Un carcere di luce

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Un carcere di luce

Viaggio all’Isola di Sakhalin di Anton Cechov e Oliver Sacks liberamente reinterpretato dai detenuti di Rebibbia

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Quel luogo assoluto dove la cecità emotiva colpisce tutti i suoi, recalcitranti, ospiti.

Al Teatro Argentina il 19 e 20 settembre la Compagnia del carcere di Rebibbia si produrrà nella messa in scena de Viaggio all’isola di Sakhalin, piéce ispirata molto liberamente ad Anton Cechov e Oliver Sacks. Nella rappresentazione teatro e realtà si fondono insieme, e i racconti di vita dei reclusi siberiani si attorcigliano come un nodo indissolubile alle esistenze dei detenuti di Rebibbia. Questo spettacolo è inserito all’interno del progetto Teatri Comunità dove si opera per congiungere l’arte al territorio e alle realtà che vi operano. Il direttore del Teatro di Roma Antonio Calbi che accoglie il Progetto Teatri di Comunità dichiara che con questo tipo di iniziative il Teatro Argentina si apre ancor più alla città intera ed alle sue diverse anime, e tali opportunità rafforzano la partnership tra il Teatro di Roma e l’esperienza realizzata dall’Associazione La Ribalta presso il carcere di Rebibbia.

Ad interpretare Viaggio all’isola di Sakhalin – spettacolo ideato e diretto da Laura Andreini Salerno e dalla drammaturga Valentina Esposito – il cast di trenta detenuti-attori della Compagnia del Reparto G8 del carcere di Rebibbia che scontano pene di lunga durata, alcuni l’ergastolo. Sulla scena il racconto di viaggio che Anton Cechov fece dell’esperienza  nell’esercizio della sua professione di medico –alla fine dell’Ottocento visitando l’isola-prigione Sakhalin, la colonia penale per gli ergastolani posta all’estremo oriente della Russia. Allo sconvolgente reportage cechoviano sulle condizioni di detenzione, si intreccia una delle più sorprendenti esperienze dello scienziato cognitivo Oliver Sacks. Nell’ Isola dei senza colore Sacks incontra uomini e donne che l’isolamento ha reso ciechi ai colori – acromatopsia è il nome scientifico della malattia diffusa da un gene misterioso. Nel mostrare questa terribile patologia il messaggio è chiaro è la cecità degli affetti il male che condanna in ogni tempo luogo e condizione gli esseri umani .Chi è recluso e staccato dalle inevitabili relazioni umane ed affettive ne viene colpito.

In una lettera dalla Siberia, del 1890, Cechov scriveva: «Io sono profondamente convinto che tra cinquanta o cento anni si guarderà alla pena dell’ergastolo con la stessa perplessità e imbarazzo con cui oggi guardiamo all’applicazione della tortura … Per cambiare questa eterna prigionia con qualcosa di più razionale e rispondente a giustizia, ci mancano ancora le conoscenze, l’esperienza, il coraggio …» . Ma non solo quindi la cecità obbligatoria dei detenuti ma anche quella più consapevole e distaccata, emotivamente, soprattutto di tutti gli altri, brava gente, benpensanti fuori da quelle soffocanti mura. La sfida nella rappresentazione del Viaggio nell’isola di Sakhalin sta nel tentare di connettere drammi esistenziali, solitudini estreme racchiuse in quei perimetri ben calcolati con quell’esterno, quel mondo che spesso alla cecità affettiva aggiunge una rumorosa sordità.

I detenuti-attori di Rebibbia varcano le soglie del Carcere per ritornare sul palcoscenico del Teatro Argentina e rivivere un’esperienza di straordinaria rilevanza etica, culturale, sociale, che si rinnova dopo la messinscena dell’anno precedente dello spettacolo La Festa di Laura Andreini Salerno e Valentina Esposito, con giovani attori e detenuti attori riuniti in un’unica grande compagnia di oltre 40 elementi.

Lo spettacolo è una produzione del Centro Studi Enrico Maria Salerno in collaborazione con Teatro di Roma e Direzione della C.C. Roma Rebibbia N.C. Main Sponsor Fondazione Roma-Arte-Musei.

Nel 2012 i detenuti-attori della Compagnia, guidati da Fabio Cavalli, hanno accettato la sfida lanciata dai fratelli Taviani: portare al cinema il Giulio Cesare di Shakespeare. Così è nato il film Cesare deve morire, co-prodotto dal Centro Studi Enrico Maria Salerno, vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale, che ha proiettato l’esperienza di Rebibbia a livello internazionale.

Al Teatro Argentina Venerdi 19 e sabato 20 settembre.

L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria a laribalta@tiscali.it. Tel.0690169196

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