Dopo aver fatto letteralmente il giro del mondo giunge a Trieste, precisamente al Teatro Bobbio – La Contrada,  il pluripremiato  spettacolo “Che disastro di commedia” di Henry Lewis, Jonathan Sayer, Henry Shields e con la regia di Mark Bell.

Uguale ovunque

Se c’è una particolarità in questa esilarante commedia è che, ovunque sia stata rappresentata, ha prodotto il medesimo risultato: il pubblico ride dall’inizio alla fine. E questo malgrado non vi sia alcuna differenza tra i vari cast ed i vari spettacoli se non la lingua.

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Ovunque viene allestita con lo stesso testo, gli stessi costumi, le stesse scenografie finanche gli stessi gesti degli attori. Ed ovunque ci si contorce dal ridere.

Lo spettacolo dal titolo originale ‘The Play That Goes Wrong’,nasce quasi per caso nel 2012 nel teatro di un pub di Londra, il The Old Red Lion. Immaginate un piccolo pub inglese e 60 spettatori a sera.

Ma il successo fu talmente dirompente che venne portato, in prima mondiale nel 2014 al Duchess Theatre di Londra dove è ancora in scena tutte le sere continuando a fare sold out.

Da quel giorno seguirono mesi e mesi di tournée mondiale toccando 20 Paesi in quasi tutti i continenti e vincendo una serie, ancora non finita, di premi tra cui: gli Olivier Awards 2015 come Miglior Commedia dell’anno ed il Premio Molière 2016 in Francia.

Pensate che negli USA, a Broadway e dove sennò, è stata prodotta da J.J. Abrams, al suo debutto nel mondo del teatro. Si esattamente quello di Guerre Stellari e Star Trek per intenderci.

Questo per raccontarvi un po’ della storia di questo spettacolo che è diventato in brevissimo tempo un classico.

La trama

La trama è molto semplice: un gruppo di attori pasticcioni desidera mettere in scena un classico giallo inglese anni 20 , alla Agatha Christie per intenderci. Abbiamo quindi il morto, il maggiordomo, il commissario, i parenti della vittima, l’amante della fidanzata etc etc.

E fin qui nulla di strano se non fosse che molto velocemente tra errori di recitazione degli attori, incidenti tecnici, scenografie che cadono a pezzi ed un tecnico di palco molto distratto tutto diventa enormemente difficile per i nostri protagonisti che sudano le proverbiali sette camice per portare a termine lo spettacolo.

L’impianto narrativo appare chiaro si da subito e si comincia a ridere a sipario appena aperto e si smette abbondantemente dopo la chiusura dello stesso dopo le due ore di spettacolo.

Perché si ride tanto?

Si ride tanto perché lo spettacolo è tecnicamente perfetto. Dalla regia alla recitazione. E’ uno spettacolo dannatamente difficile da mettere in scena che mette a dura prova la resistenza, anche fisica, degli attori che, per via del copione, sono costretti a vere e proprie acrobazie dialettiche e fisiche per superare i tanti momenti di difficoltà. 

E’ una risata che si basa sul testo, da sottolineare l’assoluta mancanza di volgarità o di stupidi doppi sensi, e sulla mimica degli attori tutti. Una di quelle risate che fa bene perché non è banale ma nemmeno troppo sofisticata, il giusto equilibrio per non annoiare, tant’è che se sono decine le interruzioni di applausi da parte del pubblico.

Una risata che si basa anche su una complessissima macchina scenografica firmata da Nigel Hook  e ripresa da Giulia De Mari che sostiene in modo eccelso l’idea di implosione dello spettacolo.

Una risata che si basa soprattutto sulla regia di Mark Bell e sull’immensa bravura degli attori: Luca Basile, Stefania Autuori, Marco Zordan, Viviana Colais, Alessandro Marverti, Matteo Cirillo, Valerio Di Benedetto e Gabriele Pignotta.

Detto tutto ciò sembra superfluo dire che ve ne consigliamo la visione. Alla Contrada di Trieste fino al 12 dicembre, poi in giro per l’Italia.

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