In scena fino al 13 novembre al Teatro Marconi la divertentissima commedia scritta a sei mani da Fabian Grutt, Fabrizio Gaetani e Roberto Fei: Via col tempo.

Cosa succederebbe se un quarantenne di oggi incontrasse un ventenne degli anni novanta? Due mondi diversi in un esilarante confronto che fa riflettere su come siamo cambiati in questi ultimi vent’anni.

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Abbiamo intervistato gli autori dello spettacolo.

Per Fabrizio Gaetani: interpreti un quarantenne in coma da venti anni. l’ uomo si sveglia è non sa nulla del presente. quanto ti mancano gli anni 90?

Nel ruolo mi ci ritrovo abbastanza bene, visto che negli anni Novanta avevo proprio venti anni, certo non è facile dimostrare venti anni quando ne hai quaranta… ma quegli anni per me sono stati gli ultimi “revivalizzabili” nel senso che è stato l’ultimo decennio scandito da una sua moda e da una sua identità, da qui in poi infatti p stato un susseguirsi di revival appunto (anni 60-70-80-90).
E’ per questo che un pochino mi mancano…

Per Fabrizio c’è una cosa che rimpiango di quel periodo?

Si, un periodo di transizione fantastico, un periodo in cui c’erano le cabine telefoniche ed i telefonini, iniziava a diffondersi la rete, ma c’erano ancora i video giochi nei bar, c’era il “tutto città” ed i primi navigatori satellitari. Un periodo in cui il passato ed il futuro camminavano a braccetto, ed in quel presente… io c’ero

Sei autore del testo insieme a Roberto Fei e Fabrizio Gaetani come avete gestito la scrittura a sei mani?

Scrivere un testo con due professionisti nonché amici è stata una bellissima esperienza. Ci siamo confrontati e soprattutto divertiti. Penso che l’armonica che ha regnato in questa collaborazione si percepisca, il pubblico l’avverte.

E di Cecilia Taddei, cosa mi racconti?

Cecilia interpreta l’infermiera che si prende cura dei due quarantenni in coma. Che dire di lei? Una donna simpatica, una bravissima attrice. C’è sintonia tra noi tre, cosa fondamentale per portare avanti più di un’ora di spettacolo.

Per Fabian Grutt e Fabrizio Gaetani: La regia è firmata da Felice della Corte direttore del Teatro Marconi che effetto fa stare sul palco di un teatro poema nato ma che promette bene dato il bel cartellone?

Un bellissimo teatro, strategico, ottima posizione, cartellone eccellente, e che dire del direttore artistico? Nonché regista, nonché attore? Un Felice Della Corte poliedrico! Non possiamo essere che contenti di stare su quel palco, per di più lo spettacolo sta andando molte bene. Che soddisfazione!

Roberto Fei, scrivere un testo con due autori che sono anche i protagonisti ha delle difficoltà? Se si quali, ma immagino anche sia stato in gran divertimento. Ce lo racconti?

La difficoltà non è consistita tanto nel fatto che gli altri due autori fossero i protagonisti della commedia, ma che fossero proprio Fabian Grutt e Fabrizio Gaetani! Credimi, definirli vulcanici non rende l’idea, hanno entusiasmo, creatività ed energia da vendere.

A me è toccato il ruolo del maestrino, incaricato di tenerli a bada e di raccogliere gli input che emergevano durante le nostre cene/brain storming (tra l’altro Gaetani è un ottimo cuoco e Grutt ha un ottimo vino), e tramutarli in materia scritta seguendone la struttura drammaturgica.

Oltre al divertimento che non c’ha mai abbandonato durante tutto il nostro lavoro, c’è stato un bellissimo e proficuo connubio fra noi tre, trovando un ottimo equilibrio tra narrazione e comicità.

Mi sento veramente fortunato ad aver incontrato nella mia carriera artistica questi due bravissimi farabutti.

Per questo Articolo le immagini sono state fornite dall’ufficio stampa dell’artista/spettacolo. Si declinano per tanto ogni responsabilità relative ai crediti e diritti.

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