Confermata, per il quinto anno consecutivo, la direzione artistica di Eugenio Guarducci, con un Festival che ha sempre rivendicato dinamismo, novità e freschezza e che conferma e rafforza il suo indirizzo verso opere ineditedebutti nazionali ed esclusive regionali con la contaminazione tra generi quali teatro, musica, letteratura e arte contemporanea. Proponendo, tra gli altri, spettacoli e incontri concepiti appositamente per determinati contenitori culturali cittadini. Sempre nell’intento di costruire un’offerta quanto più ampia e variegata, Todi Festival anche quest’anno non prevede repliche di spettacoli, presentando ogni giorno un programma diverso. Una ricca serie di appuntamenti attende gli spettatori del Teatro Comunale di Todi dal 3 al 6 settembre.

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Per l’occasione abbiamo intervistato il direttore artistico Eugenio Guarducci.

Come è stato organizzare questa edizione del Todi Festival in un periodo di incertezze e difficoltà come questo?

È stata un’esperienza estremamente formativa. Intanto perché abbiamo dovuto concentrare tutto il festival, per via delle misure sanitarie, in una finestra temporale più ristretta rispetto alle edizioni precedenti.
Sebbene avessimo già posto le basi per l’organizzazione molto prima che arrivasse la conferma ufficiale dall’amministrazione umbra, che ci ha dato il via libera i primi di giugno, è impossibile negare che la quarantena e la pandemia ci hanno obbligato a rivoluzionare totalmente ciò che avevamo preparato. È stata una sfida dura da superare ma l’entusiasmo per il festival ci ha permesso di non desistere e di portare a casa quella che penso sarà una stupenda edizione del Todi festival.

Francesco Montanari sarà al Todi Festival sabato 5 settembre con “The darkest night”

Quali sono stati i cambiamenti maggiori che avete dovuto adottare per adeguarvi alle direttive sanitarie?

Per prima cosa abbiamo affrontato la questione su come adattare gli spettacoli e i teatri stessi alle nuove disposizioni sanitarie. Fortunatamente le compagnie avevano indipendentemente già cominciato a lavorare su come modificare i propri spettacoli.
Il secondo aspetto, quello più critico, su cui ci siamo dovuti concentrare è stato invece quello riguardante la gestione del pubblico non solo nei luoghi chiusi ma anche in quelli aperti, come piazze e simili.

Nonostante le varie problematiche, abbiamo scelto di tirarci su le maniche non solo perché teniamo alla buona riuscita del festival ma soprattutto per inviare un segnale di ottimismo in grado di mostrare come la cultura possa aiutarci a superare questi momenti di estrema difficoltà.

Parlando di cultura, secondo lei perché continua ad essere proprio questo settore a subire maggiormente gli effetti delle varie crisi, in questo caso sanitaria ma nel passato anche economica?

Secondo me questa situazione dovrebbe essere un vero e proprio campanello d’allarme per i professionisti della cultura. Non parlo solo degli attori che stanno sul palcoscenico ma di anche tutti i protagonisti che stanno “dietro” teatri, mostre e il mondo culturale in generale. Questo settore ha un bisogno estremo di essere rinforzato sotto ogni aspetto, a partire da quello della rappresentanza che, se si fosse impegnata a difendere e supportare l’intero settore con un’unica voce, avrebbe potuto garantire ai “dipendenti” della cultura maggiori sicurezze.
Spero tutta questa esperienza con la pandemia possa finalmente favorire una riflessione da parte di tutti gli operatori che avrebbero dovuto gestire l’emergenza così da portare quei miglioramenti in grado di rinforzare le fondamenta del settore culturale.

Lorenzo Lavia (sinistra) e Lodo Guenzi (destra) saranno al Todi Festival giovedì 3 settembre con “Era un fantasma”

Tornando al festival, come vi siete adeguati al restringimento delle date del festival?

Abbiamo scelto di rendere ancora più incisivo il nostro programma regalando il nostro palcoscenico agli spettacoli debuttanti che maggiormente sono stati in grado di trasmetterci la passione e l’entusiasmo di autori ed attori.
Dall’inaugurazione con “Era un fantasma” di Arianna Mattioli, e messo in scena da Lorenzo Lavia, fino alla chiusura con Max Gazzè non c’è un solo elemento in grado di procurarmi perplessità o dubbi. Sono convinto che il programma di questa edizione sarà in grado di conquistare chiunque voglia venire a godersi il Todi Festival di quest’anno.

Il materiale fotografico è stato fornito dall’ufficio stampa e utilizzato previa autorizzazione. Si declina ogni responsabilità riferibile ai crediti e riconoscimento dei relativi diritti.

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