In un momento storico molto delicato per il nostro paese come per il panorama mondiale è stata presentata, nella giornata di ieri, nella cornice del Teatro Ghione di Roma l’anteprima nazionale del docufilm Suicidio Italia, storie di estrema dignità.

Il progetto, prodotto dall'”Associazione culturale Ticto” in collaborazione con “Own Air“, riprende le redini del docufilm “Tutti giù per aria” uscito nel 2009, ideato e prodotto da Alessandro Tartaglia Polcini, assistente di volo Alitalia in mobilità, in cui si racconta la  disastrosa vicenda della nascita della nuova compagnia di bandiera. “Suicidio Italia” infatti riparte  da dove il precedente film aveva concluso.

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Oggi a noi, domani a voi” era il motto dei manifestanti Alitalia quattro anni fa e sembrerebbe, come nelle più fosche previsioni, che quel domani sia ormai una realtà presente in cui gli autori Filippo Soldi, Maria Teresa Venditti e Andrea Cancellario si sono avventurati andando ad esplorare e a sviscerare diversi ambiti e  realtà lavorative del nostro Paese.

Suicidio Italia, storie di estrema dignità” è un film di denuncia, una voce fuori dal coro che esprime rabbia, frustrazione e paura.Una paura che ritroviamo già nel titolo che non è una metafora sulla condizione del nostro Paese, ma una cruda realtà che racconta di solitudine e rassegnazione in cui molte persone sono rimaste coinvolte, da circa un anno a questa parte, e sono lavoratori, imprenditori, precari di ogni età e provenienza regionale che in un atto di estrema disperazione di sono tolti la vita.

Si parte, così, per un viaggio emozionale forte in cui si intrecciano da una parte immagini di repertorio, manifestazioni di lavoratori, interviste alle famiglie toccate da questi tremendi lutti  e dall’altra una sezione fiction, in cui Eugenia Costantini  giovane attrice che, interpretando se stessa , prende e ci fa prendere coscienza della realtà di cui è fatta la nostra Italia. Un viaggio dentro le ragioni della crisi che attraversa il Paese, crisi che taglia posti di lavoro, crea indebitamenti e lascia la sola sensazione di non avere più un futuro davanti.

Importanti sono anche i contributi di personaggi autorevoli che hanno partecipato esprimendo le proprie opinioni come il giornalista e scrittore Gianni Dragoni che analizza le scelte irresponsabili della classe dirigente italiana, a Paolo Barnard,alle considerazioni sempre lucide e disincantate di Marco Travaglio e Dario Fo, passando per l’avvocato Paola Musu che ha denunciato le più alte cariche dello Stato.

La visione del film lascia sconcertati ed afflitti, ma anche con un sentimento di rabbia e di rivalsa prepotente che vuole scuotere la coscienze affinché tutti si sentano coinvolti in prima persona ad un principio di cambiamento e ribaltamento delle sorti di questo Paese e del futuro di tutte le generazioni.

Abbiamo incontrato Filippo Soldi regista del film per qualche domanda.

Filippo il film mi è piaciuto molto, è stato molto emozionante e commovente. A proposito dei suicidi, secondo quale criterio è stata fatta la scelta di intervistare alcune famiglie piuttosto che altre?

Inizialmente non era nostra intenzione andare ad intervistare le famiglie dei suicidi. Volevamo semplicemente raccontare la crisi, la situazione che oggi c’è in Italia.La situazione si esprimeva inevitabilmente, anche attraverso le notizie di lavoratori che si sono tolti la vita per ragioni economiche e di totale assenza dello Stato. Quasi per caso siamo venuti a contatto con alcune di queste famiglie e abbiamo raccontato quelle vicende che un pò si differenziavano dalle altre.

Come la lettura dei nomi sul finale del film?

La lettura finale di tutti i nomi dei suicidi è stata una sfida.

Inizialmente intendevo leggere solamente due o tre nomi e poi far sfumare l’immagine in nero, ma poi mi  sono reso conto che l’emozione saliva nell’accorgersi che questo elenco non finiva più e abbiamo riportato solo i nomi relativi a fatti dei primi sei mesi del 2012.

Sono fermamente convinto che queste morti si potevano evitare benissimo, sono il frutto di un delitto per cui oggi, per motivi di forma non è facile trovare un colpevole.

Qual’è il messaggio che vuoi dare con il tuo film?

Mi basta già che le persone lo vedano e che si sorprendano nel non sapere nulla di quanto raccontato.Dal film esce un procedimento, un cammino e vorrei che le persone facessero questo cammino che non si limitasse ad ascoltare le notizie al telegiornale, ma che andasse oltre facendosi una idea propria che porti ad un cambiamento. il cambiamento non partirà né dalla classe politica né dal mondo finanziario, ma da un fatto cataclismatico di nascita popolare ,altrimenti scivoleremo in una lenta agonia di non ritorno.

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