Teoria e pratica di pane e pomodoro di Leopoldo Pomés

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Come non lasciarsi affascinare da una “ricetta” così semplice eppure così carica di solarità, di gioia nella spontaneità di un gusto: quel rosso sinonimo di allegria, sta bene con tutto, figuriamoci con l’elemento per eccellenza, il pane!

Il pomodoro non è un accessorio secondario, anzi gode di quell’importanza fondamentale per mantenere viva la tradizione, le radici di un passato che mai è venuto meno nella sua disarmante sincerità, tutte le cose migliori sono essenziali.

Il testo di Pomés (con evocativi schizzi) si rivela divulgativo, quasi un trattato di costume ed un manufatto artistico. La bella traduzione di Roberto Russo, e la ricetta gourmet di Nicola Santini, trasformano le 64 pagine (edizioni Graphe.it) in un abbinamento particolarmente amato, senza confini né territorialità, perché è l’accoppiata più raggiante che si possa incontrare.

Il godimento del palato diventa perciò memoria storica, evocando svariati ricordi a livello generazionale.

Come per ogni piatto tramandato nel tempo da differenti regioni, paesi, nazioni vive di una propria versione nella preparazione, arricchita dalla singola fantasia e dal guizzo estemporaneo. Pensiamo che il pane più antico, ad ogni conosciuto, risale al 12000 a.C. in Giordania, dove veniva preparato macinando a pietra una miscela di cereali ed acqua.

Il pomodoro invece arriva dall’America centrale, venne messo a coltivazione dai Maya, e in seguito dagli Aztechi in Messico, per giungere in Europa nel 1500. “Teoria e pratica di pane e pomodoro” si rivela così un vivido esempio di multiculturalità aperta ad ogni tipo di contaminazione, arricchendo la gamma dei sapori culinari.

Parafrasando José Manuel Fajardo

“il più bel successo in cucina è riuscire a riempire lo stomaco, le papille gustative, l’originalità (anche) con l’immaginazione mediante la lettura”.

L’autore

L’autore, Leopoldo Pomés (Barcellona 1931 – Girona 2019), è stato fotografo e scrittore. Molto giovane ha scoperto la fotografia come mezzo di espressione artistica e si è confrontato con artisti e intellettuali come Tàpies e Brossa, membri tra gli altri del Dau al Set. Nel 1955, in tempi difficili per la cultura in Spagna, la sua prima mostra fotografica causa grande scandalo.

Nel 1961 fonda lo Studio Pomés insieme a Karin Leiz, madre dei suoi quattro figli, diventando fin da subito un punto di riferimento per il mondo della pubblicità. Molte delle sue campagne appartengono all’immaginario popolare spagnolo.

Crea la cerimonia inaugurale dei Mondiali di Calcio di Spagna 1982 e partecipa a campagne per la candidatura di Barcellona ai Giochi Olimpici nel 1992.

La sua dedizione alla gastronomia e la sua natura curiosa in molti campi lo portano e ideare e fondare i ristoranti “Flash Flash” e “Il giardinetto”, ancora oggi in attività, e, tra le altre cose, a scrivere “Comer es una fiesta” (RBA, 2004) e il libro di poesie “Vidre de nit seguit de polvo de sombras” (Quaderns Crema, 2015).

Nell’ultimo decennio della vita si è dedicato al proprio archivio fotografico e ha ottenuto meritati riconoscimenti per la sua carriera con numerose mostre e premi. Nel giugno 2019 ha presentato le sue memorie, “No era pecado” (Tusquets Editores/Edicions 62).

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