Alessia Navarro, intervista alla protagonista di “Follia” di Fabio Appetito

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La principale attività di Alessia Navarro nel mondo del cinema è quella di interprete e tra i lavori più interessanti c’è la sua partecipazione nel film The Sweepers di Igor Maltagliati nel 2014. Sempre nello stesso anno ha anche lavorato con David Petrucci per la realizzazione del film Hope Lost in cui ha interpretato la parte di Eva.

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Con il suo lavoro teatrale, Alessia Navarro porta in scena le grandi personalità femminili che hanno contribuito a porre le basi per la parificazione dei diritti tra uomini e donne. Proprio per questo viene scelta come protagonista di Follia, andato in scena al teatro Quirino di Roma dal 2 al 6 maggio.

Come è stato lavorare con Matteo Tarasco?

Lavorare con Matteo è stata una bellissima esperienza, si concentra sui personaggi e ha cercato di farmi entrare subito in profonda sintonia con il mio. Da quello che ho visto riesce a tirare fuori il meglio da tutti gli attori mettendoli a proprio agio e permettendogli di focalizzarsi sul lavoro sul testo e, prima di tutto, su loro stessi.

È stato veramente il regista perfetto per questo spettacolo.

Come con lo spettacolo su Frida Khalo, anche qui si parla di donne con un carattere così forte da portarle ad essere delle vere e proprie paladine dei diritti delle donne. Cosa sai dirci di loro?

Beh sicuramente posso dire che hanno combattuto queste battaglie per i diritti molto prima che si potesse parlare di parificazione.

Si tratta di tre donne che hanno lasciato un’impronta importante sia nel panorama culturale dell’epoca che nella mente di tutto l’universo femminile, seminando piccoli germogli destinati ad essere raccolti da coloro che avrebbero continuato la loro battaglia.

Inutile dire che questo stile di vita le ha obbligate spesso ad essere controcorrente rispetto alla mentalità delle loro epoche.

Alessia Navarro - Follia
Alessia Navarro – Follia

E cosa sapresti dirci di queste tre donne? Cosa ti ha colpito di loro?

Di Alma Malher mi ha sicuramente colpito il suo rapporto con il pittore Oskar Kokoschka.
Un rapporto malato e folle durante il quale lo stesso Oskar arrivò a farsi costruire una bambola con le fattezze di Alma per poi portarla con sé ovunque andasse.

Alma ha subito quindi una vera e propria ossessione da parte di quest’uomo e ha cercato di combatterla in ogni modo possibile. Il suo pezzo è stato molto forte, parlando a livello emozionale, da portare in scena.

Per quanto riguarda Marina Cveteva, poetessa e scrittrice russa, la sua è una storia quasi cinematografica. Quello che comincia come un semplice scambio epistolare con il poeta Rainer Maria Rilke, piano piano si trasforma in un amore destinato, purtroppo, ad essere distrutto dall’ironia del fato. Poco prima del loro primo vero appuntamento, infatti, Rilke morirà lasciando Marina a piangere per un amore mai realizzato.

La sua è una storia veramente incredibile perché, comunque, Marina ebbe molte relazioni, sia con uomini che donne, e riuscì a diventare una delle figure più importanti dei primi anni del Novecento. Eppure, di fronte a questa perdita, anche lei mostra un lato di sé inaspettato.

Infine c’è Kiki di Montparnasse, musa ispiratrice di molti pittori di inizio Novecento e con conoscenze e amicizie tra i più grandi artisti di Parigi.
Nello spettacolo mi sono trovata ad interpretare una Kiki alle prese con un corpo oramai in decadenza e che, di fronte a questi cambiamenti fisici, si ritrova a navigare tra i ricordi nostalgici di una Parigi che non c’è più. Probabilmente la parte più poetica dello spettacolo.

Alessia Navarro - Follia
Alessia Navarro – Follia

Quindi tre percorsi differenti tra loro ma che, alla fine, si riassumono nel tuo personaggio, ovvero la donna rinchiusa nel manicomio. Cosa spinge questa donna a ricordare tre esponenti dell’universo femminili così importanti?

C’è la volontà e l’aspirazione di una donna a non sottostare ai limiti che la società gli impone e per questo ne paga le conseguenze venendo rinchiusa all’interno di un ospedale psichiatrico. Per avere ancora una parvenza di libertà decide quindi di impersonare queste tre donne che, come lei, si sono battute per non essere relegate al ruolo di donna così come veniva pensato al tempo dal resto della comunità.

Grazie a questa illusione, riesce quindi a vivere quell’esistenza che le è stata negata.

E secondo te quali sono i collegamenti tra i limiti della società di quel tempo e la nostra? Cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale?

In realtà credo sia cambiato ben poco, abbiamo solo sostituito i vecchi strumenti con nuovi “modelli”.

Se un tempo si potevano avere rapporti epistolari, oggi si possono creare attraverso Facebook o altri social network.

Quello che sicuramente non è cambiato è la nostra necessità di affermare la nostra esistenza attraverso il riconoscimento degli altri. Tramite Instagram, Twitter e tutte le altre piattaforme, ogni membro della società cerca semplicemente di ottenere una qualche forma di riconoscimento, come se la sua presenza nel mondo dipendesse esclusivamente dalle altre persone.

Portare in scena questo testo è stata una delle mie più grandi soddisfazioni e posso dire che solo un poeta come Fabio Appetito poteva riuscire a creare un’opera in grado di raccontare una storia con temi così potenti ed emozionanti.

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