Intervista a Nino Graziano Luca

- Advertisement -

coreografo del nuovo film prodotto dalla Disney, “Rosaline”

Rosaline” è un film del 2022 prodotto in USA, commedia romantica diretta da Karen Maine, prodotta dalla Disney. Basato sul romanzo “When You Were Mine” di Rebecca Serle. Il cast include Isabela Merced, Kyle Allen, Kaitlyn Dever, Minnie Driver, Bradley Whitford, Sean Teale, Spencer Stevenson, Henry Hunter Hall. Disponibile in homevideo in Digitale da Venerdì 14 Ottobre 2022. Un nuovo risvolto leggero e comico su “Romeo e Giulietta” di Shakespeare in cui la classica storia d’amore è raccontata dalla prospettiva della cugina di Giulietta, Rosaline… che guarda caso è l’ex fidanzata di Romeo. Quando Romeo incontra Giulietta e inizia a corteggiarla, Rosaline cerca di sabotare la famosa storia d’amore e di riconquistare il suo uomo.

Nino Graziano Luca, studioso appassionato, cultore della materia, amante del bello, trova nell’armonia della danza la sua vocazione quando, affascinato da “Maratona d’Estate”, lo storico programma televisivo RAI condotto da Vittoria Ottolenghi, comincia a studiare Storia della Danza. All’età di diciotto anni esordisce come regista e conduttore del “Gala della Danza” con Vladimir Derevianko e l’English National Ballet; del “Festival Internazionale del Ballo” con Sharon Savoy; e dello spettacolo di Afro-Jazz e Teatro-Danza Jamalo. Durante un viaggio in Scozia, partecipa ad uno Stage dedicato alle “Scottish Country Dance” e alle “Danze Sociali” che costituirà l’inizio della sua attività.

Nel 1989 si trasferisce a Bologna, per iscriversi alla Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in “Discipline delle Arti Musica e Spettacolo” dove, nel 1990, la Professoressa di Storia dello Spettacolo Eugenia Casini Ropa “decise di tentare un esperimento: un seminario pratico/teorico sulle danze sociali dell’epoca col quale mettere in pratica e approfondire i risultati delle ricerche in atto”.

Da quell’esperimento, sono iniziati i primi dieci anni di ricerca di Nino Graziano Luca, in cui allo studio approfondito dei manuali, alle affascinanti trascrizioni coreografiche, alla pratica, ha abbinato l’allestimento di spettacoli e performance, la collaborazione organizzativa di eventi conviviali a tema ottocentesco, la stesura della sua Tesi di Laurea, le prime collaborazioni all’Università di Bologna e ha soprattutto sviluppato la definizione di “danza storica” quando all’epoca gli studiosi preferivano parlare di “danza sociale”, “danza di società”, “danze di Corte”, “early dance” o, più nello specifico, “medieval dance”, “baroque dance”, “regency dance”. 

Nino Graziano Luca definisce in quegli anni la “Danza Storica”, come il sistema coreico (teorico-pratico) fondato sui Manuali reperiti prevalentemente in Europa a partire dallo scritto di Domenico da Piacenza “De Arte Saltandi et Choreas Ducendi” (databile 1445-1447) in poi. Nino Graziano Luca dal 2000 è Fondatore, Presidente e Direttore artistico della “Compagnia Nazionale di Danza Storica”.

In questi anni ha messo in scena, con il Corpo di Ballo dei Danzatori professionisti, numerosi spettacoli e ha organizzato un’intensa attività associativa di Gran Balli in costume, Tè Danzanti, Corsi di Danza Storica, Stage di approfondimento, Conferenze, Mostre e Gran Balli delle Debuttanti finalizzata alla promozione della danza storica.

È autore del libro “Gran Balli dell’800. Da Via Col Vento al Gattopardo” (Armando Curcio Editore) nel quale propone il risultato dei suoi vent’anni di studio in tutta Europa sul tema della Moda, Danza, Bon Ton tra il tardo ‘700 e gli inizi del ‘900. Il libro ha ottenuto i patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’Ambasciata d’Austria ed è stato presentato tra l’altro alla Camera dei Deputati e all’Ambasciata d’Austria.

Nell’ottobre del 2017, giunto alla quinta ristampa, è stato pubblicato in versione economica. Nel 2019 è stato tradotto in inglese.

