Scelte, viaggio, divertimento, trasformazione, sono questi i concetti che emergono dallo spettacolo Tutto è già qui andato in scena, in un’unica serata, il 25 novembre al Teatro Trastevere di Roma.

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Erica MuracaCome aveva già spiegato nelle sue varie interviste precedenti allo spettacolo, Erica Muraca, la sola protagonista in scena, autrice e regista dello spettacolo, parte sempre da una situazione difficile, da una situazione di crisi il lavoro di Teatro Trasformazionale di cui si fa portatrice. Ma cos’ è il Teatro Trasformazionale e da dove deriva? E’ fondamentale rispondere prima a queste domane per capire meglio il tipo di spettacolo a cui abbiamo assistito.

Da un po’ di anni al centro dei lavori della Muraca vi è un unico obiettivo: poter mutare la percezione che la gente ha della realtà. Una crisi, che inizialmente scatena una reazione, una lotta contro il mondo. Con il tempo ogni tentativo di fare andare le cose per il verso giusto diventa inutile. É qui l’inizio del lavoro di trasformazione: un viaggio interiore che porta al cambiamento del modo di pensare e conduce il pubblico verso una scelta. Scegliere come si desidera vivere, scegliere cosa fare della propria vita, scegliere come interpretare quello che di volta in volta accade. Durante questo viaggio cambia il modo in cui vedere le cose e anche il mondo inizia a rispondere e a dare esattamente quello che si sceglie di avere.

Chiariti questi presupposti, per lo spettacolo del 25 novembre, Erica Muraca sceglie di partire dalla storia di  Adriana, giovane pattinatrice ad un passo dalle olimpiadi, che si trova, a causa di un incidente, senza una gamba. Lo spettacolo si apre con una preghiera a Dio, pretesto per la Muraca, per spiegare la storia e iniziare a prendere per mano il pubblico che l’accompagnerà in quest’ora di spettacolo. Tra difficoltà fisica, presupposti errati e “cadute” Adriana riuscirà a vincere le gare grazie a Laura, la sua allenatrice fisica e spirituale.

Parliamo di spiritualità perché alla base dello spettacolo c’è un processo più complesso. Quello a cui punta la Muraca non è solo una storia da raccontare ma inviare un messaggio preciso: si può cambiare la percezione che abbiamo della nostra realtà.

Seppur le intenzione fossero buone,  qualche disappunto lo abbiamo riscontrato  nella messa in scena.

Avremmo preferito un allestimento meno didascalico del lavoro e avremmo gradito meno ridondanza nei concetti. I fulcri  sui quali si concentra lo spettacolo: ridimensionare l’importanza rispetto ad un obiettivo, non permettere ai fallimenti di essere un limite e non farsi condizionare dai presupposti, seppur molto interessanti, rischiano di perdere impatto perchè vengono ripetuti per più volte durante la rappresentazione. Forse un occhio registico esterno avrebbe aiutato l’artista, comunque brava nel far percepire le sue emozioni, a snellire il lavoro.

Forse sarebbe opportuno mettere in scena la storia in una forma drammaturgica più complessa, sicuramente più impegnativa, ma che permetterebbe alla messa in scena meno ripetizioni dei concetti più volti espressi in corso d’opera. Resta comunque valido e stimabile l’impegno dell’artista in questo viaggio. Un percorso ambizioso che sicuramente riuscirà a scuotere le coscienze data la struttura sulla quale si fonda ma che, per il momento, a nostro avviso necessita di qualche miglioramento.

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