Questo non è un articolo di promozione di uno spettacolo. Oddio non solo. Anche perché se qualcuno (più di qualcuno si spera) fosse spronato a raggiungere il Politeama Rossetti di Trieste difficilmente troverebbe biglietti disponibile per le ultime repliche di SvevoJoyce#ZenoBloom dov’è in scena presso la Sala Bartoli fino a domenica. È soprattutto un invito, a chi di dovere, a fare in modo che lo spettacolo abbia lunga vita e tournée. Sia per chi conosce in modo approfondito gli autori e le loro opere, sia per chi verrà incuriosito dalla visione ad approfondire.
Ma queste righe vogliono essere soprattutto un plauso alle meraviglie teatrali che si sviluppano quando diverse professionalità geniali si incontrano.
Svevo e Joyce si incontrano sul palcoscenico
Un incontro impossibile, ma profondamente triestino: quello tra Zeno Cosini e Leopold Bloom, protagonisti di due capolavori della modernità letteraria.
A immaginarlo sono Paolo Quazzolo e Laura Pelaschiar, che firmano un testo scritto per l’apertura di stagione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, con la regia di Davide Calabrese.
L’idea nasce da una proposta inattesa, accolta con entusiasmo dai due autori, reduci da mesi di lavoro tra Bloomsday e Miramare.
In due settimane di scrittura condivisa, Pelaschiar e Quazzolo costruiscono un dialogo vivace e ironico, fondendo le voci di Svevo e Joyce in un gioco di specchi che attraversa epoche e linguaggi. L’obiettivo, spiegano, è uno solo: far tornare lo spettatore ai libri.
Se qualcuno esce dal teatro e decide di rileggere La coscienza di Zeno o l’Ulisse, abbiamo centrato il bersaglio.
La regia di Davide Calabrese, triestino membro degli Oblivion, trasforma il testo in uno spettacolo dal ritmo sostenuto e visivamente sorprendente.
Con due sedie, una croce e una bara, il regista costruisce un universo fatto di magia, ombre e piccoli trucchi scenici.
Per il regista il tempo resta l’elemento centrale del linguaggio contemporaneo, in cui uno spettacolo deve saper catturare lo sguardo minuto per minuto. Così nasce una messinscena essenziale ma calibrata al millimetro.
Con due principi alla base: non prendere mai in giro lo spettatore – offrire sempre la certezza di un lavoro provato – e non lasciare nessun momento privo di sorpresa.
Sul palco, Fulvio Falzarano e Francesco Godina danno corpo all’incontro tra gli scrittori e i loro alter ego, in un gioco teatrale che mescola realtà e finzione. La loro intesa, nata in pochi giorni di prove, conquista anche gli spettatori più giovani, che restano in silenzio rapito durante le repliche.
La colonna sonora firmata da Anselmo Luisi è il settimo elemento magico grazie alle percussioni pure.