Gentile Nino come è nata questa nuova avventura per te nelle vesti di coreografo e per la tua “Compagnia Nazionale di Danza Storica” in quelli di interpreti?

Nella tarda primavera del 2020 ho ricevuto una telefonata in cui mi parlavano di un film internazionale al quale probabilmente avrei potuto lavorare da coreografo e mi chiedevano se potessi incontrare la regista americana che l’avrebbe diretto per parlarne con lei. Pochi giorni dopo mi sono ritrovato di fronte ad una donna di grande talento e cordialità, Karen Maine che, dopo avermi fatto dei complimenti sul mio lavoro, mi ha spiegato il tema del film ed ha espresso la sua idea su cosa si sarebbe aspettato da me. Nel dialogo con lei ho immaginato di realizzare due coreografie dallo stile fresco e contemporaneo, in cui ci potessero essere dei rimandi alla tradizione coreica rinascimentale. Questa mia proposta è piaciuta immediatamente a Karen e dunque ho lavorato proprio su quello.

Da una recente nostra conversazione mi hai anticipato che ti sei ispirato alla tradizione coreica rinascimentale italiana, da cosa hai attinto nello specifico?

Si tratta di un lavoro coreografico completamente nuovo, ma chi conosce i Manuali come il De arte saltandi et choreas ducendi di Domenico da Piacenza, il De Pratica seu arte tripudii di Guglielmo Ebreo da Pesaro, ci ritrova un uso del corpo, uno sviluppo dei movimenti, un linguaggio delle pose che in alcuni passaggi rievocano le atmosfere delle Corti in cui i due lavorarono.

Quanti sono gli interpreti del tuo Corpo di Ballo che hanno preso parte alle scene per il film “Rosaline”?

La produzione, per via anche degli spazi che sarebbero stati usati, mi ha richiesto 16 danzatori (8 ragazze e 8 ragazzi) con i quali durante le prove e nel corso delle riprese si è creato un clima meraviglioso, altamente professionale, rispettoso ma anche umano, vero, spontaneo. Tengo a sottolineare che ho coinvolto solo ballerini italiani ed il livello è stato veramente alto. I miei assistenti in questo lavoro sono stati i bravissimi e talentuosi Debora Bianco e Stefano Capitani.

Hai letto il romanzo “When You Were Mine” di Rebecca Serle?

Subito dopo l’incontro con Karen Maine, ho letto la versione in italiano intitolata Io, Romeo e Giulietta. È stata una lettura piacevole, proprio perché mi incuriosiva che una delle più grandi storie d’amore potesse essere raccontata con un nuovo punto di vista, quello di Rosaline per l’appunto. Pagina dopo pagina, mi sono reso conto che Rebecca Serle avesse costruito una storia nuova, che emerge con una sua identità, stagliandosi con maestria da quella secolarmente amata e riconosciuta di Shakespeare. La Serle racconta una storia appassionante, prevalentemente indirizzata al mondo giovane, intrisa di amore e di amicizia, in cui sembra che il lettore sia incoraggiato a fare delle scelte, perché la nostra vita dipende da noi. Scelte come quelle di credere sempre nell’amore e lottare per esso, anche quando pare che sia del tutto inutile.

Come si è evoluto nel tempo il rapporto con la tua Compagnia, da Maestro a Coreografo?

Per molti anni mi sono occupato di ricerca dei Manuali, di trascrizione filologica o quantomeno di attenta interpretazione dei diagrammi e delle coreografie del tempo per condividerle sia con i danzatori professionisti del Corpo di Ballo della Compagnia Nazionale di Danza Storica per i nostri spettacoli, che con gli appassionati allievi di tutte le età che frequentano i nostri Corsi di Danza Storica dal Nord al Sud Italia e talvolta anche all’estero.

Poi, nel lavoro di trascrizione coreografica che ho fatto da alcuni film, mi sono imbattuto in una costante, le scene di danza raramente sono intere, spesso sono intervallate ai dialoghi, ai primi piani e dunque per la gioia di finirle, o di cucirle, provavo io a creare quanto non si vedeva sullo schermo. Si pensi al Valzer che Nino Rota compose per il film Guerra e Pace di King Vidor in cui sono evidentemente coreografate solo 16 battute, e qui e lì ci sono momenti di Valzer libero: beh in questo caso, dopo quelle 16 battute, mi sono divertito io a creare il resto della coreografia.

