È andato in scena al Teatro Ristori l’interpretazione di Valentina Lodovini del testo firmato a quattro mani da Franca Rame e Dario Fo, in cui quattro donne si susseguono sul palco per raccontare le loro storie.

Franca Rame e il femminismo

Franca Rame aveva iniziato a stendere questo testo negli anni’70, nel cuore della sollevazione in Italia di un femminismo militante, che aveva come primo obiettivo quello di rinegoziare il ruolo della donna nella società partendo dalla sua narrazione. Questo è la prospettiva da cui partire per osservare le quattro figure sul palco – che raccontano storie di oppressione, di abuso e misconoscimento – cioè come il tentativo di narrare per elaborare un’identità: chi è la donna italiana?

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Uomo e sesso

Dall’altra parte della barricata c’è l’uomo: un uomo che non è mai visto in scena, che non è mai figura ma è solo raccontato, la cui voce è solo immaginata ma mai ascoltata. Un’assenza importante che lascia allo spettatore il compito di riempire il vuoto.

Quattro racconti tra loro disgiunti tenuti insieme da questa: un uomo assente, ma prepotentemente presente nel suo sesso. Sì, perché il fil rouge che attraversa lo spettacolo diventa il sesso maschile, nelle sue forme aggressive, prepotenti o di ridicola insicurezza. La donna si racconta attraverso l’occhio reificante dell’uomo e grazie a questo mette in luce l’abuso.

Si parla di sesso nelle sue forme grottesche e ironiche, si parla di sesso nelle sue forme violente e animali.

Questo in particolare affronta l’ultimo monologo, avente per protagonista un Alice nel paese delle meraviglie rivisitata, precipitata in un buco ancora più scuro. Quest’ultimo episodio porta con sé anche la tragica carica personale della sua origine: Fo infatti aveva steso il testo come espressione di rabbia e disgusto dopo l’episodio di violenza sessuale che la moglie aveva vissuto.

Lodovini non delude

Così come la messa in scena originale, tanto questa si appoggia interamente sull’abilità dell’attrice. Un’ora e mezza interrotta in cui viene chiesto all’interprete di spostarsi in quattro personaggi diversi, quattro diversi registri (dal comico, all’ironico, grottesco e drammatico) e quattro diversi stati mentali.

Ma Lodovini, sorretta dalla semplice ma pulita regia di Sandro Mabellini, riesce a regalare una performance a tutto tondo, credibile in ogni momento e che finisce per diventare il pilastro che regge l’intero spettacolo.

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