L’attrice Viola Graziosi, dopo aver interpretato Elena nello spettacolo “Le Troiane” al Teatro Greco di Siracusa con grande successo di critica e di pubblico, è tornata in scena con lo spettacolo “The Handmaid’s Tale – Il Racconto dell’Ancella“, ispirato alla famosa serie televisiva “The Handmaid’s Tale”, all’interno del Napoli Teatro Festival 2019 il 6 luglio alle ore 21.00, presso la Galleria Toledo di Napoli. Regia di Graziano Piazza.

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La pièce teatrale è ispirata alla famosa serie televisiva “The Handmaid’s Tale”, che uscirà con la terza attesissima stagione a giugno 2019. La serie di Bruce Miller, che porta sul piccolo schermo il mondo distopico creato dalla scrittrice canadese Margaret Atwood ne “Il racconto dell’ancella”, scritto nel 1985, aveva ispirato i cortei di protesta di molte donne americane durante la campagna presidenziale di Donald Trump.

Lo spettacolo è nato l’8 marzo 2018, in concomitanza della Giornata della donna per il “Teatro di Radio3”, con una diretta dalla sala A di via Asiago a Roma, a cura di Laura Palmieri.

Abbiamo intervistato la talentuosa Viola Graziosi per l’occasione.

Noi ci siamo sentiti in occasione della versione reading dello spettacolo. Intanto come è andato lo spettacolo?

è andata benissimo. Il testo ha una potenza eccezionale e, accompagnata da una fantastica colonna sonora, ha regalato sia a me che al pubblico in sala un’esperienza quasi ipnotica. Io mi sono sforzata di muovermi il meno possibile per potermi concentrare completamente sulla voce e questo ha permesso alla sala di compiere un viaggio mentale emozionante tra le righe del testo

E quali sono le principali differenze tra lo spettacolo attuale e la versione reading?

Ti direi che è molto simile ma è anche molto diverso. Ovviamente resta sempre il racconto dell’ancella ed il testo è praticamente rimasto lo stesso così come la scenografia. Abbiamo pensato che, se il pubblico volesse una rappresentazione realistica della storia, potrebbe facilmente recuperare la serie su Netflix, molto bella tra l’altro.

Noi invece abbiamo strutturato lo spettacolo in modo da renderlo unico per il teatro lasciando libera la mente degli spettatori e permettendo alla loro immaginazione di costruire questa società dispotica popolata dalle Ancelle rosse, le donne a cui è permesso avere figli, dalle Mogli blu dei comandanti, sterili e obbligate ad usare le Ancelle per avere un figlio, dalle verdi Istitutrici, che “addestrano” le nuove ragazze preparandole alla vita che le aspetta, e le Non Donne, tutte quelle che, per i più svariati motivi, non sono in grado di avere figli e sono inadatte per qualunque altro compito.

Le Ancelle, sfortunatamente per loro, si ritrovano ad occupare la posizione centrale in questa società dato che, essendo le uniche in grado di procreare, vengono costrette ad essere fecondate dai comandanti.

Praticamente sono obbligate a subire uno stupro legalizzato

In realtà è molto più complicato di così. Questa è una società che ha disumanizzato le donne e anche queste sembrano oramai sottomesse al mondo in cui si ritrovano a vivere e disposte ad accettare tutto questo. Inoltre, quasi per dare una sorta di rilevanza religiosa al momento della fecondazione, l’accoppiamento avviene con la moglie del comandante sdraiata a gambe aperte mentre l’Ancella si mette in mezzo a queste per poi essere penetrata dal comandante.

Parlare di stupro sembra quindi inesatto perché comunque l’Ancella ha accettato il suo ruolo nella società ma, da esterni, possiamo facilmente comprendere quanto sia sbagliata tutta la situazione.

Quella che ci viene presentata è quindi una società totalmente priva di principi etici e morali ma puntata esclusivamente al freddo utilitarismo

Esattamente. A parlarne mi fa ancora venire i brividi perché, alla fine, è quello che potrebbe accadere anche a tutti noi se mai dovessimo decidere di effettuare la stessa scelta. Con questo però non voglio creare il dibattito uomo contro donna, con la donna vittima e l’uomo carnefice, ma voglio solo sottolineare che le battaglie per una società più giusta ed equa non finiranno mai ed è importante che ognuno di noi faccia la sua parte.

E che tipo di preparazione hai seguito per riuscire a portare in scena un momento così potente?

Sebbene io sia sola sul palcoscenico, non posso negare che è stato molto faticoso per me proprio per l’impatto psicologico che ha per il personaggio e per il pubblico. Per portarlo al meglio ho cercato di comprendere le ragioni che hanno spinto l’Ancella ad accettare tutto questo e quali sono le colonne che le permettono di sostenere l’impatto di una vita simile. Cosa la spinge ad andare avanti? In un mondo così disumano, quali sono gli affetti in grado di tenerci a galla? Queste sono le domande a cui ho cercato di trovare una risposta.

Una ricerca in cui probabilmente è impegnata la stessa protagonista visto tutto quello che deve subire.

Assolutamente. Ed è proprio per rappresentare al meglio questa ricerca che abbiamo cercato di dare meno spunti possibili al pubblico al livello visivo. Pur sentendo la descrizione dettagliata di ciò che accade alla protagonista, gli spettatori sono lasciati alla loro immaginazione per dipingere il contesto in cui tutto ciò avviene. La mente, quando la si fa viaggiare, permette di creare panorami straordinariamente orribili spingendo il pubblico a domandarsi come faccia questa donna ad andare avanti nonostante tutto.

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