L’apprezzamento da parte dei ballerini e del pubblico è stato immediato.

E dunque nell’istante in cui ho lavorato a questo tipo di progetti, è finito per diventare la norma che io creassi le parti coreografiche mancanti. In seguito ho scritto coreografie su alcune meravigliose musiche presenti nelle Colonne Sonore di altri film.

Nel Gattopardo diretto da Luchino Visconti ad esempio, l’unica coreografia che si vide del tutto è la Mazurka (che io trascritto dal film quasi trent’anni fa) e poi dei frammenti del Valzer Brillante di Giuseppe Verdi e della Quadriglia di Nino Rota che ho poi concluso a mio gusto, creando invece io ex novo, con il linguaggio della Danza Storica, sia la coreografia della Contraddanza che quella del Valzer del Commiato.

Tra i miei lavori di regia e coreografia più recenti, mi piace ricordare quello per il lancio mondiale della seconda stagione di BRIDGERTON per Netflix, sempre con il Corpo di Ballo della Compagnia Nazionale di Danza Storica, in cui oltre alla Contraddanza ed al Galop da me trascritti dagli episodi della prima stagione, ho adattato coreografie Regency e ne ho creato alcune proprio mie sulle musiche della Colonna Sonora dell’amatissima serie.

Del passato quali sono le versioni del celebre balletto che più hai amato?

Amo la celeberrima coreografia di Kenneth MacMillan, forse anche perché rimasi folgorato dalla coppia Alessandra Ferri e Wayne Eagling che mi trovai a recensire anche per il rotocalco culturale “Scelti per voi” che conducevo su Rai International.

Come ti sei relazionato con la troupe cinematografica, ed in particolare con il regista?

È stata un’esperienza indimenticabile, con dei professionisti straordinari. Durante la fase delle prove, alla fine della giornata, giravo un video che potesse far vedere lo sviluppo quotidiano del mio lavoro alla produzione e sin da subito, per fortuna, il loro apprezzamento è stato totale.

Una volta pronte le coreografie, con un pizzico di timore ma speranzosi che potessero piacere, le abbiamo fatte vedere dal vivo a Karen ed ai produttori americani. Dopo appena 30 secondi di esibizione i loro; “amazing”, “great”, “wow” hanno stemperato ogni nostra piccola tensione, fino ai loro applausi finali, gioiosi e grati.

Un paio di giorni dopo, abbiamo provato le coreografie con addosso i meravigliosi costumi che avrebbero indossato i danzatori per le riprese e, tranne poche correzioni necessarie ad una migliore fluidità di movimento, erano del tutto perfetti nelle cromie e nello stile. 

Nino Graziano Luca e la regista del film ROSALINE Karen Maine – Foto sul set
Da dove è partita la tua idea coreografica per lo sviluppo dei movimenti e delle dinamiche?

Sono estremamente grato alla Disney che ha sempre dato un ruolo fondamentale alla danza in moltissime sue produzioni. Molti personaggi di Walt Disney ballano: da Topolino che danza il tip tap in Through the Mirror, in Musical Farmer a Pippo che si scatena con il fox trot; dai balletti dei Nani in Biancaneve a quelli che richiamano allo Schiaccianoci e alla Danza delle Ore in Fantasia; dal Ballo di Belle e Adam ne La Bella e La Bestia ai recenti hip hop di Encanto.

E come non ricordare il successo di Ballerina, che nella versione in italiano vedeva tra i doppiatori l’Étoile Eleonora Abbagnato. Tutti precedenti da far tremare le vene ai polsi.

Pensando dunque ad un progetto artistico come Rosalyne, in cui le scelte musicali erano già state fatte dalla produzione, ho immaginato di creare dei disegni coreografici ritmati, ricchi di entusiasmo, giocosi, romantici ma rievocanti l’epoca in cui la danza di corte cominciava ad essere tramandata attraverso i Manuali, proponendosi come l’avamposto essenziale per tutta la danza del futuro.

Cosa ti affascina della tragedia di William Shakespeare? E cosa di questa versione di Rebecca Serle?

