Era il 4 febbraio ed il nostro ministro delle Attività Culturali e del Turismo siglava un accordo con la Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo del Mibact e l’Agis per l’istituzione della prima “Giornata del Teatro” da promuovere per il 22 ottobre, ieri.

La “giornata del teatro” è una sana idea democratica! Finalmente tutti a teatro gratis, non solo gli attori! (Paolo Giommarelli – attore)

Potremmo utilizzare questa semplice affermazione del bravo Giommarelli per riassumere l’essenza dell’iniziativa.

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L’idea del ministro, nel suo intento molto lodevole, è quella di aprire per un giorno i teatri a quel pubblico che normalmente non li frequenta per scelta, o peggio, per impossibilità economica.

Se fossimo ad un referendum la domanda potrebbe essere “Volete assistere per un giorno gratuitamente ad uno spettacolo teatrale?” la risposta non potrebbe che essere Si, al massimo mi astengo se non mi piace proprio il teatro.

Fin qui nulla da eccepire, il problema si pone nella domanda che non apparirebbe nel quesito referendario “Chi paga attori, maestranze, addetti ai lavori e strutture per quel giorno?“. Ecco, diciamo che il nostro ministro ha pensato bene di istituire una giornata senza metterci nemmeno un euro.

La festa a spese degli invitati

Come dice Andrea Porcheddu “si fa la festa, ma a spese degli invitati“. 

Il mondo del teatro vive una crisi profondissima ed operazioni di marketing come questa andrebbero molto bene ma solo se accompagnate da un insieme di riforme del “Sistema Cultura” per non trovarsi un giorno a sbattere le porte come ha fatto Domenico Sepe o protestare vigorosamente come gli attori ed attrici facenti parte dell’associazione Facciamo la Conta per i quali  non c’è #nulladafesteggiare con tanto di hashtag.

Signor Ministro si può e si deve fare molto di più per tutelare le persone che vivono di teatro.

Se lei pensa, e giornate come queste lo lasciano intendere, che il teatro sia una forma irrinunciabile di cultura e un sostanziale giovamento per le nostre vite, allora diamo dignità anche normativa alle professioni che vi operano affinché anche i teatri privati non finanziati possano partecipare in futuro a queste giornate e facciamo soprattutto una legge sugli spettacoli dal vivo che preveda, tra l’altro, la defiscalizzazione dei finanziamenti privati.

100 teatri su 2000

Ma torniamo alla nostra giornata e diciamo che il risultato è stato di un’adesione di circa 100 teatri su 2.000. Teatri che, con grande spirito d’iniziativa ed accettando la sfida, hanno aperto in modo diverso le proprie sale.

C’è chi, come il Teatro Nazionale di Toscana ha aderito in pieno con un programma vasto ed articolato, chi come il Verdi di Padova che ha organizzato una conferenza con Vittorio Sgarbi o altri teatri, come La Scala di Milano, l’Argentina di Roma ed il Rossetti di Trieste che hanno permesso di assistere alle prove di uno spettacolo in cartellone.

Per fortuna poi c’è il Teatro

Esaurito il veleno che ti sale dentro contro l’ottusità di alcune scelte di chi governa, poi per fortuna c’è il teatro e quella di aprire le porte a delle prove di uno spettacolo è una cosa molto bella perché consente agli spettatori di capirne il dietro le quinte.

Poter vedere dal vivo la costruzione di Play Strindberg (al Rossetti dal 25 al 30 ottobre) da parte di tre attori del calibro di Franco Castellano, Maria Paiato e Maurizio Donadoni, diretti da Franco Però, non è cosa di tutti i giorni ed osservare le dinamiche che sorgono per migliorare anche una singola battuta o l’intonazione di una parola, fanno capire meglio l’immenso lavoro necessario per portare in scena uno spettacolo.

Quindi grazie al Rossetti per aver accettato la sfida ed aver partecipato con eccelsa resa qualitativa, ma rimangono i dubbi sull’iniziativa.

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