La Piccola Compagnia della Magnolia inaugura la stagione 2022 dello spazio torinese OFF TOPIC con Fedrah: un tentativo di sviscerare un mito antico (ma sempre attuale), contaminando con accortezza linguaggi e epoche differenti, da Euripide a Sarah Kane, passando per Racine, il cinema e il teatro.

In questa operazione, Magnolia si lascia guidare da Michele Di Mauro, che, partendo dal mito classico di Euripide, fa convergere il proprio orizzonte stilistico sulla versione moderna firmata da Sarah Kane (Phaedra’s Love, 1996, che diventa un nuovo classico per l’era pandemica post 2000).

In scena, tre personaggi: Fedra, Ippolito (figlio di Teseo) e Strophe (figlia di primo letto di Fedra, personaggio presente nella versione moderna di Sarah Kane) alle prese con  passioni che non sono in grado di domare, nel segno di un amore (s)pietato che è l’inizio e la fine di tutto.

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Nonostante i dialoghi, che, almeno all’inizio, sembrano suggerire principalmente che una elaborata e accattivante seduta ti terapia familiare, la regia di Michele Di Mauro risulta in grado di elevare Desiderio e Amore a livelli emotivi universali.

Giorgia  Cerruti, nel ruolo di Fedra, non la si apprezzava così vitale e bruciante dai tempi di Zelda; Davide Giglio, nella sua emblematicamente inerte presenza in scena, restituisce un’adeguata apatia al personaggio di Ippolito, che rende quasi empatico il suo odio per le persone (o, piuttosto, incapacità di amare); il giusto e sensuale distacco di Francesca Cassottana nei seducenti e disillusi panni di Strophe, la rende il personaggio più adatto per raccontare il drammatico quotidiano di una nuova famiglia reale che si sgretola.

La scenografia  molto contemporanea di Lucio Diana (con tanto di mobiletto per gli alcolici, e tappeto che si srotola) circoscrive l’azione dei personaggi, ma lo schermo televisivo ultramoderno consente un parallelismo piuttosto azzeccato tra i tre protagonisti e quelle famiglie che hanno cambiato la storia del cosiddetto “secolo breve”, in particolar modo la “Agnelli Dynasty”, croce e delizia delle masse dipendenti.

E la dolcezza dell’eterno ritrovarsi dei tre sventurati dopo la tragedia è sottolineata con maggiore senso libertà dal rassicurante finale sulle note di Insieme, di Mina.

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