In Romeo e Giulietta di William Shakespeare mi ha sempre attratto il concetto di cosa voglia dire l’innamorarsi per la prima volta, il tema trasversale dell’Amore e della tragedia che talvolta può determinare, raccontato passando dal lirismo più raffinato a momenti rudi, in cui però la poesia oltrepassa il tempo e lo spazio.

E pensare che, pur essendo gradita ai suoi contemporanei, è stata a lungo considerata un’opera minore tra quelle di Shakespeare. I personaggi di Romeo e Giulietta, se non erro, appaiono per la prima volta in una novella di Luigi da Porta che riprendeva un soggetto del Novellino di Masuccio Salernitano e in seguito ripreso da Matteo Bandello ma è solo con Shakespeare che si elevano a Mito.

Ed un passaggio importante, prima dell’incontro con Giulietta, è il rifiuto che Rosalina esprime alle attenzioni di Romeo che, non essendo ricambiato, era triste. Al cugino Benvolio, che voleva persuaderlo di dimenticarla, di rivolgere il suo sguardo su altre ragazze, Romeo arrivò a rispondere che ciò sarebbe impossibile: Una donna più bella del mio amore! Anche il sole, che tutto ha veduto, non ha mai visto una bellezza simile dall’inizio del mondo, in quanto nessuna bellezza può superare quella della sua Rosalina.

Per Romeo, Rosalina era una dolce ossessione che sembrava lo facesse sentire vivo almeno fin quando non accade l’inaspettato: l’incontro con Giulietta che lo fa sentire “vivo per davvero”. Il romanzo Io, Romeo e Giulietta di Rebecca Serle, mi ha interessato per come suggerisce al mondo giovane che fare le scelte personalmente, lottare ad ogni costo per l’amore, può essere giusto anche quando sembra che tutto remi contro.

Si tratta di una rivisitazione in chiave moderna della tragedia romantica di Shakespeare dove i protagonisti non sono i due amanti sventurati, ma Rosaline – la ragazza di cui Romeo era innamorato prima di conoscere Giulietta – per poi essere tradita, abbandonata e poi … lascio la suspence.

(L-R): Kaitlyn Dever as Rosaline and Sean Teale as Dario in 20th Century Studios’ ROSALINE, exclusively on Hulu. Photo by Moris Puccio. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.
Dove avete girato le scene?

Le nostre scene di Danza sono state girate in un luogo incantevole, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, costruito dall’Imperatore Adriano: la Villa Adriana a Tivoli.

Romeo e Giulietta” in ogni sua rivisitazione mantiene sempre un aspetto eterno, hai già visto il film o sarà anche per te una sorpresa il 14 ottobre?

Non ho ancora visto il film e dunque sarà una sorpresa anche per me, soprattutto perché a fine luglio 2022, Karen Maine mi ha scritto un messaggio in cui diceva che “eravamo stati grandi e che era molto emozionata e contenta che lo potessimo vedere quanto prima”. Speriamo bene!!!

A chi hai voluto dedicare questa esperienza di coreografo in una produzione così importante, e per te inedita?

Dentro di me la dedica è stata indirizzata prima di tutto ai miei figli, Angelica e Michele, che hanno 9 e 6 anni e sono dei grandissimi fan di tutto il mondo Walt Disney; alla mia famiglia e poi a tutti coloro che hanno sempre creduto nel mio lavoro con la “Compagnia Nazionale di Danza Storica”, aderendo in toto alla filosofia valoriale della CNDS. 

Chi sono oggi i tanti “Romeo e Giulietta” sparsi nel mondo?

Tutti quei ragazzi cui è impedito in alcune aree del mondo di poter fare la scelta dell’amore perché i loro genitori si oppongono, volendo decidere della vita sentimentale dei figli; tutte quelle ragazze punite (se non addirittura uccise) perché innamorate di un ragazzo di un’altra religione, etnia o che semplicemente non è accettato in famiglia.

A scene from 20th Century Studios’ ROSALINE, exclusively on Hulu. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.
Guardandoti indietro, quale fra le tue tante esperienze reputi ti abbia particolarmente forgiato? 

