Consegnati ieri sera i primi premi del Trieste Film Festival 2018, uno parecchio atteso a Rade Šerbedžija e l’altro abbastanza inaspettato.

Quello atteso era ovviamente l’Eastern Star Award 2018 consegnato a Rade Šerbedžija che succede a Irène Jacob (2016) e Monica Bellucci (2017).

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Attore, poeta, musicista, drammaturgo e chi più ne ha più ne metta, Rade Šerbedžija non si è tirato indietro pronunciando un discorso che ha commosso più di qualcuno in sala. Ha voluto dedicarlo alla memoria di Annamaria Percassi, tra i fondatori del festival e questo gesto ha graffiato il cuore del pubblico.

Sulla chiosa sul ruolo degli artisti di indicare la rotta anche in tempi difficili soprattutto sul tema dell’immigrazione il pubblico è definitivamente crollato liberando un applauso infinito nei confronti dell’umile artista.

Il premio, come sottolineato da Nicoletta Romeo e Fabrizio Grosoli :

vuol essere un riconoscimento, oltre che alla carriera artistica, anche all’impegno civile di una persona che si è sempre distinta per le posizioni apertamente e coraggiosamente antibelliche e per non essere mai scesa a compromessi.

Il premio inatteso a Terje Toomitsu

Doveva essere assegnato lunedì al Rossetti il premio Sky Arte HD 2018 ed invece perché perdere tempo quando in sala hai l’autrice del film vincitore ed alti rappresentati dell’emittente televisiva ? E quindi il premio di SKY è andato a Soviet Hippies di Terje Toomistu, una giovane regista estone classe 1985, che, con il suo film, ci ha raccontato una storia che ha dell’inverosimile : la presenza di un folto gruppo di Hippies nella Russia degli anni 60/70.

Immaginatevi gli hippies : capelli lunghi, barba incolta, costumi stravaganti, sesso&droga&rock’n’roll, peace&love; ora immaginatevi quanto di più grigio e scarsamente permissivo come l’Unione Sovietica in piena Guerra Fredda. Amalgamate il tutto e penserete che si ratti quanto meno di una burla.

Ed invece no, è tutto documentato nel bellissimo film di Terje Toomitsu. Una storia di eroi. Perché bisognava essere eroi per professarsi Hippies in quell’Unione Sovietica dove se non ti arrestava la Milizia ti correva dietro il KGB, insomma va bene farsi qualche canna ma sempre vigili ed all’erta.

Il film è fatto di tante testimonianze di hippies che sono ancora vivi e sempre hippies. Ma ci sono anche tanti filmati d’epoca.  Insomma, diciamocelo, quel premio Terje Toomistu  se l’è meritato tutto perché aveva una bella storia e l’ha saputa raccontare alla grande!

Ja Gagarin. Un volo pindarico

Purtroppo non tutte le ciambelle riescono con il buco e dopo aver assistito ad un film decisamente piacevole come quello che vi ho appena raccontato, è compito arduo per il film successivo bissare il successo.

E Ja Gagarin di Olga Darfy ci ha deluso. La storia c’era tutta : siamo ai primi degli anni ’90, il crollo dell’Unione Sovietica ha generato un’ondata di libertà che non tutti erano pronti ad affrontare. I primi rave, la musica techno, la voglia di liberarsi di anni di divieti. Tutto, c’è tutto.

Ma se poi la regista incentra la storia solo su se stessa e sulla ricerca di un amico DJ, probabilmente ucciso da qualche delinquente, dicendo che prima o poi tornerà manco fosse un novello Messia, allora crolla il fragile castello ed il film diventa decisamente noioso oltre che didascalico.

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