares.

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A rappresentare il lavoro, più che mai attuale, sono stati gli attori Antonio Conte, Guenda Goria, Salvatore Buccafusca, Francesco Sala, Mimma Lovoi, Marco Blanchi, riuniti per l’occasione nella Compagnia Le Ombre di Platone.

In scena sei personaggi, completamente lontani e diversi tra loro. Sono al tavolo di un ristorante, chiuso per lavori di ristrutturazione, ma che eccezionalmente rimesso in funzione per ospitare una cena tra pochi intimi.

Il pretesto di questo incontro è il compleanno di un sorprendente Vescovo sposato, istrionico e ispirato, il bravo Antonio Conte,  che attorno a sé coagula, in una allucinata “ultima cena”, lo stralunato e bipolare oste portato in scena da un convincente Francesco Sala e gli altri commensali: un attore privo di autentico talento, reduce da un’allucinante esperienza teatrale che lo ha visto recitare per anni senza dire una sola battuta, efficacemente interpretato da Salvatore Buccafusca, anche autore del testo; una fin troppo esuberante cantante melodica, attenta ai segni del tempo sul suo volto e distrutta dalla solitudine, portata in scena da una esplosiva Mimma Lovoi; una ragazza (apparentemente) ingenua e sprovveduta (la bella Guenda Goria) e uno scontroso geometra a cui un interessante Marco Blanchi presta il volto e gli innumerevoli tic.

Le atmosfere, divertenti e sinistre allo stesso tempo, supportano con un equilibrio perfetto l’interpretazione degli attori magistralmente diretti da Giancarlo Fares, già regista del fortunato Le Bal (in tournée da tempo in molti teatri d’Italia con straordinario quanto meritato successo), che ha già mostrato il suo talento registico con Emigranti prima al Festival di Todi e poi in una lunga tournèe.

In Sua eccellenza è servita, scena dopo scena, con ironia e leggerezza, Fares ha portato avanti due piani narrativi, uno comico e uno drammatico, creando e posizionando tanti pezzi di un puzzle che solo alla fine assumerà la sua forma completa e leggibile.

La falsità, l’arrivismo, l’amore strumentalizzato, i rapporti virtuali, sono i fili che muovono sulla scena i personaggi di questa pièce;, esseri strani, ammantati della più piatta normalità ma, al tempo stesso, figurine da collezione da “galleria dei nuovi mostri”; grotteschi bipedi mutanti che dimostrano uno spirito di adattamento paragonabile a quello di animali e piante costrette a sopravvivere nelle più estreme condizioni ambientali.

Sappiamo quello che siamo ma non sappiamo quello che potremmo essere”. Amleto, Atto IV, scena III. Di queste parole è ricamata la veste che indossa con convinzione e rara efficacia Sua Eccellenza è Servita.

Il pubblico esce divertito dalla sala ma anche arricchito, nel proprio intimo, di numerosi spunti di riflessione legati ad alcune importanti tematiche, attuali e drammatiche, della nostra società: un certo ipocrita perbenismo, il rifiuto di confini morali,  la solitudine, le tentazioni e i pericoli della Rete e la pratica dello stalking da essi derivanti.

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