Aver iniziato a condurre dei Programmi in radio per bambini (quando io stesso ero bambino) e tutta la gavetta successiva mi hanno sicuramente indirizzato nel mio percorso di vita professionale ma credo che a forgiarmi siano stati gli anni di studio trascorsi al DAMS di Bologna dove oltre a laurearmi, a conseguire il Master, a studiare danza, recitazione, dizione ad iniziare la mia ricerca dei Manuali di Danza, ho avuto la fortuna di studiare Storia della Danza e Storia dello Spettacolo con Eugenia Casini Ropa, Semiologia con Umberto Eco, Drammaturgia con Claudio Meldolesi e Cristina Valenti, Istituzione di Regia con Arnaldo Picchi, Storia della Musica con Mario Baroni, Storia dell’Arte con Renato Barilli, Estetica con Luciano Nanni, Letteratura Italiana con Piero Camporesi, Semiologia dello Spettacolo con Marco De Marinis, Storia del Cinema con Antonio Costa, Tecniche della Fotografia con Alfredo De Paz, Comunicazione di Massa con Ugo Volli, Psicologia con Pio Enrico Ricci Bitti, nonché ho frequentato Stage e Masterclass con Jerzy Grotowski, Eugenio Barba dell’Odin Theatre, Judith Malina (fondatrice con Julian Beck del Living Theatre), Fabrizio Cruciani, Pina Bausch, Dario Fo.

I modelli di riferimento con cui sei cresciuto in che cosa differiscono dai personaggi seguiti oggi nel mondo della danza? 

Volendo lavorare nel mondo della cultura, il mio desiderio era sin da giovane avere una formazione multidisciplinare, rivolgendo la mia attenzione a modelli di riferimento che pur differendo nell’ambito d’azione, nella disciplina in cui hanno operato, avevano un’infinità di similitudini metodologiche ed operative. In tutti loro, la ricerca, lo studio, la prova, la cura maniacale dei dettagli, la passione, l’attenzione al gruppo di lavoro, l’onestà, la gioia e la serenità nell’agire con ogni singolo membro della loro compagnia, erano delle costanti. Beh, io spero di essere all’altezza, ma provo ad operare nella stessa maniera.

Come definisci il tuo genere di danza?

Dal 1989 al 1999 sono iniziati i miei primi dieci anni di ricerca, in cui allo studio approfondito dei manuali, alle affascinanti trascrizioni coreografiche, alla pratica, ho abbinato l’allestimento di spettacoli e performance, la collaborazione organizzativa di eventi conviviali a tema ottocentesco ed ho soprattutto sviluppato la definizione di “danza storica” (oggi molto diffusa in tutto il mondo) quando all’epoca gli studiosi preferivano parlare di “danza sociale”, “danza di società”, “danze di Corte”, “early dance” o, più nello specifico, “medieval dance”, “baroque dance”, “regency dance”. Occupandomi dunque di “danza storica” sono interessato prima di tutto alle danze che si trovano nei Manuali a nostra disposizione pubblicati dalla metà del ‘400 all’inizio del ‘900. Rispetto chiaramente tutte le forme coreiche antecedenti a questo periodo ma non rappresentano per ovvi motivi il mio ambito d’azione.

Qual è la tua prima memoria personale legata alla danza che ha informato la tua poetica coreografica?

Sono stato affascinato da MARATONA D’ESTATE, lo storico programma televisivo RAI condotto da Vittoria Ottolenghi, a studiare Storia della Danza e ad approfondire i grandi coreografi e danzatori che hanno fatto la Storia del Balletto. Tutto il resto è frutto dello studio quotidiano, della curiosità, del mettersi al servizio totale del Bello.

Le parole coreografia e pedagogia quali memorie ti sollecitano?

La nascita dei Manuali di Danza, a partire dalla metà del ‘400, fu fortemente stimolata sia dall’opportunità di creare dei pro memoria che aiutassero i danzatori a ricordare meglio le coreografie e le regole che avevano appreso dai Maestri che dalla necessità di diffondere, grazie alla danza, dei comportamenti garbati, gentili, educati di fondamentale importanza soprattutto per i cortigiani che avessero bisogno di migliorarsi.

In tal senso dunque le due parole “coreografia” e “pedagogia” riportano alla mia memoria il periodo germinale della trattatistica sulla danza. Ma per quanto mi riguarda, la danza storica anche oggi realizza dei progetti in cui coreografia e pedagogia sono strettamente interconnessi.

I problemi legati all’educazione (centrali per la disciplina della pedagogia) trovano spesso soluzione seconda la mia esperienza personale, nel rispetto delle regole basilari nello sviluppo di un processo coreografico che non consiste solamente nella messa in scena perfetta di un disegno coreico, ma nell’osservanza di un corpus comportamentale, posturale, di segni ineludibili.

Che tipo di saperi sono quelli che conservi più gelosamente in ambito coreutico?

Quelli nati dalle collaborazioni più prestigiose che abbiamo avuto in questi anni io ed il Corpo di Ballo della Compagnia Nazionale di Danza Storica: dagli spettacoli con Carla Fracci, Roberto Bolle, il Bolshoj, Lucia Lacarra agli spettacoli nei Cartelloni Ufficiali del Teatro Massimo Bellini di Catania, del Festival Puccini, del Macerata Opera Festival allo Sferisterio; dalla partecipazione a programmi televisivi italiani come Ballando con le Stelle con Milly Carlucci, Meraviglie con Alberto Angela, Portobello con Antonella Clerici, Detto Fatto con Caterina Balivo, Cominciamo Bene con Fabrizio Frizzi. Queste esperienze mi hanno consentito di fare un mix tra il sapere teorico (che continuo a nutrire giorno dopo giorno) e quello esperenziale dei grandi metteur en scène e dei grandi artisti.

(L-R): Spencer Stevenson as Paris, Kaitlyn Dever as Rosaline, Kyle Allen as Romeo, and Henry Hunter Hall as Mercutio in 20th Century Studios’ ROSALINE, exclusively on Hulu. Photo by Moris Puccio. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.
Il tuo lavoro come si integra con la storia e con la memoria della danza?

Come sai Michele, proprio da quando lavoro per affermare il concetto di “danza storica” a livello internazionale, ho provato non solo a promuovere (almeno alla data odierna) l’importanza documentata dei Maestri di Ballo italiani di Corte per la Storia della Danza e per la sua pratica esecutiva ma ho cercato anche di dare il mio contributo affinché si ridesse il giusto peso, nel mondo della danza, ad una disciplina che pur connotata come “divertimento sociale” era strutturata su dei principi base cui si sono ispirati anche coloro che hanno delineato le fondamenta della tecnica classico accademica, ad uso squisitamente teatrale, a partire dal 1661 nell’Académie Royale de Danse creata del Re Ballerino Luigi XIV. 

La memoria della danza dunque, contribuisce a mettere in discussione le genealogie usuali afferenti gl’interpreti, le pratiche coreografiche, che la storiografia ha stabilito spesso senza considerare i cambiamenti, le rimozioni, gli oblii, le interpretazioni. Ed è proprio quest’ultimo ambito, quello della interpretazione, che permette ulteriormente al mio lavoro di “integrare la storia e la memoria della danza”. Bisogna avere la consapevolezza che ogni lettura di un Manuale antico, ogni trascrizione coreografica, deve fare i conti con l’esperienza, la cultura, il sapere di colui che la interpreta.

In che modo la presenza di un corpo di ballo stabile rientra nel tuo processo creativo?

Da quasi 25 anni per me il Corpo di Ballo dei Danzatori professionisti della “Compagnia Nazionale di Danza Storica” è fondamentale. All’inizio ero interessato a constatare come il linguaggio di certe coreografie, pensate per il sociale, potesse essere “parlato” dai professionisti della danza. Poi con l’andare del tempo, con gli spettacoli ed i format che ho creato, in molti casi non si doveva prescindere dalla presenza di danzatori di professione.

Noi li selezioniamo periodicamente tra i danzatori che vengano dai grandi Teatri Italiani, dall’Accademia Nazionale di Danza e che abbiano non solo la tecnica ma anche una eccellente teatralità. In alcuni progetti, riesco a far interagire il Corpo di Ballo con gli allievi di tutte le età che, vestendo i panni dei Nobili, dei Cavalieri e delle Dame della CNDS, partecipano ad alcuni spettacoli nel ruolo di Figuranti di scena danzanti ed il risultato è sempre meraviglioso anche per la forza corale della messinscena.

- Advertisement -

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.